Il primo rapporto amministrativo dell’inchiesta rileva gravissime lacune nel rispetto delle procedure
A cinque settimane dal delitto della socioterapeuta ginevrina Adeline, rapita e uccisa da uno stupratore recidivo, il Governo ginevrino ha fatto mea culpa e si è scusato con la famiglia. “Lo Stato ha fallito nella sua missione di protezione dei suoi collaboratori”, è stato il commento del presidente del Governo ginevrino Charles Beer sul primo rapporto amministrativo. Sono stati commessi errori fatali sia dalle autorità competenti del Canton Ginevra sia dalla struttura carceraria la Pâquerette, dove era detenuto il presunto assassino Fabrice Anthamatten, che non sarebbe mai dovuto uscire dal carcere e soprattutto non accompagnato da Adeline. L’ex consigliere di Stato, Bernhard Ziegler, ha esaminato le circostanze che hanno portato al delitto e ha dichiarato che “il reparto di terapia della Pâquerette ha agito senza rispettare le regole”. Sei mesi dopo l’arrivo di Anthematten, il Servizio di esecuzione delle pene (SAPEM) avrebbe dovuto chiedere una perizia psichiatrica esterna, prima di autorizzare l’uscita accompagnata, procedere alla valutazione di pericolosità e consultare il Dipartimento competente, in questo caso il direttore della sicurezza Pierre Maudet. Niente di tutto questo è stato fatto.
Chiari segnali sulla pericolosità del detenuto sono stati ignorati dalla Pâquerette, che non ha ritenuto opportuno considerare il rischio di recidiva del detenuto, contenuto in due perizie del 2002 e del 2011. Ziegler ha rilevato altri dettagli inquietanti: “Abitualmente la Pâquerette teneva conto dei desideri del detenuto, senza pesare gli interessi per la protezione della collettività”. Dopo l’autorizzazione delle uscite, l’istituto non ha ponderato nuovamente gli interessi e ha commesso altri errori. Anamatthen ha potuto scegliere la socioterapista, la quale l’ha accompagnato senza sorveglianza a una seduta di ippoterapia, e gli consentito di acquistare un coltello che poi avrebbe usato come arma del delitto. Altri indizi non sono stati presi in considerazione dal centro. Ad agosto Anthamatten ha aggredito altri detenuti e una socioterapeuta e un membro del personale ha denunciato la possibilità di evasione durante un’uscita. Una denuncia alle autorità competenti non è stata fatta, anzi la Pâquerette ha continuato imperterrita a preparare le prime uscite.
In base al rapporto di Ziegler, lo Stato ha presentato dieci nuove misure su sicurezza e controlli per migliorare l’esecuzione della pena. Tra le più importanti l’invio di direttive precise per il rispetto scrupoloso delle leggi e la valutazione della pericolosità dei detenuti. “Sono state prese decisioni per chiedere la precisione estrema su tutte le condizioni di uscita dei detenuti”, ha spiegato Beer, che ha aggiunto che in questa vicenda oltre a non rispettare “il quadro legale, si è perso il buon senso”. Inoltre c’è la volontà di creare un registro nazionale dei detenuti pericolosi. Restano comunque molte questioni aperte su come sia potuto accadere un fatto simile. Contro la direttrice del SAPEM non ci sono per ora procedimenti, ma è stata avviata una procedura amministrativa per stabilire le sue responsabilità, così come per la direttrice dell’istituto La Pâquerette, che nel frattempo è stata sospesa dal lavoro. Il rapporto finale è atteso per gennaio 2014.