Le riserve delle casse malattia dovrebbero essere “cantonalizzate”. Con 85 voti contro 66, il Consiglio nazionale ha accolto un’iniziativa del Canton Ginevra che chiede di modificare la Legge federale sull’assicurazione malattie (LaMal) “in modo che le riserve possano essere costituite con modalità distinte in ciascun cantone”.
L’argomento ha suscitato molte polemiche nella Svizzera romanda, tanto da spingere l’associazione svizzera degli assicurati a denunciare per appropriazione indebita due assicuratori malattia – Assura e Supra – che hanno intenzione di trasferire verso altri Cantoni parte delle riserve accumulate nei Cantoni romandi di Ginevra, Vaud e Neuchâtel. Questi ultimi ritengono che le eccedenze debbano essere impiegate per diminuire i premi degli assicurati “locali” e non per moderare gli aumenti in altri Cantoni, mentre i due assicuratori malattia si difendono spiegando che intendono distribuire i benefici su tutti i loro affiliati, al fine di moderare l’aumento dei premi, e non su questa o quella area del paese.
Il principio della solidarietà intercantonale si scontra con una legge sull’assicurazione malattia secondo la quale i premi sono definiti cantonalmente ma le riserve no. Per questo motivo anche il Ticino ha pagato per anni, dati alla mano, premi più alti rispetto ai propri costi. Uno studio commissionato dall’Ordine ticinese dei medici stabilisce infatti che il Ticino è uno dei sei cantoni in cui negli ultimi anni gli assicuratori hanno accumulato riserve eccessive rispetto al minimo stabilito dalla legge. Queste eccedenze vengono di fatto utilizzate per coprire le situazioni deficitarie in ben sedici cantoni dove negli ultimi anni la situazione delle riserve è andata deteriorandosi invece di migliorare.
Malgrado questa situazione, il deputato PLRT Ignazio Cassis rimane convinto che quella della cantonalizzazione delle riserve non sia la soluzione ideale. La questione è dunque approdata in Consiglio Nazionale, su iniziativa del Canton Ginevra che ha chiesto che le riserve possano essere costituite con modalità distinte in ciascun Cantone.
A dispetto del parere della maggioranza della Commissione l’iniziativa è stata approvata per 85 voti contro 66. Più che di una questione partitica, si è trattato di una questione cantonale.
L’appoggio, infatti, è arrivato trasversamente da vari partiti (unanime la sinistra); a contribuire al successo una lettera distribuita a inizio dibattito e firmata dai deputati di ben dieci Cantoni, Ticino compreso.
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