Rapporto Censis: la birra batte il vino, in crescita gli aperitivi e i superalcolici
Negli ultimi 20 anni in Italia è calato il consumo di alcolici e si è allargata la platea di consumatori moderati. Ma tra la fascia di popolazione giovanile i meccanismi di autocontrollo sembrano essersi parecchio “indeboliti”, tanto che a fronte di una percentuale di consumatori costante nel tempo, pari a circa il 75% degli intervistati, si registra un “significativo incremento” dei fenomeni eccedentari: è diminuita la percentuale di giovani che non ha mai esagerato coi drink, passando dall’89,5% del 1991 all’84,9% del 2010.È quanto emerge da alcuni dati elaborati dal Censis (sulla base di sei indagini dell’Osservatorio permanente giovani e alcol – Doxa realizzate dal 1991 al 2010) e diffusi in questi giorni durante un convegno a Roma. In due decenni sono aumentate le donne bevitrici regolari, mentre tre giovani su quattro continuano a dichiararsi consumatori di almeno una bevanda alcolica. Il consumo di birra tra i ragazzi è cresciuto lievemente, mentre è calato quello del vino. Ad aumentare sono stati anche gli aperitivi (+10%) – con una relativa crescita di bevitori moderati ed eccedentari – e i superalcolici (+20%): fenomeno che si può collegare alla moda del bere “fuori pasto”. Il principale luogo di consumo di bevande alcoliche tra i giovani, anche a distanza di venti anni, si conferma essere il bar, dove si consumano principalmente aperitivi e digestivi, che registrano un incremento di questa modalità dal 49,5% nel 1991 al 76,4% nel 2010. Segue il consumo di birra, che registra un forte aumento del consumo al bar dal 27,1% nel 1991 al 76,7% nel 2010. Anche il consumo di superalcolici e di vino al bar è aumentato notevolmente: dal 33,9% nel 1991 al 49,7% nel 2010 per i superalcolici, che pure registrano un calo di cinque punti percentuali dal 2005 al 2010. Il vino invece passa dal 4,6% nel 1991 al 24,3% del 2010. Un altro risultato interessante dell’analisi longitudinale riguarda il bere in strada, che in Italia come in altri Paesi europei risulta ormai abbastanza diffuso. È soprattutto tra il 1997 ed il 2010 che risulta prendere piede tra i giovani italiani l’usanza di bere per strada; e se nel 1991 ammontava a circa l’1% la percentuale di consumo in strada per tutte e quattro le bevande alcoliche, con gli anni questo dato è cresciuto fino a raggiungere il 4,1% per il vino, gli aperitivi e i digestivi, il 2,6% per i superalcolici, l’8,7% per la birra, di gran lunga la bevanda preferita dei giovani per un consumo in strada. Per quanto riguarda il binge drinking (consumo di almeno 5 bicchieri di alcolici lontano dal pasto), dal 2005 al 2010 è diminuito il numero di ragazzi che non l’ha mai provato: da 86,3% a 83%. In generale il binge drinking è maschio (71,4%), studente (57,7%), residente nel nord ovest (29%) e in un comune non capoluogo (62,8%). Secondo i dati, con l’aumento dell’età anagrafica diminuisce il consumo di alcol e soprattutto calano gli eccessi. Si beve quotidianamente ma in maniera più moderata e “tornano a funzionare quei meccanismi di autoregolazione, accanto alla ripresa di stili di consumo maggiormente legati al valore della qualità, contrapposto alla quantità”.