La letterina di Natale dell’On. Di Pietro
Dalla piazza viola del No B day contro “il diavolo al governo” all’aggressione al premier per mano di Massimo Tartaglia, dall’urgenza delle riforme alla libertà d’informazione: in occasione dell’incontro dell’On. Antonio Di Pietro con la comunità italiana residente in Svizzera, previsto per il prossimo 15 gennaio, alle ore 17.00, presso la Casa d’Italia a Zurigo, e di cui vi daremo ampio resoconto nella prossima edizione, vi proponiamo un’intervista al Presidente dell’Italia dei Valori, partendo da una sua particolare “richiesta d’aiuto” per risolvere i problemi del nostro Paese; forse un modo prettamente in “stile Di Pietro” per denunciare, pur nel clima festivo, la situazione della politica italiana riassumendo “l’anno terribile” appena trascorso
di Isabella La Rocca
Onorevole Di Pietro, partiamo subito dalla sua letterina di Natale a Gesù Bambino: lei chiede, lasciando trapelare che la ritiene una speranza vana, che nel nostro Paese si possa tornare ad avere dal 2010 “un po’ di libertà di informazione e di democrazia partecipata”; giudica veramente così negativa la situazione italiana, tanto da far diventare anche la tradizionale letterina di Natale l’occasione per lanciare una seria denuncia?
Il 2009 è stato un anno terribile. Milioni di persone hanno perso il lavoro, compresi i precari della scuola. È aumentato il numero delle famiglie che non arrivano a fine mese.
Le piccole-medie imprese sono distrutte, fiaccate dalla crisi e abbandonate dal governo.
Le persone per bene e oneste, quelle che hanno pagato le tasse, sono state derise dagli evasori fiscali che, con lo scudo fiscale, si sono ritrovati i frutti delle loro rapine come utili personali e non certo della collettività.
Insomma, non sono io a giudicare critica la situazione del nostro Paese, ma sono i principali indici economici europei. E per quanto riguarda la libertà di stampa, credo che il palese conflitto di interessi del presidente Berlusconi sia sotto gli occhi di tutti: fingere che non esista o imparare a convivere con questa realtà significa diventarne complici e l’Italia dei Valori non si presta a questo gioco al massacro.
Alzando ancora un po’ il tono, lei arriva a chiedere a Gesù Bambino di liberarci dal “diavolo al governo”: dobbiamo leggere in questo una assoluta mancanza di disponibilità al dialogo? Insomma, la stagione del dialogo è definitivamente chiusa?
E come si fa a dialogare con gente come Brunetta che vuole cambiare l’articolo 1 della Costituzione che dice: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”? Con quale coraggio posso sedermi ad un tavolo per trattare con gente come Cicchitto, tessera P2 n. 2232? Queste persone non vogliono riformare il nostro sistema, ma deformarlo per garantire l’impunità a Berlusconi.
Come sta lavorando, a suo avviso, l’attuale governo per gli italiani all’estero?
Il taglio dei fondi alle scuole italiane all’estero e il ritardo del trasferimento dei fondi stessi sul territorio sono un segnale decisamente preoccupante. Gli istituti di cultura all’estero, concepiti non come nicchie o riserve di auto-esclusione, ma come valorizzazione di un patrimonio prezioso che non si perde con l’integrazione in un nuovo paese, devono ovviamente essere sostenuti.
Mi risulta e mi preoccupa, purtroppo, questa mancanza di fondi e questo ritardo nel riconoscerli, perciò sensibilizzerò sul tema i parlamentari europei del mio partito. È un impegno di cui mi faccio promotore e credo non potrà che interessare anche loro.
Oltre quelle già menzionate, quali sono secondo lei le riforme più urgenti per il Paese?
La prima e più importante è quella in tema di lavoro.
Infatti, come dicevo prima, non è possibile che le fabbriche chiudano e gli operai restino disoccupati o in cassa integrazione. Serve un ripensamento del nostro sistema produttivo in modo da garantire più tutele ai lavoratori, soprattutto a quelli precari che in questo momento sono abbandonati a loro stessi. In tema di giustizia, le nostre proposte sono chiare: servono più finanziamenti e più mezzi per i tribunali e le forze dell’ordine. Purtroppo il centrodestra ritiene più urgente evitare i processi di Berlusconi e quindi pensa al “processo breve” o al “legittimo impedimento”.
