Alto il numero di vittime nelle sommosse innescate da regolazioni di conti tra gang rivali
Continuano le sommosse nelle carceri brasiliane che da inizio dell’anno hanno seminato centinaia di morti. L’ultima in ordine di tempo è quella che è scoppiata nella notte tra il 14 e 15 gennaio, nel penitenziario di Alcacuz, nello stato del Rio Grande del Nord. Qui, in una sommossa tra bande rivali, sono morti 10 detenuti ma il numero delle vittime potrebbe salire fino a 30. Gli scenari dell’accaduto sono terribili, tra le vittime alcuni sarebbero stati decapitati, come racconta Zemilton Silva, coordinatore del carcere, che ha dichiarato: “Abbiamo visto le teste di tre detenuti strappate via”. La polizia ha immediatamente circondato la prigione e bloccato le uscite, ma ancora lunedì 16 gennaio gli agenti non erano riusciti a fare irruzione perché i detenuti erano armati.
Il penitenziario è molto affollato e per questo la situazione può facilmente sfuggire di mano, infatti pur potendo ospitare 620 persone, attualmente i carcerati nella struttura sono 1.083!
Ma non è stata l’unica sommossa che ha interessato le carceri brasiliane, prima di questa, infatti altri due episodi si sono verificati in diversi penitenziari. Il primo risale alla notte tra il primo e il 2 gennaio scorso nel carcere Anisio Jobim di Manaus, capitale amazzonica dove addirittura il numero dei morti è arrivato a 60, molti dei quali smembrati e decapitati. La mattanza è stata scatenata da una rissa tra gang rivali, la Familia do Norte e il Primeiro Comando da Capital. Più contenuto in termini numerici il conteggio delle vittime della sommossa avvenuta solo 4 giorni dopo da Manaus nel Penitenziario agricolo di Monte Cristo (Pamc), il maggior carcere dello Stato di Roraima, nel nord del Brasile, dove sono stati contati 33 morti.
“Una regolazione di conti” secondo le autorità locali, infatti l’eccidio potrebbe essere stato provocato dalla gang Primeiro Comando da Capital (Pcc) per vendicarsi del massacro di suoi membri nella prigione a Manaus.
Intanto sette detenuti del penitenziario di Manaus sono stati identificati come capi della rivolta. La Task Force istituita dalla Polizia civile concluderà la sua indagine in 30 giorni. Grazie alle prime testimonianze hanno individuato i primi sette nomi dei capi della rivolta, ma il numero sarebbe molto più ampio, circa 15-10 persone. Secondo gli inquirenti, allo stato, non è ancora possibile avere certezza dell’ipotesi che ad ordinare la rivolta sia stata una famiglia del cartello della droga contro esponenti di una banda contrapposta.
[email protected]
foto: Ansa