Una ricerca americana ha studiato un fenomeno che poi esiste anche tra adolescenti di altri Paesi, quello di chi, più piccolo, schiavizza l’altro
La definizione l’hanno coniata negli Stati Uniti, dove è conosciuta come “bullismo tra fratelli”. Il fenomeno è abbastanza diffuso, al punto che se ne sono occupati gli studiosi del ramo. Siamo abituati al bullismo senza aggettivi, che avviene a scuola o fuori, ed è contraddistinto dal capetto che comanda un gruppetto di “ammiratori” o, piuttosto, di succubi che ne hanno paura e per questo gli sono fedeli. Il bulletto si diverte a mostrare la sua capacità di comando che spesso è un esercizio di forza contro un debole da mettere alla berlina e da costringere a pagare o a fare lo schiavetto. Siamo nell’anticamera della piccola delinquenza, i cui membri hanno serie probabilità di divenirlo a tempo pieno con gli anni.
Il “bullismo tra fratelli”, come dice l’espressione stessa, avviene tra fratelli, laddove chi è succube in genere è il più grande, preso di mira con costanza e pervicacia dal più piccolo. Avviene così: uno dei due ce l’ha con l’altro, gli sferra un colpetto quando i genitori sono distratti, lo deride, gli ruba le sue cose, finanche la paghetta, a volte lo stuzzica fino a picchiarlo se l’altro reagisce male. Quando il succube – e lo è per bontà, carattere, quieto vivere – si lamenta e chiede l’aiuto dei genitori, questi se ne escono con le frasi fatte, tipo che devono smetterla di litigare, che bisogna andare d’accordo. Dopo di che, ci si ferma lì, non si va oltre nell’osservazione, per cui il bullo fa spallucce come per dire che non è lui e poi ricomincia, fino a rendere difficile la vita dell’altro, che vive male e medita fughe e, quel che è peggio, crescerà con il pensiero di stare lontano dal fratello che manterrà anche da adulto un atteggiamento di superiorità nei confronti della sua vittima.
Come si sa, certi fenomeni vengono studiati in America con anticipo rispetto agli altri Paesi, ma poi il fenomeno appare anche qui nelle forme di veri e propri piccoli drammi. A Milano, all’Ambulatorio nazionale del disagio adolescenziale presso l’ospedale Fatebenefratelli sono in cura una decina di ragazzi affetti da bullismo, una condizione caratteriale che nelle sue forme più spinte crea numerosi problemi. Molti genitori, molte famiglie tendono a minimizzare, se non ignorare del tutto, il fenomeno, avvertito in modo particolare solo quando raggiunge forme che non si riesce più a dominare.
Una recente ricerca della Clemson University ha mostrato che su trenta coppie di fratelli che sono interessati dal fenomeno del bullismo tra le mura domestiche il 75% ha dichiarato di essere stato vittima del bullismo da parte del fratello e l’85% ha ammesso di aver fatto il bullo della situazione. Fare il bullo fuori casa con estranei e farlo in famiglia c’è differenza solo nel fatto che chi fa il bullo con suo fratello pensa che sia normale, trattandosi di un consanguineo, mentre chi lo fa fuori sa di svolgere un ruolo negativo.
Litigi e zuffe tra fratelli ci sono sempre stati, ma quando gli stessi genitori arrivano all’esasperazione, è diverso, si tratta di un problema serio. Sulla rivista Pediatrics è stata pubblicata una ricerca della dottoressa Corinna Jenkins Tucker, la quale ha messo in luce che è normale che tra fratelli ci siano insulti, litigi, zuffe, ma che si può parlare di bullismo solo quando c’è costanza nel gioco del carnefice. Inoltre, che tra il bullismo fuori casa e quello entro le pareti domestiche, quest’ultimo può essere il più pericoloso, anche perché in casa il bullo c’è sempre, mentre fuori casa si manifesta solo in certe situazioni. Come è emerso nell’ambulatorio milanese, speso il bullo è incarnato dal più piccolo dei fratelli, per una sorta di rivalsa tra fratelli. Talvolta il bullo tra fratelli esercita questo ruolo ai danni del fratello più grande anche fuori, quasi a voler mostrare agli altri che cosa è in grado di fare di suo fratello. In genere è proprio il più piccolo che si fa dare i soldi, lo comanda come se fosse il suo schiavetto. E’ una forma di crudeltà aggiuntiva.
Cosa si può fare? Molto, con l’aiuto, appunto, degli specialisti, ma succede che si sottovaluta il problema lasciandolo incancrenire. Dunque, un solo consiglio: che i genitori vigilino affinché i giochi, la concorrenza e il confronto tra fratelli non oltrepassino una certa soglia di litigiosità. In caso contrario bisogna rivolgersi a degli specialisti.