Ancora una volta lo Stato italiano umilia e deruba gli emigranti italiani di diritti acquisiti all’estero in circa 100 anni di sacrifici.
Martedì 23 maggio tutti i presidenti delle associazioni di connazionali del cantone di Zurigo sono stati convocati alla Casa d’Italia dal presidente del Comites di Zurigo Luciano Alban perché l’ambasciatore italiano in Svizzera S.E. Marco Del Panta e il Console generale in Svizzera Min. Giulio Alaimo dovevano comunicarci la trasformazione d’uso della Casa d’Italia a Territorio italiano con l’insediamento del consolato e l’esclusione delle associazioni all’utilizzo dei locali in questo stabile.
Permettetemi di dare qualche informazione sulla Casa d’Italia di Zurigo: chi l’ha costruita, chi l’ha gestita dalla nascita ad oggi e che valore ha per gli emigranti italiani che vivono lungo le sponde della Limmat.
La Casa d’Italia ha origine nel 1918 come «Orfanotrofio ed Asilo infantile» fondato dalla Colonia Italiana di Zurigo, una società cooperativa sorta e registrata come ente morale, che aveva acquistato degli immobili nella Rötelstrasse per sistemarvi l’orfanotrofio e l’asilo infantile. Ma nel maggio 1928 l’allora ministro italiano degli affari esteri, Dino Grandi, dava disposizioni al console generale a Zurigo di creare un «complesso di locali destinati ad accogliere tutte le istituzioni italiane esistenti a Zurigo dai fasci al dopolavoro, dalle Scuole all’Orfanotrofio eccetera». Il governo italiano auspicava insomma di riunire in un solo luogo tutte le attività sociali, politiche ed assistenziali della “Colonia degli italiani, oggi chiamati «Emigranti Italiani»”.
Venne nominata una commissione ad hoc, con l’incarico di procedere sia alle trattative per l’acquisto di un terreno sul quale costruire la “Casa degli Italiani”, sia alla definizione di tutto quanto necessario per la costruzione dell’edificio. Da Roma vennero disposti gli opportuni finanziamenti, ma si precisava che «qualunque sia la proporzione fra l’apporto di enti e privati della colonia e quello dello Stato, la proprietà assoluta ed esclusiva degli immobili in parola spetterà allo Stato». Quale corrispettivo per le donazioni della collettività veniva riconosciuto alle Associazioni un «diritto di uso» dei locali per lo svolgimento delle loro attività, «secondo le direttive del Governo Nazionale e sotto il controllo dell’Autorità consolare, con facoltà di revoca di tale diritto di uso, quando le tendenze politiche delle collettività stesse deviassero da quelle dello Stato».
A nessuno risulta che alla Casa d’Italia di Zurigo esista qualche associazione sovversiva o deviata…ma solamente associazioni che operano per patriottismo, solidarietà, cultura, tradizioni e orgoglio italiano.
Fin dalla nascita, questo istituto è sempre stato materialmente gestito dagli emigranti e le loro associazioni che in questi diversi decenni hanno provveduto anche ai diversi aggiornamenti, rinnovamenti, manutenzione ecc. Ma il tempo ha lasciato le sue tracce e la manutenzione è diventata sempre più onerosa.
A gennaio 2009 l’Onorevole Gianni Farina, eletto in Svizzera, presentò alla Camera un’interrogazione per sapere se il governo intendeva intervenire per «assicurare l’agibilità futura dello stabile Casa d’Italia, perché possa continuare ad essere, come è stato negli anni e sino ai nostri giorni, il luogo centrale delle attività sociali, culturali e politiche dell’emigrazione italiana a Zurigo e nel contesto svizzero». La risposta, un paio di mesi dopo, fu che «l’intervento di ampio respiro auspicato dall’interrogante difficilmente potrà essere sostenibile nell’attuale contingenza delle finanze dello Stato». Quindi, nella sostanza la parola d’ordine è: fate un po’ voi. Così i gestori della Casa d’Italia hanno continuato a fare miracoli per gestire questa struttura a disposizione della cultura e tradizioni degli emigranti italiani e loro figli.
24 maggio 1915, (quando il Piave mormorò) l’Italia entrava in guerra.
23 maggio 2017, il ministero degli esteri ci comunica che cancella per noi il diritto di uso della Casa d’Italia, (revocabile solo se le tendenze politiche delle collettività stesse deviassero da quelle dello Stato.) trasformandola in territorio italiano, dove le associazioni fondatrici e conduttici di questa struttura, non avranno più possibilità di avere la loro sede ed ivi ritrovarsi.
Con questo ennesimo colpo d’ingegno del ministero di Angelino Alfano, condannano all’estinzione diverse Associazioni che fin’ora si sono prodigate per i connazionali, compensando tante di quelle carenze che lo Stato italiano non è in grado di colmare o gestire.
Angelino Alfano e il suo ministero ignorano o fanno finta di ignorare i valori e il peso che gli italiani hanno all’estero. Con questo intendiamo: cultura, tradizioni, marketing importati e sostenuti nei Paesi esteri che li ospitano, oltre alle grandi risorse finanziarie che direttamente o indirettamente i connazionali all’estero portano e procurano all’ Italia.
Tutta questa manovra è messa in atto perché il Ministero degli Esteri vuole ridurre le spese…
Lo vuol fare a Zurigo, per non pagare più l’affitto per i locali dell’attuale sede, investendo circa 10 milioni di franchi per ammodernare e adeguare la struttura della Casa d’Italia portandoci il Consolato Italiano, lasciando un piccolo spazio ad alcune scuole e un locale per il Comites (poverini, non sanno che fra breve dovranno anch’essi sparire assieme a tante Associazioni).
Il Ministero degli Esteri il 2013 costava 1’610 milioni di euro all’anno.
Questa faraonica istituzione potrebbe ridurre le sue spese di gestione eliminando degli inutili collaboratori anzichè ricorrere al ladrocinio delle proprietà acquisite e curate degli italiani all’estero.
Mi è stato detto che bisogna reagire e non permettere questo sopruso…Ma in Svizzera non è come in Italia dove si occupano gli stabili ingiustamente sottratti.
Non andiamo a fare barricate o scioperi, come si usa in Patria.
Viviamo in un Paese civile governato da politici seri e competenti che rispettano chi quì vive e non li derubano dei propri diritti.
Noi, ci limitiamo solo a commentare la mostruosa ottusità di operare di alcuni ministeri italiani. Questo assurdo comportamento del Ministero degli Esteri mette una seria ipoteca sul passaporto italiano dei connazionali che godono della doppia cittadinanza.
Perché, come si dice: chi non ci vuole, non ci merita.
Dino Suppa
Presidente dell’ Associazione Internazionale Emigranti Italiani