I radicali dovrebbero guadagnare voti. La migrazione e l’asilo dominano la campagna elettorale
I cittadini svizzeri saranno chiamati a rinnovare il parlamento il 18 ottobre 2015. A due mesi di distanza si osserva un leggero spostamento a destra. L’Unione democratica di centro (UDC) rimarrebbe primo partito e il Partito liberale radicale (PLR) aumenterebbe di alcuni punti percentuali. Il Partito socialista (PS) resterebbe stabile, ma è incalzato dal PLR come seconda forza. A perdere voti tra i quattro grandi partiti dovrebbe essere il Partito popolare democratico (PPD). Sono i dati dell’ultimo barometro elettorale pubblicati in giugno 2015 (sondaggio rappresentativo di gfs.berna).
La vera campagna elettorale è iniziata in questi giorni e i partiti sono pronti alla volata finale. I temi che dominano tuttora sono la migrazione e l’asilo, i temi preferiti dell’UDC. Il partito li ripresenta al centro della sua campagna elettorale, costringendo a dibattiti gli altri partiti, che comunque propongono le loro ricette sul tema e dovranno avere la facoltà di sdrammatizzare lo scenario cupo e caotico descritto dall’UDC. Nel corso della campagna elettorale emergeranno al centro altri temi che preoccupano gli svizzeri. Sulla questione europea, con i delicati rapporti con l’UE, sulle ricadute economiche del franco forte, sulla preservazione del sistema pensionistico, sulle assicurazioni malattie e sulla svolta energetica i grandi partiti dovranno mettere l’accento e posizionarsi dal punto di vista tematico per conquistare l’elettorato degli indecisi o delusi.
Ma il paesaggio politico svizzero resterà sostanzialmente uguale. L’UDC (secondo il sondaggio è al 26.1%) dovrebbe mantenersi sui livelli di quattro anni fa. I vertici democentristi puntano in alto per consolidare il primato di primo partito, ma hanno anche obiettivi più ambiziosi: aumentare la quota degli elettori e allargare la presenza di propri parlamentari sia al Nazionale sia agli Stati. Un punto di partenza per puntare a riconquistare il secondo seggio in Consiglio federale il 9 dicembre. La strategia di incentrare la campagna sulla politica degli stranieri e dell’Europa potrebbe permettere di guadagnare più voti. Gli eventi internazionali (emergenza profughi e crescita delle domande di asilo) giocano a favore dell’UDC. Il partito è molto presente e spesso detta l’agenda politica (attuazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa) e si profila come unico partito contro l’EU e chiede misure restrittive contro l’immigrazione. Inoltre l’UDC difende l’indipendenza della Svizzera ed è contro la libera circolazione delle persone, respinge il progetto del governo sulla svolta energetica e sostiene l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni prevista nella riforma dell’AVS.
Diverso lo scenario per il PLR (17.1%) che dovrebbe riuscire a invertire la tendenza dopo gli ultimi decenni di regressioni. Il presidente del partito, Philipp Müller, è riuscito a dare una nuova immagine al PLR con un chiaro programma politico, posizionandolo a destra. La nuova strategia di cercare il contatto con il popolo, grazie a diverse attività e di impostare la campagna elettorale sulle competenze delle tematiche economiche riconosciute al partito, sembra in grado di richiamare gli elettori “emigrati” verso altre forze negli ultimi anni. La decisione della Banca nazionale svizzera di difendere il tasso minimo di cambio franco-euro ha generato insicurezza sull’economia svizzera. Un tema che dovrebbe andare a vantaggio del PLR che cercherà di cavalcare il desiderio di stabilità da parte dell’elettorato. Sui temi principali della prossima legislatura il partito è scettico sulla svolta energetica (nessun divieto sulla costruzione di nuove centrali nucleari) e sulla riforma dell’AVS, sostenendo però i 65 anni per le donne. I radicali incoraggiano la via dei bilaterali con l’EU e hanno proposto di attuare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa senza contingenti.
Comunque non si esclude un testa a testa con il il PS (19.3%) per diventare il secondo partito svizzero. I socialisti dovrebbero restare stabile con l’obiettivo della soglia del 20%. Un risultato realistico, che dovrebbe compensare una legislatura costellata da molte sconfitte nelle votazioni su iniziative di sinistra, come il salario minimo o la cassa malati unica. Il lato positivo è di essere riusciti a mobilitare molti elettori e di far discutere l’opinione pubblica su alcuni temi cruciali. In campagna elettorale regnano i temi cari ai socialisti: parità di salario tra uomo e donna e scuole giornaliere gratuite. Il PS vuole mantenere i bilaterali e la libera circolazione, sostiene la riforma dell’AVS senza l’innalzamento dell’età pensionabile e la svolta energetica con l’incoraggiamento delle energie rinnovabili e il divieto di costruire nuove centrali nucleari in Svizzera.
Tra i quattro partiti dovrebbe essere il PPD (11.5%) a perdere elettori, anche se la perdita sarà dello 0.8%. Sondaggi che confermano il trend negativo registrato nelle elezioni cantonali in primavera. In più pesa la sconfitta alle urne sull’iniziativa per alleggerire il carico fiscale delle famiglie, non sul voto, ma nel aver perso peso sul tema della famiglia in campagna elettorale. Il presidente Christoph Darbellay è credibile, ma nel partito esiste una spaccatura tra conservativi e cristiano-sociali, caratterizzate da differenti opinioni su alcuni temi. Nonostante le difficoltà, il PPD resta un partito di peso nel paesaggio politico svizzero. È pur sempre la forza che difende gli interessi della famiglia e si impegna per il miglioramento della conciliabilità tra vita professionale e vita familiare. Il PPD vuole continuare sulla via dei bilaterali e propone di introdurre una clausola di protezione per regolare l’immigrazione, sostiene la riforma dell’AVS con l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni e la flessibilizzazione dell’età di pensionamento tra i 62 e i 70 anni e sostiene completamente la Strategia energetica 2050 del governo.