Cosa collega il caso di Abedini, l’ingegnere svizzero iraniano arrestato giorni fa all’aeroporto di Malpensa con il caso della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata a pochi giorni dal suo arrivo in Iran?
È il 19 dicembre scorso quando la giornalista italiana Cecilia Sala viene accusata di aver violato le “leggi della Repubblica islamica dell’Iran” e per questo arrestata. Per più di una settimana il governo Italiano ha tenuto delle trattative segrete per liberarla, ma i negoziati non hanno condotto a nulla. Solamente il 27 dicembre il Governo ha diffuso la notizia dell’arresto della giornalista affermando che è detenuta in isolamento nella prigione di Evin ma in buone condizioni. Le notizie degli ultimi giorni invece sono più preoccupanti, Sala ha ottenuto di chiamare i familiari l’1 gennaio e riferiscono che dorme per terra in una cella stretta e lunga quanto lei sdraiata. Non ha materasso, dorme su una coperta e con un’altra coperta può coprirsi dal freddo. Non solo le hanno tolto gli occhiali, ma l’hanno privata di qualsiasi bene di prima necessità. Non ha ricevuto nessun pacco promesso: nessun panettone, nessun cioccolato, né sigarette, né maglioni, né i quattro libri, né la mascherina per proteggersi dalla luce al neon accesa 24 ore su 24.
Perfino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto il suo pensiero a Cecilia Sala durante l’annuale discorso di fine anno dove ha richiesto con forza la “liberazione immediata” e “garanzie totali sulle sue condizioni di detenzione”.
Il 2 gennaio viene riunito un vertice per il caso Sala con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e l’intelligence italiana.
“All’esito dell’incontro, il Governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana”, si legge in una nota emanata dal Governo.
Il ministro Tajani ha annunciato su X che “il Governo, come dal primo giorno dell’arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli”.
Nel frattempo, insieme alla raccomandazioni di cautela nel trattare il caso e discrezione da parte dei media, si rafforza sempre di più l’idea che l’arresto della giornalista italiana sia collegato all’arresto avvenuto in Italia di Mohammad Abedini, l’ingegnere 38enne iraniano (con passaporto elvetico) esperto di droni sofisticati, catturato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre dalla Digos su ordine Usa.
“È un atto illegale, che danneggia i rapporti” tra Roma e Teheran, affermano dall’Iran e si fa sempre più largo l’idea che la liberazione di Sala sia legata alla liberazione di Abedini. L’Iran ha chiesto all’Italia “di respingere la politica statunitense di presa di ostaggi, che è contraria al diritto internazionale, in particolare ai diritti umani, di preparare le basi per il rilascio di Abedini il prima possibile e di impedire agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali Teheran-Roma”, secondo quanto si legge sull’agenzia di stampa di riferimento. L’uomo, accusato di terrorismo per aver violato le leggi americane sull’esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all’Iran e per aver fornito materiale a un’organizzazione terroristica straniera, si trova attualmente nel carcere di Opera dopo l’esecuzione del mandato di arresto internazionale. “Io sono un accademico, un uomo degli studi.Non sono un terrorista. Non riesco a capire questo arresto” ribadisce con forza la sua innocenza il cittadino iraniano durante un incontro che ha avuto questa mattina con il suo legale Alfredo de Francesco nel carcere di Opera. Per lui si attende l’udienza per decidere sui domiciliari il prossimo 15 gennaio, nel frattempo, in una nota ufficiale di Palazzo Chigi si avverte che “per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”.
Ma che la questione Sala sia in qualche modo connessa con quella di Abedini, è ormai cosa certa: “Vedremo come si svolgerà la parte giudiziaria, tocca alla magistratura decidere se concedere o meno gli arresti domiciliari a questo cittadino svizzero-iraniano che è stato arrestato su mandato internazionale”, il commento di Tajani sul caso. Ma l’ultima parola, ha ribadito “tocca ai magistrati non al governo, vedremo cosa faranno i magistrati, ci sarà da attendere ancora qualche giorno per vedere se concederanno gli arresti domiciliari, dopo di che si parlerà della possibilità di estradizione o meno. Ma sarà sempre la magistratura a decidere. Il ministro Nordio segue con grande attenzione, con i poteri che lui ha, tutta la vicenda”, la conclusione di Tajani.
Bisogna attendere i tempi che il caso esige, ma che non corrispondono con ciò che la giornalista chiede disperatamente durante i pochi colloqui concessi:”Fate presto”!
Redazione La Pagina