L’annuncio dell’addio al calcio giocato di Fabio Cannavaro arriva nello stesso giorno in cui, cinque anni fa l’Italia vinceva il mondiale in Germania: “Sono triste, ma non mi posso lamentare certo: da questo sport ho avuto tutto”.
È dunque confermato: Fabio Cannavaro si ritira dal calcio giocato: “Avrei avuto ancora un anno di contratto, ma é meglio smettere: ho un problema alla cartilagine del ginocchio sinistro che mi tormenta. Qui però mi vogliono ancora, mi hanno offerto un contratto di tre anni da dirigente e io lo accetto”.Cannavaro – che compirà 38 anni il prossimo 13 settembre – detiene il record di presenze (136) con la Nazionale italiana, della quale é stato capitano per otto anni. Ha vinto il Pallone d’oro nel 2006 e nello stesso anno é stato eletto Fifa World Player come miglior calciatore dell’anno in assoluto. Cresciuto nelle giovanili del Napoli, oltre che nel club partenopeo ha giocato con Parma, Inter, Juventus, Real Madrid e Al Alhi.
“Fabio Cannavaro é una grande persona prima ancora che un grande giocatore. Ha fatto una carriera straordinaria coronata dal successo ai Mondiali. Sento molto spesso Fabio, era soddisfatto di questa esperienza a Dubai, anche se era consapevole di non essere in una squadra molto competitiva”: così ai microfoni di Sky Sport 24 l’ex ct della Nazionale, Marcello Lippi ha commentato la notizia del ritiro dal calcio giocato di Fabio Cannavaro. “Probabilmente avrà avuto qualche problemino fisico, tipo quello al ginocchio – ha aggiunto – quindi avrà deciso di chiudere, ora dobbiamo stringerci intorno a lui”.
Cinque anni dopo, nonostante il dispiacere per l’addio di “Capitan Cannavaro” é ancora bello per tutti i tifosi ricordare la notte magica del trionfo dell’Olympiastadion, quando l’impresa di Cannavaro e compagni ridiede fiato all’orgoglio nazionale, spazzò via i veleni di Calciopoli, almeno per qualche giorno, e fece scendere milioni di persone per le strade, molti con un tricolore in mano.
Soltanto adesso, in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, si é visto in giro lo stesso numero di bandiere. Cinque anni fa (era la sera del 9 luglio) quella lunga sequenza dei rigori sembrava non finire mai, l’Italia dal dischetto era già stata beffata dal Brasile a Pasadena nel 1994, e c’era il timore di un altro scherzo del destino, di un’ altra sconfitta amara. Invece é toccata alla Francia, con il rigore sbagliato da quel Trezeguet che sei anni prima, agli Europei del 2000 contro l’Italia del ct Zoff, era stato l’autore del golden gol che aveva dato il titolo continentale ai Bleu.
Ma nel 2006 é stata Grande Italia, e Gattuso in quel momento é diventato un eroe come Tardelli nell’82, Cannavaro un Pallone d’Oro come Paolo Rossi, Materazzi un pilastro come lo Scirea di Madrid, ma non solo. L’ex ‘simbolo’ del Perugia, partito come riserva e poi diventato titolare per l’infortunio di Nesta, é stato l’autentico match-winner di quella finale: ha segnato il gol dell’1-1 azzurro, dopo il penalty ‘a cucchiaio’ di Zidane, é stato lui a far espellere ‘Zizou’ prendendosi una testata in petto ancora lui uno degli azzurri che non hanno fallito i tiri dal dischetto. In trionfo, portato a spalle dai suoi ragazzi, e poi lanciato per aria, é andato un Marcello Lippi con il viso trasfigurato dalla gioia, e infatti ancora oggi gli piace ricordare quei momenti: sono passati cinque anni ma sembra ieri. “é indubbio – ricorda ora – che quella sia stata la più grande soddisfazione della la mia carriera. Ho ottenuto tante vittorie, ma quella di Berlino avrà sempre un sapore speciale perché ottenuta con la propria nazionale, in rappresentanza di tutto il Paese. Per me quello di Germania 2006 sarà un ricordo sempre presente, dovunque vado la gente me ne parla, ed é bello pensare di essere entrati nella storia. Vittorio Pozzo ha vinto due Mondiali, uno Bearzot e poi ci sono io: sono felice che si ricorderanno di me, e di essere in questo albo d’oro”.
Lippi, come i suoi giocatori, sul momento non si é reso conto di cosa aveva fatto. “Al di là di una grande gioia – spiega – quella notte non avevamo realizzato completamente cosa avevamo fatto. Lo abbiamo capito nei giorni successivi, al ritorno in Italia vedendo la nostra stessa felicità sui volti di tanta gente. é stato molto bello, così com’é bello trovare adesso tanta gente che ancora ti ringrazia, o ricordare quei momenti quando incontro i ragazzi o qualcuno dello staff”.
“La consapevolezza che eravamo una buona squadra – dice Lippi – l’avevamo prima di arrivare in Germania. Ci eravamo qualificati con un turno d’anticipo e poi avevamo vinto le amichevoli con l’Olanda e la Germania, con quel 4-1 a Firenze. Durante i Mondiali le vittorie hanno aumentato fiducia ed autostima, e dopo che abbiamo battuto la Germania in semifinale ammetto che ho pensato ‘stavolta tocca a noi’. Quella é stata la nostra miglior partita di quel Mondiale”.
Lì, grazie alle ‘perle’ di Grosso e Del Piero, Lippi ha capito che avrebbe portato la sua Italia nella storia. E ci é riuscito. Anzi, ci sono riusciti, tutti insieme. Cinque anni dopo, con quella emozione ancora viva nella mente, i protagonisti di quella magica si ritrovano a seguire strade diverse pur rimanendo sempre indelebili nei cuori di tifosi e non.