Disegno di legge delega per contrastare furti e traffici illeciti di opere d’arte e gli atti di danneggiamento, imbrattamento e deturpamento dei beni culturali e paesaggistici
Il primo clamoroso caso avvenne il 21 maggio del 1972 e fu la Pietà, la celebre statua di Michelangelo, a farne le spese in San Pietro. Uno squilibrato ungherese, Laszlo Toth, si avventa con un martello contro l’opera d’arte e, gridando di essere Gesù Cristo, colpisce il volto della Madonna sfigurandole il naso. Da allora la statua è protetta da lastre di vetro a prova di proiettile.Il 14 settembre del 1991 toccò al David di Donatello, a Firenze, essere preso a martellate. Il danno si limitò al dito del piede sinistro e il vandalo fu un certo Piero Cannata, pittore mancato o fallito. Nel 2006 fu la roccia dei “fidanzatini” in Sardegna ad essere oggetto di atti vandalici e, recentemente, il 3 settembre, a Piazza Navona a Roma, è stata la Fontana del Moro ad essere danneggiata da un certo Mauro Magi, ripreso dalle telecamere. Dopo l’arresto, dirà che voleva attirare attenzione su di sé. Questi quattro esempi sono solo quelli più noti ed eclatanti, ma ve ne sono altri, più nascosti, che riguardano furti, incuria, traffici vari, che vedono opere d’arte trafugate e magari portate all’estero e danneggiate o distrutte senza che poi se ne sappia nulla. All’indomani dell’atto di vandalismo alla Fontana del Moro, il neo ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan, aveva promesso che si sarebbe attivato per contrastare le velleità distruttive e qualche settimana dopo ha mantenuto la promessa con l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, di un disegno di legge che conferisce al governo la delega a riformare tutta la materia che riguarda il patrimonio culturale. Intanto, s’introducono nuove figure di reato che consistono nel danneggiamento, nell’imbrattamento e nel deturpamento dei beni culturali e paesaggistici. Il reato, che prevede la reclusione da uno a sei anni (invece che da sei mesi a tre anni), si estende anche al paesaggio, non solo alle opere d’arte. L’altra novità è che viene introdotta la flagranza di reato quando l’autore del danno viene ripreso da una videocamera, come nel caso di Piazza Navona. Inoltre, si punta a contrastare più energicamente i furti di beni culturali a carico di enti pubblici o privati, di chiese, di biblioteche, di archivi e di scavi. Sono inasprite le pene, ma vengono anche allungati i tempi di prescrizione e la procedibilità d’ufficio. Altro giro di vite, con pene più severe, avverrà per le esportazioni illecite e le violazioni in materia di scavi. Il disegno di legge valorizza il patrimonio culturale italiano in sé e in quanto potenzialità di sviluppo per l’Italia che custodisce un patrimonio che tutti al mondo ci invidiano. Ecco cosa ha dichiarato Gianni Letta dopo l’approvazione da parte del Cdm: “I Beni culturali sono uno dei ministeri chiave per lo sviluppo del nostro Paese. Nella valorizzazione dei beni culturali sta forse la ragione principale dello sviluppo, della crescita che tutti vanno inseguendo non si sa dove né come. Il patrimonio culturale in molte città non è né tutelato né valorizzato, ma quasi sopportato”. Abbiamo parlato delle figure di nuovi reati, ma il ddl non si limita a questo, affronta anche il tema degli strumenti d’indagine per contrastare i vari reati e per prevenirli. I carabinieri potranno agire sotto copertura e agli ufficiali di polizia è permesso di creare siti su internet per simulare acquisti e seguire i vari passaggi delle organizzazioni clandestine (sono previste multe da 10 mila a 30 mila euro). Vita dura anche per i cosiddetti tombaroli, per i quali sono previsti due anni di carcere se trovati in possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli all’interno di siti di interesse archeologico. [email protected]