
Ci sono due tipologie di persone che vanno al mercato, una è quella che va e si lascia ispirare dalla merce, dai prezzi e dagli scambi convenienti; e poi ci sono quelli che partono da casa con la lista di di cose da acquistare e l’intenzione di fare affari esclusivamente per la propria economia. Ecco, Trump si è avviato al comando degli Stati Uniti d’America con una lista ben precisa di azioni e non gli interessa nulla di quello che propone il mercato, merce e soprattutto prezzi li vuol decidere lui, dopo tutto stiamo parlando di un imprenditore.
Dal suo primo giorno alla Casa Bianca, il presidente degli USA ha le idee chiare, tra le prime azioni ci sono i dazi da imporre agli altri Paesi e punta deciso su Canada, Messico e Cina. E siccome gli piace fare annunci trionfali, lo ha ribadito anche nel fine settimana, durante il pre-Game del Superbowl, dove ha parlato di dazi del 25% su acciaio e alluminio, oltre al fatto che tali dazi saranno applicati quasi subito e sono riferiti a tutti quei Paesi da cui l’America importa queste merci, Canada e Cina in prima fila. Se Trump pensa ai suoi affari, non considerando le reazioni degli altri Paesi e neanche le conseguenze sui consumatori (anche americani stessi), gli altri Stati non stanno certo a guardare e già da subito la Cina – e chi sennò – ha risposto ai primi dazi del 10%, entrati in vigore oggi, mirando sul flusso di scambi con gli USA che riguarda in particolare gas liquefatto e macchine agricole per un valore di 14 miliardi di dollari.
Certamente non meno sotto torchio è il Canada, per il quale afferma che “farà molto meglio come 51/o Stato degli Usa”, aggiungendo che “perdiamo 200 miliardi di dollari in sussidi al Canada”.
E l’Europa? Non è certamente sottovalutata dal Tycoon, i dazi annunciati colpiranno anche l’Ue che però, attraverso il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, ha fatto sapere che “risponderà” a tali dazi annunciati, come ha fatto durante il primo mandato del presidente americano.
“Non c’è alcuna esitazione quando si tratta di difendere i nostri interessi”, ha affermato il ministro francese su TF1, aggiungendo che la Commissione europea ha il mandato di agire in questa direzione. Si capisce che se si continuerà così, una nuova guerra commerciale sarà presto una grande realtà.
Ma la passeggiata al mercato mondiale di Trump guarda pure agli acquisti, in maniera particolare, oltre al Canada, in questo momento i suoi interessi sono rivolti alla Groenlandia e soprattutto alla new entry Striscia di Gaza.
Gli Stati Uniti già da tempo provano ad acquistare la Groenlandia (isola danese) ma adesso l’insistenza di Trump è preoccupante. Durante il primo mandato, nel 2019, aveva già avanzato la proposta considerando la Groenlandia “un affare eccellente” per gli USA, allora il governo danese si è dichiarato non disposto a vendere e lo stesso accade adesso, con Trump tornato all’attacco incurante anche del fatto che perfino gli abitanti dell’isola contesa non vogliono che diventi parte degli USA. Lo si può leggere in un sondaggio condotto dalla società di ricerca Verian per il quotidiano Sermitsiaq in Groenlandia e per il danese Berlingske, che mostra come l’85% dei groenlandesi non vuole che l’isola diventi di proprietà USA.
Ma l’ultimo “capriccio” – se così si può definire – di Trump è la Striscia di Gaza e lo ha riferito apertamente: “Sono determinato ad acquisire e governare Gaza. Per quanto riguarda la ricostruzione, potremmo coinvolgere altre nazioni del Medio Oriente nella realizzazione di alcune aree. Potrebbero occuparsene sotto la nostra supervisione. Ma il nostro impegno è prenderne il controllo, gestirla e assicurarci che Hamas non torni al potere”. Non è uno scherzo, forse una provocazione, ma già in molti immaginano resort, casinò e grattacieli lussuosi per una rinascita della Striscia di Gaza, sotto la supervisione più che americana, proprio trumpiana.
Nessuno forse ci crede fino in fondo, però chissà che pensieri avranno avuto i passeggeri a bordo dell’Air Force One che portava il Presidente al Superbowl, mentre il pilota faceva osservare che stavano sorvolando proprio il Golfo del Messico, recentemente ribattezzato da Trump “Golfo d’America” dopo ben 400 anni. Intanto Google Maps ha già annunciato che cambierà la sua cartina, e proprio su quel volo, in una sorta di conferenza stampa on air, Trump stesso aveva appena proclamato il 9 febbraio come “Gulf of America Day”.
Redazione La Pagina