Il 9 aprile è fissato il quarto processo per il delitto di Chiara Poggi, mentre per la Cassazione l’ex fidanzato non è un pedofilo
Fra poco più di due mesi si celebrerà il quarto processo a carico di Alberto Stasi, accusato di aver ucciso la mattina del 13 agosto 2007 la sua fidanzata, Chiara Poggi, allora ventiseienne. Alberto Stasi, come si ricorderà, fu assolto in primo grado, fu assolto in secondo grado e qualche mese fa dalla Cassazione è stato annullato il giudizio di appello e dunque dovrà essere di nuovo processato. La Cassazione ha invitato ad approfondire alcuni punti controversi, in particolare l’uso, da parte di Alberto, della bicicletta della madre con cui il giovane si sarebbe recato alla villa della fidanzata proprio nell’orario sospetto della morte di Chiara. Altro elemento da approfondire: le scarpe di Alberto che non si sono macchiate di sangue. Il giovane ha detto di essere passato per il salotto il cui pavimento, appunto, era pieno di chiazze del sangue di Chiara barbaramente uccisa con un oggetto contundente mai ritrovato.
C’è un altro motivo per cui la Cassazione, pur senza specificarlo chiaramente, ha annullato il processo di secondo grado, ed è il sospetto, ventilato dall’accusa ma non condivisa dai giudici di primo e secondo grado, secondo cui Alberto avrebbe ucciso Chiara perché la ragazza avrebbe scoperto un segreto poco edificante a carico del fidanzato e che per questo lo avrebbe voluto denunciare. Alberto Stasi, secondo l’accusa, custodiva nel suo computer oltre settemila fotografie pedopornografiche. Insomma, Alberto Stasi sarebbe stato un pedofilo.
Chi ha scoperto queste immagini nel computer di Stasi? I carabinieri che fecero l’indagine, i quali, tra l’altro, manomisero il computer cancellando la prova che Stasi, nell’ora del delitto – tra le 9.10 e le 9.35 – stava lavorando al computer alla sua tesi di laurea. Ebbene, il ragazzo, dichiarandosi innocente, giurò che stava lavorando al computer, ma non fu creduto. Solo quando il computer fu affidato a mani esperte venne fuori che aveva detto la verità.
Intanto, però, i processi a suo carico furono due: uno per l’assassinio di Chiara, l’altro per possesso di materiale pedopornografico, nel quale Alberto fu condannato in primo e in secondo grado ma recentemente proprio la Cassazione lo ha scagionato, sentenziando che non è un pedofilo. E’ caduta dunque una tesi dell’accusa, che nel prossimo processo non potrà essere usata né come prova, né tantomeno come sospetto. La Cassazione, con sentenza definitiva, ha detto che Alberto non è un pedofilo e che, se tra le settemila foto ce n’è qualcuna con contenuto pedopornografico, ma ciò non vuol dire nulla, in quanto scaricando tanti file e tante immagini qualcuna con quel contenuto può esserci capitata senza volerlo. Rientra nelle percentuali ammissibili per sbaglio.
Tolta di mezzo quest’accusa o ipotesi di accusa, cade il movente principale. In realtà, il tipo di bicicletta che Stasi avrebbe usato non corrisponde a nessuno dei due modelli che appartengono a lui e a sua madre, e questo è facilmente dimostrabile. Quanto all’assenza di tracce di sangue sotto le sue scarpe, il giovane disse subito che erano scarpe idrorepellenti e che nell’ora in cui calpestò il pavimento macchiato di sangue, queste erano già secche. Infine, le celle telefoniche indicano che Stasi effettivamente telefonò al 118 appena uscito dalla villa di Chiara.
I processi finora celebrati hanno il torto di aver punteto le indagini solo su Stasi e nessun altro, quasi che debba essere stato per forza lui. Nei mesi scorsi, invece, almeno due testimonianze concordano sul fatto che intorno all’ora del delitto c’era una giovane donna in bicicletta che si allontanava dalla villa di Chiara. Questa ragazza, descritta da uno dei testimoni come una bella ragazza, procedeva a zig zag per via di un attrezzo in ferro sormontato da una specie di manico. Saranno queste testimonianze a dare, presumibilmente, una svolta a un delitto il cui assassino è improbabile che sia Alberto Stasi. Resta da vedere se a distanza di tanti anni sarà ancora possibile risalire all’identità della ragazza notata in quei paraggi, in assenza di videocamera e in base solo a ricordi difficilmente controllabili.
Il processo per il delitto di Chiara Poggi, a meno che la verità sull’identità della misteriosa ragazza in bicicletta non verrà fuori, ha tutta l’aria di concludersi con l’assoluzione di Alberto Stasi ma senza alcun altro colpevole.