Carlo Verdone fa tappa anche a Ginevra per la presentazione del suo ultimo film, “Sotto una buona stella”. Una commedia frizzante dagli spunti drammatici e universali della mo…derna realtà della famiglia in crisi. Lo scorso 17 dicembre, il comico e regista italiano, è giunto a Ginevra per presentare al cinema Grütli “Sotto una buona stella” sua ultima opera
Oggi presentiamo il tuo film “Sotto una buona stella” che sarà al Grütli di Ginevra dal 17 Dicembre 2014 al 13 Gennaio 2015. Carlo, ci fa molto piacere rivederti qui a Ginevra dopo 12 anni! Ancora una volta torna il tema della famiglia in crisi e del rapporto con i figli che sai affrontare sempre con ironia e profondità. È un tema, del resto, universale affrontato da molti registi italiani e stranieri, come fai a non cadere mai nella banalità? Come fai a dipingere dei personaggi drammatici e delicati, assurdi ma veri allo stesso tempo e, soprattutto, qual è il segreto per continuare ancora ad emozionare il pubblico?
Dal 2002, la mia attenzione si è rivolta sempre maggiormente ai temi trattati nei miei film, piuttosto che ai personaggi. Guardandomi intorno, mi rendevo conto che il dramma vero era la famiglia, la quale prima era una roccaforte, e ora sta implodendo. Qualche tempo fa, la famiglia era in crisi principalmente a causa di assenza di valori, mentre ora per mancanza di lavoro e a causa di una pesante crisi economica. Ecco, la mia commedia tratta questi temi, ma è anche strutturata per far divertire e far riflettere allo stesso tempo.
Questo film è la storia di un padre che perde la moglie da cui era precedentemente separato, e che ha un rovescio finanziario che non gli permette più di mantenere i figli che vanno a vivere con lui.
Così ha un rapporto disastroso inizialmente con i figli, ma proprio attraverso questo incontro/scontro imparerà a conoscerli davvero.
Il rapporto tra di loro viene poi risolto anche grazie a Luisa (Paola Cortellesi) che nel film è una “tagliatrice di teste” che fa il lavoro di licenziare impiegati e che ha dei grossi sensi di colpa per il lavoro che fa. Questa vicina, Luisa, fa da collante tra me e i figli, ma piano piano scopro che siamo sia io che siamo entrambi molto soli e nel film si intravede, nel finale, che può nascere anche qualcosa di più, mentre i miei figli andranno fuori dall’Italia per cercare lavoro.
Questo film è ricco di colpi di scena e credo che piacerà al pubblico perché è una commedia divertente, di stampo teatrale e che tratta dei problemi di oggi”.
In un mondo che gira attorno al sesso e all’ipocrisia, tu risolvi i tuoi personaggi con una tenerezza sempre molto singolare che spesso commuove il pubblico, soprattutto quando parli del rapporto tra padre e figli. Cos’è, secondo te, il motore che può tenere unita la famiglia oggi?
Non credo che sia un problema di regole ferree, tutto parte sempre dai genitori che devono dare il buon esempio. Se sono genitori che cercano il dialogo coi figli e che cercano di stargli accanto con il cuore, se cercano di dare le giuste linee etiche , allora i ragazzi sapranno meglio scegliere le amicizie, le strade, le passioni ecc..
Quando mi sono accorto che stavo solo concentrato sul mio lavoro, nel 1999, ho deciso di portare i miei figli negli Stati Uniti da soli con me. Così, nel 2000, dopo “C’era un cinese in coma” ho fatto questo viaggio. Ecco, quella è stata un’esperienza fondamentale, perché ho avuto l’occasione di superare tanti problemi assieme a loro e, soprattutto, non c’era il pubblico che mi fermava per strada. In questo modo anche i miei figli hanno sentito che il padre era vicino ed era solo il loro.
Quel viaggio è stato l’inizio di un rapporto che è andato sempre più migliorando. Ho capito che il viaggio era un momento essenziale di condivisione, che ci ha molto unito.
Se dovessi dare una ricetta, direi che gli ingredienti sono senz’altro: il viaggio e il dialogo continuo con i propri figli e infine, soprattutto, dare il buon esempio, perché se non hai un buon esempio da dare, non avrai neppure dei figli che prenderanno un sentiero giusto.
Ecco che Verdone, dai tanti personaggi che caratterizzano le molteplici tendenze dell’uomo italico, riespone il personaggio che ha difficoltà nell’istaurare un rapporto sentimentale con le donne. Una tematica che affronti attraverso il personaggio dell’uomo impacciato, goffo, un po’ come se avesse paura dell’approccio sentimentale col sesso femminile. Come mai ti sei affezionato a questo personaggio, ha inerenza con l’uomo italiano di oggi?
Quando sono nato come attore, insieme a me sono nati, alla fine degli anni ’70, Troisi ed altri… Noi abbiamo presentato una figura di uomo differente dal passato, rispetto ai personaggi cialtroni, donnaioli, frivoli, immorali che avevano portato in scena Sordi, Gassman ed altri.
