L’azione del governo viene giudicata “depressiva, iniqua e ideologica”
La Cgil ha scelto il 6 settembre per lo sciopero generale contro la manovra economica varata dal governo a metà agosto. Adesione anche del Pd. Per la Cgil la manovra di ferragosto “è depressiva” e “determinerà la riduzione della crescita di questo Paese”: pensionati e lavoratori “la pagheranno oltre che in termini di buoni contribuenti”, anche perché causerà “perdita di posti di lavoro e una non prospettiva per i giovani”. Parlando al presidio organizzato dal sindacato di Corso Italia davanti al Senato, il segretario generale Susanna Camusso ha spiegato le ragioni dello sciopero generale e ha illustrato la “contromanovra” messa a punto dalla sua organizzazione, “a saldi invariati”, che mira a ristabilire “una maggiore equità” negli interventi. A partire da un piano strutturale di lotta ll’evasione fiscale e al sommerso che preveda, ad esempio, “la tracciabilità dei pagamenti oltre i 500 euro” e in sostanza il ripristino di tutte quelle norme anti-evasione e anti elusione abolite nell’ultima legislatura. “Una vera lotta all’evasione che coinvolga le istituzioni locali, prevedendo una compartecipazione al gettito recuperato”, sottolinea la numero uno della Cgil. Tra le misure proposte, una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo scudo fiscale, con un’imposizione aggiuntiva del 15%, oltre il 5% che già era stato previsto.
La Camusso ha proposto poi “un contributo di solidarietà su tutti i redditi”, che sia però “in ragione della capacità contributiva” in proporzione al reddito e al patrimonio. Il contributo dovrebbe assumere le caratteristiche della “straordinarietà” e dell’equità: un solo anno finalizzato agli investimenti e all’occupazione giovanile, con programmata e determinata azione di recupero del gettito aggiuntivo dai lavoratori autonomi e dai grandi redditi prima che dai lavoratori dipendenti. E poi la patrimoniale, un’imposta straordinaria sulle grandi ricchezze sul modello francese, con un’aliquota progressiva sulle attività reali, patrimoniali e finanziarie solo sulla quota che eccede gli 800 mila euro (gettito stimato di circa 15 miliardi dal 2013) e l’introduzione di un’imposta straordinaria sui grandi immobili il cui valore netto superi la soglia degli 800 mila euro, con aliquota fissa dell’1%, per l’anno 2012. Su questo, ha sottolineato Camusso, “pensiamo che anche i grandi immobili del Vaticano ad uso commerciale debbano pagare la loro parte”. Altre misure previste vanno dalla reintroduzione della tassa di successione sui grandi patrimoni a un “Fondo per la crescita e l’innovazione”, a un piano per l’occupazione basato su un incentivo diretto di natura straordinaria per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. E ancora, una politica industriale per il Mezzogiorno e una corretta riduzione dei costi della politica, a cominciare dal “taglio immediato di tutti i vitalizi e indennità di politici e amministratori pubblici” e poi la riduzione del numero dei parlamentari e una nuova legge elettorale.
Molte, inoltre, le norme che la Cgil chiede di stralciare dalla manovra, prime fra tutte quelle contenute nell’articolo 8, “che interviene nella contrattazione, autorizza i licenziamenti e introduce una norma retroattiva per la Fiat”. Vanno eliminate anche tutte quelle misure che prevedono lo stravolgimento del collocamento obbligatorio dei lavoratori disabili e la norma che modifica l’articolo 41 della Costituzione: “Non è così che si fa lo sviluppo”, ha commentato la Camusso. La Cgil invita poi a “una seria riforma istituzionale dentro la quale si possono accorpare delle Regioni e dei Comuni o sciogliere le Province”, ma queste decisioni non devono essere prese “in ragione del fare della cassa”, ma “per rendere più efficaci i servizi ai cittadini”. Molto dure infine le critiche della Cgil sulle misure in materia previdenziale e su quell’“ignobile norma sulle festività”. Insomma per la Camusso la manovra varata dal governo è “sbagliata, ingiusta, bugiarda, centralista e divide profondamente il Paese”, oltre ad essere “profondamente ideologica perché se si decide di cancellare 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno si vuole cambiare l’anima di questo Paese”. Anche il Pd aderirà allo sciopero; Bersani aveva già anticipato alla festa del partito a Reggio Emilia la partecipazione ad ogni forma di protesta: “Siamo e saremo presenti in tutte le manifestazioni e in tutte le mobilitazioni che criticano la manovra, ci sarebbe da stupirsi che davanti ad una manovra così non ci fossero reazioni”, aveva infatti dichiarato. Dichiarazione d’intenti confermata al Meeting di Rimini con espresso riferimento allo sciopero del 6 settembre: «Il Pd sarà presente ovunque si criticherà questa manovra, (…) in tutti i luoghi, scioperi e quant’altro, organizzati da chi vuol chiedere più equità e crescita nella manovra correggendola”.