Francesca Verri: “Stiamo imparando che la giustizia è forte coi deboli e debole coi forti”
Igor Vaclavic, che fine ha fatto? Nessuno lo sa, tanto che gli è stato attribuito il soprannome di Igor “il fantasma”. Come noto, il killer serbo latitante da aprile scorso è ricercato per gli omicidi del barista di Budrio (Bologna), Davide Fabbri, ucciso lo scorso primo aprile durante un tentativo di rapina nel suo esercizio, e della guardia ecologica volontaria Valerio Verri, freddata nelle campagne del Mezzano (Ferrara) sette giorni dopo, durante la sua attività di anti-bracconaggio, mentre era insieme al poliziotto provinciale Marco Ravaglia, rimasto ferito.
Dopo le ultime notizie per quanto riguarda l’indagine sull’ultimo avvistamento di Feher da parte della procura militare di Verona che ha aperto un fascicolo, senza reati né indagati, per approfondire quanto accaduto la sera tra sabato 8 e domenica 9 aprile, quando i carabinieri incrociarono il Fiorino rubato da Feher appena dopo l’omicidio della guardia provinciale Valerio Verri.
La Procura di Ferrara, però, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto dopo l’esposto dei familiari di Verri che denunciavano che fosse stato inviato allo sbaraglio nel territorio dove era in fuga il killer.
La Procura sostiene che “nessun elemento investigativo faceva presagire concretamente la presenza nelle zone del Mezzano del ricercato Igor Vaclavic alias Norbert Feher prima dell’8 aprile, giorno dell’omicidio di Valerio Verri”. Per questo motivo non era possibile esigere, come invece sosteneva l’esposto presentato dall’avvocato Fabio Anselmo, l’astensione dal pattugliamento ordinario del territorio.
La delusione dei familiari di Verri
“Stiamo imparando che la giustizia è forte coi deboli e debole coi forti” scrive nel suo post Francesca Verri, che ha deciso di presentate opposizione alla richiesta di archiviazione. “E noi dovremmo dichiararci soddisfatti dal fatto che sia stata aperta “una indagine conoscitiva”, cioè nulla, contro i carabinieri di pattuglia che non hanno sparato all’assassino di nostro padre quando lo avevano davanti? Dovremo essere contenti di questo?” ha scritto Francesca Verri senza nascondere la delusione. Il comando provinciale dei carabinieri di Bologna precisa che è “un atto dovuto per la verifica di notizie riportate dalla stampa nella prima decade del mese di agosto. Nessun militare è infatti indagato”. “Le modalità di servizio adottate” la sera tra sabato 8 e domenica 9 aprile “sono state corrette in relazione al contesto operativo”. In particolare i carabinieri – assicurano i militari – “non hanno usato le armi e non hanno potuto fare altro perché il soggetto intercettato, all’apparenza disarmato e di non certa identificazione, protetto dal buio si è subito dileguato a piedi nel bosco”.
Lettera al comandante dei carabinieri
Le polemiche che ruotano attorno alla mancata cattura di Norbert Feher alias Igor Vaclavic, continuano sempre attraverso le iniziative intraprese dalla figlia della guardia ecologica uccisa, Francesca, insieme al fratello Emanuele Verri, che hanno inviato una lettera pubblica indirizzata al comandante dei carabinieri di Ferrara, il colonnello Andrea Desideri, chiedendo al militare di scusarsi per l’archiviazione da parte della procura di Ferrara dell’esposto in cui hanno denunciato come il padre fosse stato inviato allo sbaraglio nel territorio dove si sapeva già che si aggirasse Feher, in fuga dall’omicidio di Fabbri.
“Si sono acquisiti elementi sulla possibile presenza di Norbert Feher alias Igor Vaclavic nelle valli del Mezzano, solo dopo i fatti delittuosi del tragico 8 aprile” (giorno dell’uccisione di Verri) e che “nessun dato investigativo, fino ad allora, faceva presagire la sua responsabilità penale per gli episodi delittuosi del 30 marzo e del 1 aprile, né la sua presenza nella zona” ha spiegato il comando provinciale dei carabinieri di Ferrara. Ma per i figli le cose andarono diversamente: “È sicuro di ciò che dice? Non crede sia meglio invece tacere e magari chiedere scusa? O chiedere scusa non è contemplato per un colonnello dei carabinieri, anche quando commette errori imperdonabili che sono costati la vita di una brava ed onesta persona che l’unico torto che ha avuto è stato quella di avere una grande passione per la sua terra e per l’ambiente?”. “Allora se lei non intende chiedere scusa – proseguono i figli di Verri – lo facciamo noi per lei. Chiediamo scusa a tutti i bravissimi carabinieri che lavorano sotto di lei ai quali va comunque la nostra riconoscenza, il nostro rispetto ed il nostro affetto. Chiediamo scusa per la situazione in cui ora si trovano e non certo per colpa nostra o di nostro padre”.
foto: Ansa