La diagnosi delle cefalee è sempre problematica. Anche i sintomi spiegati dai pazienti variano a differenza della cultura e zona geografica a cui si appartiene
Le più comuni sono le emicranie che riguardano un settore della testa con dolore episodico pulsante, quelle a grappolo che in alcuni pazienti si manifestano in un determinato periodo oppure le cefalee tensive accompagnate anche da nausea o altri sintomi e sono prolungate nel tempo.
Per risolvere questi disturbi, secondo la dottoressa Licia Grazzi dell’Istituto neurologico Besta di Milano, ci sono nuovi approcci identificati come anticorpi monoclonali che agiscono in maniera specifica su una molecola direttamente coinvolta nel processo emicranico. I dati provenienti dall’utilizzo di queste nuove molecole sono incoraggianti. Questo nuovo metodo, bisogna specificare, è una profilassi e non solo una cura antidolorifica. Ad accompagnare queste nuove soluzioni ci sono anche tecniche di rilassamento non farmacologiche, approvate dal Ministero della sanità italiano, che consentono al paziente di “convivere” meglio con i sintomi delle cefalee e che leniscono individualmente il dolore.
Ma i sintomi esposti dai pazienti sono tutti uguali? No, perché per identificare il dolore i pazienti possono adottare termini diversi. Si chiamano cefalee transculturali e raccolgono la problematica di fare diagnosi a chi non appartiene alla nostra cultura. Il dott. Paul Rizzoli, Direttore del Graham Headache Center dell’Harvard Medical School di Boston mette in risalto un crescente fenomeno che sta investendo l’ambito clinico con le migrazioni: in altre culture esistono emicranie sconosciute. Un caso particolare è il Ode Ori, una forma di cefalea caratteristica della Nigeria. I pazienti nigeriani dicono di essere stati invasi da serpenti, vermi, insetti, pulci o altre forme infestanti indefinite che scatenano i sintomi quando iniziano a muoversi all’interno della testa. Tali credenze derivano dalla convinzione di un controllo del proprio comportamento da parte di fattori esterni magici e la cura è affidata a guaritori tradizionali. In ogni caso, per un medico occidentale la descrizione dei sintomi non è facilmente intuibile.
Un’altra diagnosi che è diversificata a seconda del paese è la cefalea volgarmente chiamata da stress. Negli Stati Uniti la diagnosi di questo tipo di mal di testa è dimezzato rispetto all’Europa. Come mai? Perché ci sono differenze culturali anche nel riferimento dei sintomi e nella percezione del dolore stesso in base al substrato genetico, climatico ma anche socioeconomico. In Italia, per esempio, il mal di testa da stress è inferiore rispetto alle medie europee.
In quest’ottica di diverse tipologie di sintomi dichiarate, si è svolta la conferenza di Stresa dello scorso week end per sostenere una collaborazione molto stretta tra istituti medici che confrontano i sintomi provenienti da diverse culture cercando di realizzare differenti prospettive diagnostiche. Una valutazione qualitativa transculturale farebbe superare errori e fraintendimenti di razza e di genere a vantaggio di un miglioramento dei trattamenti per tutti i pazienti.