Questa è la domanda che ci siamo posti nella riunione del coordinamento svizzero di Sinistra Ecologia Libertà tenutosi a Berna il 16 giugno 2013. Una domanda non polemica, ma assolutamente fondata alla luce di criticità ed inadempienze che emergono nell’attività parlamentare già in questa prima fase della legislatura. Ne vogliamo richiamare alcune
- Dove sono finite le promesse sull’IMU per gli italiani all’estero?
Lunedì 17 giugno è scaduto il termine per il pagamento della prima rata dell’IMU da parte degli italiani proprietari di seconde case. Migliaia di italiani all’estero, i cui comuni hanno deliberato l’aliquota come seconda casa, hanno disciplinatamente adempiuto ai loro obblighi fiscali. Questo mentre per le prime case per i residenti in Italia si è proceduto alla proroga del pagamento, contestualmente all’impegno del governo a rivisitare complessivamente il regime fiscale sugli immobili. Eppure nel corso della campagna elettorale all’estero i candidati di tutte le liste avevano inserito in testa ai loro programmi proprio l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa per i nostri connazionali emigrati, promettendo battaglie campali sulla parità di trattamento con i nostri concittadini residenti in Italia. All’atto pratico, a parte una educatissima letterina di intenti dei parlamentari del PD, alla scadenza del 17 giugno non c’è stato alcun chiarimento e tanto meno alcuna iniziativa di una qualche risonanza. Fatto grave e curioso, perché mai come in questa legislatura vi sono condizioni favorevoli per intervenire unitariamente almeno su materie di interesse comune: la maggioranza Pd-Pdl-Scelta Civica è assolutamente autosufficiente e volendo può approvare qualsiasi norma. Invece non riesce ad eprimere nulla di significativo. Sull’IMU come pure su altre questioni riguardanti gli italiani all’estero, non abbiamo notizie neanche da parte dell’eletto in Europa del M5S, evidentemente preso più dalle polemiche interne al suo movimento che dai problemi che dovrebbe rappresentare.
- Lingua e cultura, scuole, consolati: temi scomparsi dall’agenda
Nel quadro delle cosiddette larghe intese, notiamo la scomparsa dall’agenda parlamentare di ogni seria iniziativa su questioni di vecchia data ormai da anni insolute. Il taglio ai servizi scolastici e ai corsi di lingua e cultura, man mano che vengono applicate le riduzioni di organico decise dal governo Monti, procederà inesorabilmente e non è dato sapere con quali risorse il Ministero degli Affari Esteri intende garantire la continuità dei servizi, né si ha notizia delle ipotesi di riforma complessiva degli interventi scolastici e culturali. Resta poi drammaticamente in piedi il taglio della rete consolare. Su questo terreno, piuttosto che esprimere l’impegno comune a mantenere e qualificare i presidi consolari nelle realtà a forte densità di connazionali, continuano a prevalere da parte degli eletti all’estero logiche localistiche e alcuni riprendono a sostenere l’ipotesi di esternalizzare alcune funzioni attualmente svolte dai consolati.
- Neanche una parola sullo ius soli!
Ci saremmo aspettati, in particolare da parte di quei parlamentari che provengono da organizzazioni storicamente impegnate sul terreno dei diritti, un forte protagonismo sulla cittadinanza ai figli degli immigrati, secondo il modello dello ius soli. Nulla. La reticenza ad assumere un ruolo attivo a sostegno di questa campagna di civiltà non è casuale. Essa è figlia di una logica riduttiva , secondo la quale la missione degli gli eletti all’estero si limita alla rappresentanza corporativa delle nostre comunità emigrate e di alcuni interessi particolari, senza alcuna ambizione a farsi promotori di diritti più ampi e ad interpretare, in una visione più complessiva, anche le rivendicazioni di milioni di immigrati in Italia che ripercorrono il cammino delle sofferenze della nostra emigrazione.
- La Svizzera chiude le frontiere. Gli eletti non hanno nulla da dire?
Nel drammatico quadro della caduta dell’occupazione che sta depauperando l’Italia e altri paesi dell’UE, mentre si fanno tante chiacchiere su piani europei per l’occupazione, la Svizzera decide di chiudere le frontiere ai lavoratori dell’Europa comunitaria. Infatti il governo svizzero ha di recente deciso di ricorrere alla cosiddetta clausola di salvaguardia prevista dagli Accordi bilaterali Svizzera-UE: ciò comporta la sospensione delle procedure di ingresso e lo stop a nuovi permessi di soggiorno di lunga durata. Gli italiani risulteranno particolarmente colpiti da queste restrizioni. Quanti vogliano venire a lavorare in Svizzera saranno precarizzati con permessi di breve durata, andando ad incrementare, soprattutto nelle aree di frontiera, un mercato del lavoro sempre più soggetto a dumping salariale e ad abusi contrattuali. A fronte di questo atto di chiusura occorre da parte del governo italiano e dell’Unione europea esercitare una forte pressione perché la Svizzera receda da questa politica di chiusura e venga richiamata alle sue responsabilità di paese ricco e aperto alla libera circolazione. Gli eletti in Europa si facciano quindi sentire!
Per quello che ci è dato da osservare in questi primi mesi gli eletti all’estero continuano nella pratica delle passate legislature: nascondersi nelle retrovie, muoversi in ordine sparso e perseguire per lo più la visibilità personale. Sarebbe richiesto uno scatto di protagonismo, tanto più ora che più o meno tutti i deputati e i senatori eletti all’estero fanno parte della maggioranza parlamentare e non hanno quindi alibi a proposito del loro posizionamento rispetto al governo. Da parte nostra, nell’ottica del governo di cambiamento che Sinistra Ecologia e Libertà propone per il nostro paese, ci impegneremo perché anche i deputati e senatori di SEL intervengano con loro proposte sui temi degli italiani all’estero.
Sinistra Ecologia Libertà in Svizzera