A Exit, l’associazione di aiuto al suicidio che pratica l’eutanasia legalmente in Svizzera, nel 2010 hanno fatto ricorso 305 persone, in prevalenza affette da tumore e con un’età media di 76.5 anni. Ripsetto all’anno precedente 48 casi in più. In soli tre casi e dopo accurati e intensi chiarimenti da parte di medici specializzati sono decedute persone con disturbi psichici. Le richieste sono state oltre 1.500 e su 468 persone sono stati fatti chiarimenti su un accompagnamento al suicidio. Il 10 per cento in più del 2010. Gli associati sono saliti a 80.000, di cui 58.000 nella Svizzera tedesca e in Ticino. Quest’anno l’associazione compie i 30 anni di attività e in giugno si terranno le celebrazioni a Zurigo. Le sezioni svizzero tedesche e romande organizzeranno inoltre un congresso mondiale cui sono attese 55 società da 45 Paesi. Il motivo principale che spiega l’incremento di nuove adesioni a Exit, che si rivolge unicamente a residenti in Svizzera è l’adeguamento delle “nuove disposizioni del paziente” al nuovo diritto di protezione degli adulti. Esso entrerà in vigore il 1° gennaio 2013 e darà maggiore rilievo alle disposizioni. Con la legge gli ospedali e le case di cure devono chiedere obbligatoriamente le disposizioni del paziente, con le quali si stabilisce la cura da seguire, nel caso il paziente non fosse più in grado di parlare. Spesso i pazienti rinunciano a misure che allungano la vita, quando non si hanno più probabilità di guarigione. La presentazione dell’adeguamento delle disposizioni da parte di Exit nelle città di Zurigo, Berna e Basilea ha riscontrato enorme interesse.
Gaetano Scopelliti