Da giorni ormai una parola corre sulla bocca di tutti: Brexit! Ed è ovvio, perché il voto dei britannici per il Sì all’uscita dall’Unione europea non ha precedenti: è la prima volta che uno Stato membro decide di uscire dall’Unione. Fin qui tutto chiaro, no? In realtà non lo è, perché dopo che il premier Cameron aveva dichiarato in anteprima che avrebbe accettato qualsiasi scelta del popolo, ora ha deciso di lasciare il compito al suo successore (vedi approfondimento su Brexit a pag. 6). Sarà decisivo l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea, che prevede l’uscita dall’Unione, ma non ne regola i dettagli. Ma quel che ci si chiede maggiormente è: perché questo desiderio di uscire dall’Ue? È forse una costruzione sbagliata? Lo è secondo il politologo britannico Matthew Goodwin, che ha votato per la Brexit e che ha dichiarato come l’Unione europea fosse una “non-cosa: né una confederazione di Stati, né uno Stato federale. Per questo per le persone non è comprensibile”. Secondo Goodwin la “costruzione Ue pretende di essere democratica, ma non tiene conto dei principi democratici fondamentali. Non c’è la divisione di poteri. Non per tutti valgono gli stessi diritti. Non esiste un corpo elettorale concreto”.
Ma come può l’Unione europea rimediare a questa ‘cattiva’ reputazione? “Le conquiste dell’Ue – mai più guerra in Europa o benessere per gran parte della gente – non vengono più vissute né raccontate”, dichiara l’esperto Achim Feige al giornale 20Minuten, sottolineando che “in primo piano ci sono i problemi – crisi dell’Euro, migranti, terrorismo”. Però l’esperto vede la soluzione nel “compito dell’Unione di tornare ai principi della fondazione e svilupparne le visioni per il futuro. È necessario che si portino avanti programmi veri, che le persone possano sostenere pienamente”.
E alla fine è bene dire anche che non in tutti i paesi si registra la stessa ‘antipatia’ nei confronti dell’Ue: parliamo ad esempio della Scozia, che si vede confrontata con l’uscita dall’Ue e potrebbe mettere il veto alla Brexit, contro cui i cittadini scozzesi hanno votato in massa. In un’intervista alla Bbc, la premier scozzese Nicola Sturgeon ha dichiarato che “naturalmente” chiederà ai parlamentari di Edimburgo di non dare “il consenso legislativo” richiesto per l’uscita del Regno Unito dalla Ue. “Se il Parlamento scozzese deve valutare ciò che è giusto per la Scozia – ha spiegato – allora sul tavolo dev’esserci l’opzione di dire che non voteremo per ciò che è contro gli interessi della Scozia”.
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