“Questo referendum non può svolgersi, non è né legale né legittimo”. Così il premier spagnolo Mariano Rajoy ha commentato le misure adottate da Madrid per impedire la consultazione referendaria sull’indipendenza della Catalogna prevista il prossimo primo ottobre. Un’iniziativa etichettata come un “golpe contro la democrazia” in quanto non rispetta le leggi nazionali. La Costituzione spagnola concede infatti alle singole Comunità Autonome un ampio margine decisionale su materie come istruzione e sanità, ma ne limita la libertà su altre di competenza esclusivamente del governo centrale.
Ciò spiega il motivo per cui la Catalogna, pur godendo di ampia libertà legislativa, non ha il potere di convocare un referendum secessionista. Eppure l’esecutivo catalano ha cercato più volte di aggirare i limiti imposti dall’ordinamento giuridico nazionale. Nel 2014, malgrado la sospensione imposta dalla Corte Costituzionale, ha mantenuto il referendum previsto per il 9 novembre – per cui l’ex presidente della regione Artur Mas è sotto processo con l’accusa di “disobbedienza civile” – mentre il 6 settembre ha approvato una legge di ‘rottura’ dalla Spagna. Nelle intenzioni dei secessionisti, la legge entrerà in vigore se il ‘Si’ vincerà al referendum del primo ottobre e servirà a garantire la transizione fino all’approvazione di una costituzione catalana.
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