L’associazione dell’agricoltura biologica reagisce alla frode scoperta in Italia bloccando tutti i prodotti dell’impresa commerciale italiana
Nel settore dei prodotti biologici la Guardia di finanza italiana ha arrestato sei persone e sequestrato oltre 700 tonnellate di prodotti falsamente biologici. Tra le persone arrestate figurano il direttore della Sunny Land e il responsabile per le certificazioni della regione Marche. Secondo le indagini i prodotti immessi sul mercato corrispondono al 10 per cento dell’intero mercato nazionale e hanno un valore di 220 milioni di euro. La federazione elvetica Bio Suisse ha prontamente reagito alla truffa bloccando la commercializzazione sia delle importazioni, sia degli articoli che si trovano in Svizzera della Sunny Land, coinvolta nell’inchiesta. L’impresa disponeva di un riconoscimento di marchio da parte di Bio Suisse, poiché soddisfaceva i requisiti per la commercializzazione di prodotti bio. Comunque per ora Bio Suisse non ritiene che le falsificazioni riguardino i prodotti con il marchio della Gemma. L’organizzazione ha anche predisposto l’ispezione dei prodotti nei magazzini dell’impresa per accertare eventuali residui di pesticidi. Dopo la scoperta dello scandalo, in Italia i protettori dei consumatori esigono controlli più severi. G.S.
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Dall’esame di tutti i documenti che interessavano le ditte coinvolte si è accertato che il volume di prodotti con falsa certificazione biologica è meno del 2,5% di quello prospettato dalla GdF, che si riferisce all’intera quantità registrata dalle ditte indagate, che risulta frutto di fatturazione fittizia: non a caso agli arrestati vengono addebitati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e altri documenti inesistenti, la dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Anche il valore dei prodotti accompagnati da certificati falsificati è nettamente inferiore a quello stimato la settimana scorsa: applicando le quotazioni di mercato odierne, arriviamo a fatica a 5 milioni di Euro (contro i 220 milioni di cui s’era parlato: anch’essi sono riferiti al volume d’affari complessivo delle società coinvolte, sempre gonfiato da operazioni inesistenti).
È stato anche accertato che la frode si è protratta da ottobre 2007 ad agosto 2008 e ha riguardato esclusivamente orzo, mais e soia per mangimi, girasole, farro, 2 partite di frumento e delle mele da purea (in sostanza, nella quasi totalità ingredienti per mangimi)
Il perimetro della frode (che innegabilmente c’è stata, ma si palesa più come “frode fiscale” che come “frode biologica”), va assai ridimensionato.
Ciò non basta a rasserenare le 47.658 aziende perbene e le oltre 300.000 persone che lavorano nel settore biologico italiano (che sono parte lesa e attraverso le loro organizzazioni stanno costituendosi parte civile nel processo), ma dà almeno la dimensione corretta.