L’uomo, in quegli anni, iniziava ad essere visibilmente in difficoltà. Sia io sia Troisi, abbiamo deciso di rappresentare uomini che decidevano di non decidere, e che si trovavano di fronte ad una figura femminile che era, sì più forte, ma anche più lunatica.
Poi devo ammettere che adesso sono in difficoltà sia gli uomini che le donne ma a quell’epoca, era senz’altro l’uomo ad essere più in difficoltà.
Devo anche dire che più il personaggio è difficile e più vengo messo in difficoltà e più io affronto meglio l’interpretazione di personaggi nuovi. I miei personaggi sono, alla fine, sempre stretti all’angolo, prendono tanti pugni ma poi si risolvono.
Tu sei un grande ascoltatore di musica, Hendrix per esempio, che ruolo ha la musica nella tua vita?
La musica ha un ruolo importantissimo, io ascolto moltissimi generi musicali diversi, Ho diretto un Barbiere di Siviglia nel ’92 e, sempre per l’opera, ho diretto una “Cenerentola” che uscirà in versione cinematografica adesso. Amo diversi tipi di musica, anche la classica e il jazz.
Sono un batterista, mio figlio suona la chitarra e quindi mi piace molto ascoltare e poi riproporre la musica che amo nei film. “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” è, per esempio, un film tutto dedicato a Hendrix. “Borotalco” è accompagnato dalle musiche di Dalla. “Iris Blonde” è la storia di un duo musicale degli anni ’90 in cerca di successo.
In “Posti in piedi in paradiso” io facevo la parte di un rivenditore di vinili. Ho usato davvero tanti brani nella mia vita, e sono sempre stato molto attento alle musiche che scelgo per i miei film. La musica è sempre presente, e dove posso inserisco dei brani che ricordano il mio passato, e le musiche che hanno segnato la mia storia. Sono un collezionista di vinili, ma anche di CD e 45 giri e 78 giri, devo ammettere che se metto insieme tutti i miei dischi, riempiremmo tutta questa stanza!
L’inedita accoppiata con Paola Cortellesi, quale surplus ha portato alla sceneggiatura del film?
Il film l’ho cercato proprio di scriverlo su Paola. Prima ho cercato di conoscerla bene, poi devo dire che Paola è un’attrice che si dirige da sola. Già durante la prova era quasi perfetta, e visto l’affiatamento tra me e lei, alcune cose ce le siamo proprio inventate sul momento. Ci sono due o tre momenti nel film in cui mi viene da ridere (voi non ve ne accorgerete) ma è bello questo, perché significa che mentre stai girando il film ti sta divertendo!
In questo film hai voluto introdurre anche il tema dell’emigrazione giovanile italiana, evidenziato magistralmente da “Lia” (Tea Falco). Questo è un problema che all’estero viviamo giornalmente.
La ripresa della crisi è posticipata sempre in avanti, ora ci hanno detto nel 2016, la vera tragedia è che il lavoro fisso non esisterà più, e la realtà è che abbiamo regalato ai nostri figli un futuro bruttissimo avendo bruciato almeno due o tre generazioni. Poi, se aggiungiamo il fatto che molti paesi si sono messi a fare quello che facciamo noi ma peggio, credo che ci vorranno davvero molti anni per riprenderci per prendere veramente coscienza di questa situazione.
Mi rendo anche conto che gli studi umanistici non contano più nulla in questa società, e portano al massimo all’insegnamento nel migliore dei casi, e questo è un vero peccato. Anche io ho dei figli, e avrei voluto per loro un futuro migliore, sono sempre stati bravi all’università ce l’hanno fatta da soli, io non li ho mai raccomandati, all’esame si registravano con il nome della madre per non essere riconosciuti. Io mi auguro davvero che la scadenza di questa crisi sia nel 2016, diversamente credo che entreremo veramente in un momento buio.
Il tuo prossimo film?
Il prossimo film uscirà nel 2016, non so ancora bene il tema, dovrebbe essere un film a due, poi ci confronteremo con il produttore e vedremo…
Un film solo con verdone regista?
Tutto è possibile. Come anche un film con Verdone solo attore. Forse è anche giunto il momento di recitare anche negli altri film con più frequenza.
Faresti ancora i personaggi del programma Non Stop della fine degli anni ‘70?
No, non li rifarei più. Perché all’epoca ti potevi invecchiare, ora non mi posso più ringiovanire! E poi il momento è cambiato..
Sai che hai accompagnato una intera generazione, cioè la mia, con i tuoi film?
Ho accompagnato diverse generazioni, sono 37 anni che lavoro, forse la chiave di un successo così lungo è soprattutto la serietà e la disciplina.
E anche il fatto che io non ho mai fatto due volte lo stesso film, ho sempre sterzato e non ho mai fatto cose ridicole. Ci sono attori in Italia, anche famosi, che dovevano fare delle cose e non le hanno fatte. Sono tornati al passato, e quella è stata la loro rovina.
Spero che il pubblico possa vedere sta sera una commedia che li faccia divertire, ma anche riflettere allo stesso tempo.
Carmelo Vaccaro
Collaboratori: Marica Mazzotti e Francesco Decicco.
Riprese video: Riccardo Galardi, GALARDI MEDIA NETWORK www.Galardi.ch, Partner della SAIG
www.saig-ginevra.ch