Uno studio dell’università di Neuchatel ha dimostrato che la contaminazione dei prodotti Bio è alta. E qualche domanda l’abbiamo fatta anche noi
No, non siamo sicuri. Per niente. Forse potremmo essere certi di un prodotto biologico al 100% solo se coltivato in un terreno sperduto in alta montagna ma il dubbio che la certificazione Bio sia contradditoria ormai è stato legittimato dall’ultima ricerca dell’università della Svizzera francese. Certo, le buone intenzioni ci sono e anche la buona fede molto probabilmente ma, dati alla mano, più del 90% dei campi dell’aziende agricole dell’altopiano svizzero sono contaminati dai pesticidi. I ricercatori hanno raccolto più di 700 campioni di terreno e di piante in 62 aziende agricole con produzione biologica e il risultato è stato deludente. I residui dei pesticidi sono stati trovati un po’ ovunque, ovviamente nei terreni in cui si usano ma anche nei campi delle aziende biologiche in cui tali sostanze sono vietate. Una truffa? No. Semplicemente, causa irrigazione – naturale o meccanica- i pesticidi, usati per combattere malattie nei campi non ecologici, migrano nel terreno delle vicine coltivazioni a marchio bio. Oltre all’acqua potrebbe essere anche colpa del vento che trasferisce queste sostanze da una zona non protetta a una che lo è.
Qualche numero indicativo proveniente dalla ricerca? Le quantità di sostanze tossiche rilevate in ambienti bio erano così elevate da poter colpire il 7% degli insetti, per esempio i calabroni. Certo, non parliamo del 70% ma in ogni caso anche un minimo residuo di sostanze inquinanti e pericolose non possono garantire un prodotto venduto come biologico.
Il giudizio da parte dell’ente Bio Suisse è di definire davvero spaventoso questo studio ma anche l’Ufficio federale ha confermato la presenza di sostanze vietate. Inoltre bonificare questi terreni è difficile proprio per la presenza costante e invadente dei pesticidi migrati da coltivazioni permissive: in sostanza sarà complicato debellarli dai terreni e ci dovremmo convivere nei prossimi anni.
Ma che fine fanno quindi le certificazione Bio? qual è il loro valore reale? Non sappiamo ancora come verranno valutati i prodotti provenienti dai terreni in questione. Si stabiliranno percentuali minime di tolleranza per salvare capre e cavoli?
La soluzione? Certo, è ovvia. Coltivare il proprio orto da soli. Il comune di Zurigo, per esempio, nel 2018, ha inviato a tutti i proprietari di orti famigliari un vademecun sui prodotti che si possono utilizzare nel proprio appezzamento di terreno indicando marche e luoghi dove è possibile l’acquisto. Per esempio si era suggerito di preferire la linea oecoplan di Coop vietando diserbanti e pesticidi in generale. Il problema è che non tutti seguono le direttive e se ci si impegna per coltivare un orto sinergico e totalmente bio non è detto che il vicino usi pesticidi che contaminano il proprio di orto. Inoltre l’inquinamento è ovunque. Abbiamo intervistato il proprietario svizzero di un appezzamento trentennale nella zona dell’aeroporto di Kloten. La sua opinione? “Le coltivazioni bio? Certo ci sto attento a produrre insalata e zucchine sane. Ma regolarmente devo pulire i residui di inquinamento che trovo sulle superfici del mio orto – afferma mostrandoci un residuo color ruggine depositato sul coperchio di un contenitore di acqua – inquinamento che arriva dal cielo, forse addirittura da tutti questi aerei in partenza o dalle ciminiere che si vedono in lontanza… non sono un esperto, non ho fatto delle analisi chimiche per dimostrarlo, ma di fatto, qualche dubbio sulla completa biologicità dei miei pomodori ce l’ho!”