L’Italia dei Valori ha inoltre deciso di promuovere tre referendum. Uno contro le centrali nucleari, perchè in Italia, undici, dodici centrali non servono a niente se non a distruggere il nostro Paese.
Un altro contro la privatizzazione dell’acqua, perché almeno l’aria e l’acqua non vogliamo che ce le portino via. Infine l’ultimo contro la legge ad personam che ancora una volta si stanno accingendo a fare per salvare Silvio Berlusconi, fregandosene dell’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale siamo tutti uguali di fronte alla legge.
Lei ha definito il No B Day come un “dialogo democratico tra le opposizioni per chiedere a Berlusconi di andare a casa”: ma crede che l’opposizione possa essere in grado di essere compatta oltre che nel chiedere al Cavaliere di andarsene anche ad offrire un’alternativa di governo che abbia basi solide?
La piazza viola del No B-day, con centinaia di migliaia di giovani e famiglie, è stata una straordinaria manifestazione di democrazia e passione civile.
Dopo il 5 dicembre, fare opposizione in Parlamento e nel Paese è diventato più facile per il centrosinistra e per l’Italia dei Valori perché sappiamo di avere alle nostre spalle un popolo intero che sostiene il nostro operato.
Con la piazza abbiamo chiesto le dimissioni di Berlusconi. I cittadini che erano là sono pronti ad un nuovo Governo, ad una nuova maggioranza e ad una nuova stagione di legalità!
Io parlo per il mio partito e l’Italia dei Valori è al loro fianco, determinata ad offrire un’alternativa al Paese. Credo che anche gli altri partiti debbano esserlo con la nostra stessa tenacia!
Le sue dichiarazioni in merito all’aggressione a Berlusconi hanno prestato il fianco a molte critiche ed hanno suscitato molto clamore, nell’ambiente politico e non solo… Vuole spiegarci meglio il suo punto di vista?
Ho subito deplorato e condannato l’aggressione subita dal presidente del Consiglio. E ci mancherebbe altro! Mi sono limitato ad aggiungere, senza ipocrisia, che un fatto così grave non può e non deve legittimare il comportamento di questo Governo che contribuisce ad alimentare una dilagante esasperazione nel Paese, dovuta all’assenza di politiche economiche e sociali in favore di migliaia di lavoratori e padri di famiglia.
A tal proposito vorrei riagganciarmi alla libertà d’informazione: dopo le varie illazioni sull’episodio dell’aggressione di Milano lanciate da diversi video apparsi su internet, Schifani si scaglia contro la rete e contro Facebook in particolare. Lei che della comunicazione online si serve molto, cosa pensa a tal proposito: si tratta di sicurezza o di censura?
Schifani la pensa come i presidenti di Iran, Cina e Sudan, dove Facebook è messo al bando e considerato uno strumento diabolico.
Internet non è un pericolo per la democrazia, ma una preziosa risorsa e Facebook un social network per la circolazione delle idee e delle conoscenze, per l’aggregazione e la socialità. Solo i regimi totalitari e oscurantisti vedono nella rete un pericolo, per tutti gli altri è una ricchezza. Non sentiremo mai il presidente Obama, pure oggetto di pesanti campagne sul web, invocare la censura di Facebook e della rete come fa invece il nostro governo.
Evidentemente nel centrodestra c’è ancora una pesante arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie, o forse paura della libertà.
L’immigrazione è sempre un punto delicato: come giudica i provvedimenti del governo?
L’immigrazione è sicuramente un vantaggio per il nostro Paese. Il problema, casomai, è rappresentato dalla criminalità conseguente all’immigrazione che deve essere combattuta; e noi vogliamo combatterla senza fare differenze tra atti compiuti da immigrati o da cittadini nostrani.
Bisogna perseguire chi commette il reato stando attenti, però, a non criminalizzare il colore della pelle.