Numerosi sono i filoni interpretativi sviluppati dalla rassegna “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York” attualmente in corso al Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano-MASI ed aperta per tutto il periodo estivo, sino al prossimo 1° agosto.
Per cominciare, la esposizione scandisce un periodo definito dai primi quattro decenni del trascorso Secolo Ventesimo, quando si registra una evoluzione della arte fotografica da complemento a protagonista delle modalità di ritrattistica e di comunicazione.
Infatti è proprio da allora che si delinea un approccio innovativo nel ritrarre i soggetti, come testimoniano le oltre trecentocinquanta immagini appartenenti alla raccolta del collezionista e mecenate Thomas Walther, oggi di proprietà del Museum of Modern Art-MoMA di New York, una delle principali gallerie di arte moderna al mondo.
Si tratta di scatti realizzati da alcuni tra i maestri della storia della fotografia, come André Kertész, Germaine Krull, Franz Roh, Leni Riefenstahl, Willi Ruge, Hans Finsler, e Edward Weston.
Tornando al primo quarantennio del Novecento, la circolazione transatlantica di idee, immagini, oggetti e persone, avvia una nuova coscienza e rinnova l’entusiasmo sulle possibilità e gli utilizzi offerti dalle tecniche fotografiche.
Ed infatti la esposizione del MASI si percepisce animata da un dinamismo di impronta futurista, oltre che dal desiderio di modernità tipici di quel periodo, esemplificati da immagini che enfatizzano la vita urbana, rappresentata con una impronta surreale tramite effetti ottici come la distorsione della prospettiva.
La rassegna del MoMA di New York, che proprio grazie alla accoglienza del MASI di Lugano segna il suo debutto espositivo nel continente europeo, esordisce con scatti di fine Ottocento, quando ancora la fotografia manifesta una sua intonazione “pittorialista” che poi velocemente abbandona per esprimere la realtà svincolandosi dai limiti della ritrattistica di stile tradizionale.
Anche i media, a quei tempi libri e riviste, contribuirono ad imporre la immagine come mezzo espressivo al pari della prosa, se non addirittura più efficace.
È in questo contesto che in America, grazie al vento di novità portato dagli artisti provenienti dal vecchio continente, nascono le prime grandi riviste fotografiche come LIFE, capostipite di una dinastia di pubblicazioni che vedranno la ritrattistica conquistare una dignità editoriale assoluta, e ribalteranno il concetto stesso di informazione; in particolare, rendendo la fotografia non più funzionale agli articoli ma confinando questi ultimi ad un ruolo subordinato.
Non è che l’inizio di un fenomeno che si delinea inarrestabile ed è accelerato accelerato da una serie di circostanze varie, concomitanti ma non fortuite.
Ad esempio, gli artisti: pronti a farsi ritrarre in pose irriverenti e non convenzionali.
Pensiamo anche alle tecniche di realismo magico, alle riprese fotografiche iperrealiste e scomposte.
Doveroso segnalare anche le pellicole cinematografiche in bianconero, tese ad esasperare una realtà urbana percepita come disumanizzante ed antitetica, contrapposta, ad una idealizzata semplicità agreste.
Queste trasgressioni ai canoni del consueto raggiungeranno una loro definitiva formalità negli editoriali
pubblicitari e di cronaca, come alla mostra del MASI ad esempio ricordano le immagini del fotografo Hans Finsler, Lampadina ad incandescenza del 1928, oppure della germanica Leni Riefenstahl, scattate nell’agosto 1936 in occasione delle Olimpiadi di Berlino.
Progresso creativo favorito da apparecchiature compatte e di facile trasporto, miglioramento delle tecniche di sviluppo delle pellicole, incondizionato consenso editoriale ed artistico per le immediate capacità espressive realizzabili grazie alla fotografia, costituiscono tutti fattori che nel loro insieme consolidano la potenza delle immagini ed addirittura segnano il declino di grafica e cartellonistica, che a quei tempi rappresentavano ancora i vettori principali per ogni tipo di comunicazione.
Ma, lo anticipavamo all’inizio, le suggestioni del passato finora descritte non costituiscono che una parte delle chiavi di lettura di questa esposizione luganese.
Ciò che infatti sorprende il visitatore è la percezione di quanto in soli cento anni si siano evolute la nostra analisi e le nostre aspettative a proposito del concetto stesso di modernità e soprattutto di innovazione.
Se una immagine spiega più di mille parole, è proprio confrontandosi con i ritratti del secolo scorso che il visitatore vive con odierno stupore l’immediato rivolgersi dei suoi pensieri verso tutto ciò che saremo chiamati ad elaborare, anche in forma digitale, per definire una scansione, per segnare un nuovo punto di svolta tra presente e futuro.
Affinché anche la nostra generazione possa finalmente distaccarsi e consegnare al passato la realtà disumanizzante che abbiamo vissuto negli scorsi mesi ed ora ci sentiamo pronti a dimenticare.
di Andrea Grandi
Info sulla mostra
CAPOLAVORI DELLA FOTOGRAFIA MODERNA
1900-1940
La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York
25.04–01.08.2021
MASI LAC
Piazza Bernardino Luini 6, 6900 Lugano
Orari di apertura:
Ma / Me / Ve: 11.00 – 18.00
Gi: 11.00 – 20.00
Sa / Do / Festivi: 10.00 – 18.00
Lu: chiuso