A Firenze sotto inchiesta tre Istituti di alta formazione post-universitaria
Il regno degli sprechi non ha confini, ma quando gli sprechi sono la conseguenza di veri e propri imbrogli, allora c’è da riflettere, soprattutto se a protestare contro i presunti tagli alla cultura sono coloro che i fondi pubblici li sperperano per vantaggi personali che con la cultura non hanno nulla a che vedere. Ricordate le manifestazioni contro i tagli alla cultura? Orrore, si diceva in piazza, chi non investe nella ricerca, non ha futuro, e giù con amenità di vario genere. In realtà, dati alla mano snocciolati dal ministro Gelmini a suo tempo, di tagli alla scuola, alla cultura e alla ricerca non ce ne sono mai stati, ma diventa chic protestare, è un biglietto da visita per sentirsi parte del mondo dei cosiddetti progressisti. Ora si scopre – ma è solo la punta dell’iceberg – che tre prestigiosi enti di alta formazione post-universitaria erano una gallina dalle uova d’oro per un gruppo di 8 persone tra docenti ed amministratori che, nei tre anni esaminati (2006-2009), hanno messo a carico dello Stato ben tre milioni di euro giustificandoli come attività professionale e connessi, mentre in realtà erano tutt’altro. Gli istituti in questione non sono tra gli ultimi arrivati, ma, come detto, di chiara fama internazionale. Si tratta dell’Istituto di studi umanistici di Firenze (Isu), dell’Istituto italiano di scienze umane (Sum) e del Consorzio interuniversitario di studi umanistici. Il sostituto procuratore Giulio Monferini ha iscritto nel registro degli indagati con una serie di accuse che vanno dal peculato all’abuso di ufficio, dalla truffa aggravata al favoreggiamento personale, otto persone, tra cui Aldo Schiavone (foto in alto), autorevole docente di Diritto Romano, nonché intellettuale di fama e editorialista, che del Sum è stato fondatore e direttore, e il suo successore, Mario Citroni, noto latinista. Sono inoltre finiti sotto inchiesta i tre direttori amministrativi del triennio messo sotto la lente d’ingrandimento, Michele Orefice, Loriano Bigi e Antonio Cunzio. Coinvolti anche due funzionari e la titolare di un’agenzia di viaggi che faceva figurare i voli costosi in business class come pacchetti tutto compreso. Cosa hanno fatto con i soldi dello Stato questi docenti ed amministratori? L’accusa parla di numerosi pranzi e cene in ristoranti esclusivi in compagnia di parenti e amici fatti passare per impegni di lavoro; di viaggi in business class e soggiorni in alberghi di lusso a beneficio di mogli e conoscenti, addebitati sulle carte di credito dell’università; di corse in taxi camuffate come marche da bollo; di assunzioni sospette di familiari; di acquisto di bottiglie di vino pregiato fatto passare come spese di cancelleria. Qualche esempio più preciso? Incarichi professionali affidati a familiari tramite semplici colloqui per svolgere mansioni – udite, udite – come fare fotocopie, quando invece, il personale già c’era. Sotto inchiesta è finito anche un bando di concorso per assunzioni a tempo indeterminato a svantaggio di concorrenti provenienti dall’estero. Insomma, si tratta di più di 1.500 voci di spesa prese in considerazione e ritenute irregolari dagli inquirenti. Attenzione: le contestazioni degli inquirenti si basano su intercettazioni telefoniche, sul riscontro delle fatture e sulle testimonianze di persone che figuravano beneficiarie di spese ma che non ne sapevano nulla, i cui nomi erano stati presi da internet. A mettere in moto l’inchiesta delle Fiamme Gialle è stato l’esposto di un anonimo che si immagina testimone e informato dei fatti, sicuramente all’interno dell’Istituto. Dopo che le accuse della Magistratura sono diventate pubbliche e ufficiali, un gruppo di illustri intellettuali che insegnano nell’Istituto italiano di scienze umane – da Ernesto Galli della Loggia a Franco Cardini, da Roberto Esposito a Nadia Fusini e a Andrea Giardina – hanno firmato un documento in cui esprimono “piena fiducia nell’accertamento della verità” mettendo l’accento sul fatto che l’amministrazione del Sum è stata fatta “nell’interesse degli studi, così da farne un’importante realtà italiana e internazionale”. Già, però le cene e i pranzi e tutto il resto non sono un’invenzione degli inquirenti. [email protected]