Il 2023 è stato un anno di impegni elettorali. Lunedi’ 4 Dicembre si svolgerà la cerimonia di insediamento delle nuove camere, mentre a metà mese, per l’esattezza Mercoledi’ 13 Dicembre, avverrà la nomina del nuovo governo federale e di Viola Amherd alla Presidenza della Confederazione.
Negli scorsi mesi, l’elettorato ed i professionisti della politica, a cominciare dai media, spesso si sono trovati confrontati non solo ad un esame delle strategie dei candidati ma anche, inevitabilmente, ad interrogarsi sulla evoluzione della odierna attività politica rispetto al passato.
Tuttavia, accantonando facili preconcetti, pur adeguandosi alla evoluzione della narrativa elettorale e soprattutto delle forme di comunicazione imposte dai vettori informativi digitali, anche oggi la politica nella forma e nella sostanza conferma una sua fedeltà ai presupposti ideologici oltre a continuare a rispecchiare gli orientamenti sociali del popolo sovrano: incertezze, inquietudini, pregi e difetti inclusi. Ne abbiamo parlato con Daniele Piazza, corrispondente RSI da Palazzo Federale per ben 37 anni, ed ancor oggi fra i più autorevoli interpreti della politica nazionale.
La politica tradizionale, non digitalizzata, sarebbe in grado di gestire le complessità del mondo globale?
No, non è più possibile. I valori di fondo, ideologici, restano confermati. Ma ormai è altrettanto necessario sapere usare i social media non solo per la narrativa elettorale, ma anche per sintetizzare le informazioni di rilevanza politica dall’attuale universo informativo, che si è ormai globalizzato. Questa evoluzione oggi al politico complica il raggiungimento di una visione di sintesi delle problematiche sociali. Inoltre, all’interno dei gruppi parlamentari, oltre ad una specializzazione sugli specifici argomenti, resta giocoforza necessario affidarsi ad un capo progetto che approfondisce le tematiche e le spiega a quei colleghi che mancano delle competenze di settore.
Anche i giornalisti non possono sottrarsi a questi aggiornamenti. Più di quanto in passato sia successo a me, oggi la stampa politica pur mantenendo una relazione diretta con gli eletti, si trova costretta ad un continuo aggiornamento sulle piattaforme online, come ad esempio X (ex-Twitter) ormai indispensabili per intercettare e riferire eventuali opinioni contrarie. È impossibile sottrarsi a queste evoluzioni.
Oggi il mondo sembra non essere più confinato in blocchi ideologici contrapposti: la digitalizzazione ha globalizzato anche la politica?
La digitalizzazione ha amplificato le fonti di informazione. Ma, come in passato, anche oggi è fondamentale sapersi districare fra le tutte fonti e le infinite notizie a disposizione. Vi è poi il rischio è di fare troppo affidamento ai dati statistici. Sono utili, ma non devono limitare il dovere di approfondire e soprattutto riferire non solo il contesto che circonda la cronaca politica, ma anche per riuscire ad interpretare quest’ultima, ed infine riferirla in modo efficace.
È ancora possibile una azione politica ispirata dalle ideologie quando le complessità sociali sono motivate da esigenze concrete? Oggi quale è il punto di contatto tra pensiero ed azione politica?
È necessario fare una distinzione. Per circoscrivere i problemi è necessario basarsi sui dati di fatto. Tuttavia anche oggi per il politico la ideologia conserva il suo ruolo di guida per interpretare la realtà e quindi comunicarla al pubblico. Equilibrare questi elementi è un esercizio lasciato alla correttezza del singolo, talvolta chiamato ad una complicata convivenza tra interessi di varia origine: politica, economica, o più semplicemente elettorale. In questa prospettiva, anche il Parlamento oggi rispecchia le varie sensibilità sociali, in tutte le loro sfumature. In ogni caso, come nelle normali relazioni fra persone, posso comunque confermare che anche a Berna, sono sempre le qualità umane a fare la differenza sull’agire del singolo candidato. Nei miei quasi quarant’anni di professione mi è capitato di vedere politici che alla competenza privilegiavano obiettivi personali. Ma, seppur portatori di ideologie diametralmente opposte, nella capitale ho incontrato anche politici estremamente onesti e corretti.
Chiudiamo con una domanda rivolta al futuro: come interessare al messaggio politico le giovani generazioni?
È una interpretazione che mi sono sentito proporre di frequente, e che tuttavia si deve imparare a superare. Anche in passato si diceva che i giovani non erano interessati alla politica. Personalmente non sono d’accordo: anche nella politica federale oggi abbiamo molti giovani che occupano posizioni influenti. In tutti gli schieramenti, a cominciare dalla area progressista. Forse grazie ai social media, alle piattaforme comunicative digitali, credo che rispetto al passato i giovani in politica oggi non solo sono più presenti ma altresì tutt’altro che insensibili o indifferenti al dialogo parlamentare.
di Andreas Grandi