Chanel sostiene maglierie, bottonifici e piccoli laboratori che stavano sparendo guardando al futuro ma puntando sull’artigianalità del passato
La maison dell’icona della moda si evolve in un progetto pensato per il futuro. L’idea è stata quella di creare a Parigi una cittadella delle arti per dare valore all’artigianalità che si nasconde dietro ogni creazione. Da li’ a mettere la prima pietra della costruzione della location nel nuovo complesso alle porte di Parigi, il passo è stato breve. Bruno Pavlovsky, presidente della divisione moda di Chanel, chiarisce al Corriere le motivazioni su questo progetto: “Perché Chanel vuole creare una cittadella dei Métiers d’Art? Perché se vogliamo preservare queste abilità artigianali dobbiamo riservare agli artigiani della bellezza un contesto lavorativo idoneo a sviluppare la creatività innata in queste attività. E perché dobbiamo essere attraenti, offrire un ambiente lavorativo capace di invogliare molti giovani a seguire questa strada”.
La scelta di raggruppare e valorizzare l’artigianalità è sicuramente controcorrente rispetto al trend della globalizzazione che da sempre meno spazio alle fantasie e alla professionalità dei piccoli imprenditori. La maison ha iniziato, invece, già da diversi anni ad acquisire gli atelier artigianali impegnandosi nello sviluppo sostenibile ma sotto un’unica guida. Il presidente prosegue specificando il loro concetto: “Nel 1985 la maison Desrues, fornitore storico di bottoni della casa di moda stava sparendo, da lì la scelta di rilevarla. Poi attorno abbiamo aggregato negli anni un gruppo di laboratori artigianali altamente specializzati. Sa qual è l’ultimo? Una conceria, Colomer, azienda pellettiera e conciaria dalla storia bicentenaria con sede a Vic, in Spagna. Che si aggiunge a un portfolio che comprende l’abilità di realizzare le celebri camelie, di Lemarié fondata nel 1880, le scarpe italiane di Massaro, fino a Barrie, storico laboratorio di maglieria scozzese rilevato nel 2012. Non solo métiers d’art francesi quindi, ma italiani, spagnoli o scozzesi”. Le acquisizioni non si fermano e si continua a valutare ogni piccolo gioiello artigianale che deve essere sostenuto in tutto il mondo.
L’idea è stata di Karl Lagerfeld che ha avuto questa visione e l’ha supportata fin dall’inizio coinvolgendo tutti. La sua frase “Senza grandi atelier, non si può fare una bella collezione” è il metro su cui si basa la maison francese per creare, in collaborazione con i piccoli partner, il suo famoso Prêt-à-porter e Haute Couture di Chanel.
La cittadella sarà pronta nel 2020 ed è stata creata dall’architetto Ricciotti nello stile che richiama sempre l’eleganza della fondatrice Coco Chanel. Lei stessa, infatti, aveva aperto la prima boutique nel 1910 costruendo negli anni il proprio mito. Un mito che ha vestito dalle prime parigine del secolo scorso alle orientali che impazziscono oggi per il marchio francese. Per questo, si è aperto un nuovo flagship al China world di Pechino, l’undicesimo nello Stato asiatico, in cui si cerca di puntare più sulla qualità che sulla quantità monitorando anche la tendenza agli acquisti on line che saranno il futuro del commercio. Mai come ora la frase di Coco “la moda cambia, lo stile resta” è così attuale!
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