Enrico Letta parla di “un miliardo di tasse in meno”, ma le associazioni industriali e artigianali di “un miliardo di tasse in più”
La Giunta per le elezioni, con un solo voto di maggioranza, ha proposto all’Aula del Senato di votare la decadenza di Berlusconi con un voto palese, mentre il regolamento parla di voto segreto. Ferma la protesta di tutto il Pdl con una lettera a Grasso, presidente del Senato, di 24 senatori “governativi” affinché venga rispettato il regolamento stesso che, sulle persone, impone il voto segreto per evitare i condizionamenti. La protesta dei senatori del Pdl è passata in secondo ordine, si ripresenterà sicuramente se Grasso acconsentirà al voto palese, ma per ora è evaporata.
Il governo Letta si è trovato bersagliato da due altre polemiche, una seria, che riguarda le conseguenze della legge di Stabilità, l’altra, in realtà, una tempesta in un bicchiere di acqua, e riguarda la telefonata al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, sulle condizioni di salute di Giulia Ligresti, in carcere.
Il dibattito sulla legge di Stabilità riguarda le tasse. Secondo Letta, nel 2014 gli italiani pagheranno un miliardo in meno, secondo la Cgia di Mestre e di altre categorie di imprenditori e di industriali un miliardo in più. Critici sulla legge esponenti di vari partiti, compresi quelli di maggioranza, a cominciare da Monti per finire con una parte del Pdl passando per un’altra parte, l’ex ministro Damiano in testa, del Pd. Letta e Saccomanni, alla fine, hanno dovuto prendere atto che le modifiche alla legge non sono un attentato allo Stato, purché, come si dice, “il saldo rimanga invariato”.
E veniamo alla polemica sul ministro Cancellieri, contro cui il M5S ha presentato una mozione di sfiducia. Non è importante come sia finita. Le dimissioni non ci sono state, tutto è stato chiarito dalla ministra, la mozione dei grillini ha fatto flop. E’ grave, però, che si sia montato da più parti una polemica vuota, frutto solo di disinformazione, proprio da parte di chi, stampa e parlamentari compresi, avrebbero dovuto dire quella verità che è stata occultata e che invece la ministra ha raccontato in Parlamento.
La telefonata fatta dalla ministra al Dap segue alcune conversazioni telefonate tra membri della famiglia Ligresti e la ministra. In queste telefonate, ha detto la ministra, si è parlato di Giulia Ligresti, amica di famiglia e della sua condizione di salute. L’altra telefonata al Dap, fatta il 18 agosto, è stata fatta per informazioni sullo stato di salute di Giulia Ligresti (sofferente di anoressia) e sui problemi di compatibilità con il regime carcerario.
Appena nota la telefonata, è scoppiato il putiferio. Una frangia del Pd è insorta dicendo che non si può minimizzare”, che “tutto va chiarito”; è insorta anche una frangia del Pdl, Santanché in testa, che ha gridato al doppiopesismo tra la telefonata di Annamaria Cancellieri ad Dap e la telefonata di Berlusconi alla questura di Milano, l’una giustificata dalla magistratura, l’altra sanzionata con sette anni di prigione. E’ intervenuto l’ex pm Antonio Ingroia con una dichiarazione polemica. Ha detto Ingroia: “Se davvero pensa che per motivi umanitari si possa dare una mano alla figlia di un amico (un amico per cui aveva lavorato suo figlio portandosi a casa una liquidazione milionaria) dovrebbe dimettersi immediatamente”. Ingroia ha poi invitato la ministra a “pubblicare il suo numero di cellulare in modo che ogni familiare di detenuto che abbia bisogno di attenzione per motivi umanitari possa contattare direttamente il ministro”.
Il premier Enrico Letta, dopo una ricognizione con vari esponenti del governo e con la stessa Cancellieri, le ha dato la sua fiducia. La ministra, prima all’assemblea dei radicali a Chianciano, poi in Parlamento, ha raccontato la sua verità che è molto più semplice di quanto sia stato scritto sui giornali e cioè che, amicizia personale a parte, si è interessata delle condizioni di salute e degli eventuali colpi di testa che la reclusa avrebbe potuto mettere in atto e che ha fatto la stessa cosa, come ha confermato il vice presidente del Dap, Francesco Cascini, con decine di altri detenuti in condizioni sanitarie critiche.
“Quel che ho fatto lo rifarei. Ho la coscienza a posto”, ha detto la ministra, “Un ministro ha il dovere di osservare le leggi senza cedimenti, ma credo che abbia anche il diritto di restare un essere umano. Io ho la responsabilità politica delle carceri e sono intervenuta con il Dap dicendo: attenzione che quella detenuta potrebbe compiere gesti inconsulti. Tutto qui. Niente di più. Ho fatto oltre cento interventi in tre mesi per persone che ho incontrato nel corso delle mie visite in carcere oppure i cui familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail. Ripeto: Giulia Ligresti era una persona anoressica in pericolo di vita. Io ricordo ancora il caso di Marco Biagi come una ferita. Se Giulia Ligresti fosse morta, oltre che con la mia coscienza, avrei avuto problemi”.
Quanto alla presunta raccomandazione di Berlusconi (raccontata da Salvatore Ligresti, ndr), la ministra ha detto. “E’ falso. D’altra parte ho letto parole molto confuse. Non si capisce nemmeno che cosa sarebbe stato detto”. Riguardo al figlio che ha lavorato per una società appartenente a Ligresti, ha detto: “Mio figlio è una persona serissima che ha firmato un contratto privato in cui io non c’entro nulla”.
Come detto, alla fine la polemica si è rivelata essere solo una tempesta in un bicchiere d’acqua.