È una bella cosa cominciare la settimana con una notizia eccezionale, di quelle che rincuorano e ci confortano, che ci fanno ben sperare sul genere umano: è nata in Italia la prima bimba da un utero trapiantato. Si chiama Alessandra, ed è il risultato di una serie di fatalità e insieme di ingegno umano, di grande forza di volontà dei genitori da una parte e di generosità e rispetto per la vita della donatrice dall’altra. È una storia che ha origine da tanto dolore, con una donna giovanissima, Albina, che deve confrontarsi con una rara patologia congenita, la sindrome di Rokitansky, che l’ha privata dell’utero, ma non della volontà di diventare mamma. Poi c’è la storia di un’altra mamma che, purtroppo, è morta prematuramente, ma ha lasciato un segno di grande amore scegliendo la donazione degli organi, scegliendo la vita oltre la morte. Dalla morte alla vita potrebbe sembrare una pura contraddizione, invece è un concetto che si è fatto carne e ha le fattezze della piccola Alessandra che, non a caso, ha il nome di colei che le ha permesso di venire al mondo morendo. La storia si arricchisce grazie al progresso in campo medico e ci riempie di orgoglio e di fiducia per la ricerca. Si tratta, infatti, del primo parto di questo tipo nel nostro Paese e il sesto caso al mondo di gravidanza portata a termine con successo dopo un trapianto da donatrice deceduta. Il trapianto era stato effettuato nell’agosto 2020 presso il Centro trapianti dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Catania. La paziente e il marito hanno poi iniziato il percorso di fecondazione assistita omologa, grazie agli ovociti prelevati e conservati, prima dell’intervento, nella biobanca per la preservazione della fertilità dello stesso ospedale. È stato un trapianto estremamente complesso, come ha confermato il professore ordinario di Chirurgia vascolare e trapianti dell’Università di Catania che ha eseguito l’intervento, Pierfrancesco Veroux, seguito da un monitoraggio con cadenza settimanale dell’utero trapiantato per i seguenti due anni, fino al momento del parto avvenuto il 3 settembre scorso, quando con grande soddisfazione e gioia per tutti l’utero trapiantato ha confermato la piena funzionalità, facendo sperare positivamente per l’evoluzione futura di questo genere di interventi. Dalla vita alla morte, non è più una contraddizione.
Intercorrono tanti eventi positivi e commoventi in questo caso: l’importanza e il dovere civile di tutti nel sottoscrivere il consenso alla donazione degli organi; il valore della ricerca medica, fondamentale per l’evoluzione dell’uomo; la grande volontà di una donna di diventare mamma e del suo compagno nell’affrontare un cammino tanto impervio; c’è la completa fiducia sugli uomini e il progresso della scienza. Alessandra è una piccola vita che ha già un grande percorso fatto di speranze, ricerca, progresso, fiducia e soprattutto amore. Alessandra è il risultato tutto ciò che di buono, di bello e di grande possa esserci nell’umanità. L’uomo, quando vuole, fa cose grandi.
Redazione La Pagina