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21 November 2024
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Il fattore P

Cercando qualche risposta nel Fattore P

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Cari Lettori, innanzitutto grazie per le Vostre domande che confermano quanto sia importante parlare di Psicologia. In questo numero risponderò con molto piacere a due domande pervenute.

La signora M. scrive:

Ho letto l’articolo sul “Dire di no” ai bambini, nel mio giro, si parla tanto di educazione senza punizioni, ma lei cosa mi consiglia? Come devo comportarmi quando i miei figli (1 e 3,5) fanno dei capricci? Non sono d’accordo a lasciarli fare perché mi spavento che non imparino a rispettare le regole.

Gli psicologi comportamentisti affermano che se voglio ‘stoppare’ un comportamento sbagliato non devo rinforzarlo né positivamente (con un premio) né negativamente (con una punizione), ma lo devo ignorare. Questo per introdurre il concetto di lasciare anche che l’esperienza stessa formi il bambino: invece di urlare dieci volte di mettere a posto i giocattoli lasciamo che il bambino un giorno inciampi nel giocattolo lasciato in mezzo al corridoio, questo varrà più di mille moniti. I suoi bambini sono piccoli per accettare senza replica limiti al loro agito, sono più bisognosi che obbedienti, posso immaginare, e questo è del tutto fisiologico. Dare il buon esempio e fare specialmente all’inizio le cose insieme servono più della severa punizione specialmente a questa età. Di fronte al capriccio, soprattutto per il figlio più grande, chiedere: qual è il vero problema, perché ti dimeni e piangi per fare quello che ti chiedo? Creare una buona relazione prima di tutto.

La signora A. scrive:

Mia suocera cambia umore continuamente, in un momento è felicissima e 2 minuti dopo, magari perché la tavola non è apparecchiata come dice lei, si arrabbia e diventa furiosa, è possibile che ci sia un problema più profondo in questi cambiamenti del suo stato d’animo?

Per poter diagnosticare un disturbo è necessario che la persona abbia, oltre a dei sintomi (come i cambiamenti repentini di umore), un funzionamento compromesso ed esperisca della sofferenza. Ciò che mi riporta non è sufficiente per poter ipotizzare qualcosa in una direzione clinicamente significativa, ossia un disturbo.

Premesso ciò, le confermo che il problema non sta tanto nella tavola non apparecchiata in un certo modo bensì ha una matrice più profonda, è molto probabile che si tratti di una excuse per manifestare un disagio più radicato.

Se l’atteggiamento di sua suocera comporta problemi relazionali, in quanto non deve essere semplice affiancare questi sbalzi umorali, e se la signora stessa è vittima di questa sua ‘lunaticità’, soffrendoci per non sapersi trattenere, sarebbe opportuno valutare cos’è che non la rende davvero serena.

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