Minivocabolario di Paolo Tebaldi
Trasmissione di un’immagine luminosa in movimento su uno schermo e la forma di spettacolo che ne deriva; la sala in cui avvengono le proiezioni. «Si basa sul fenomeno fisiologico della persistenza delle immagini sulla retina dell’occhio, per cui un’immagine retinica di intensità media non è completamente estinta se non dopo (in media) un decimo di secondo. Una nuova immagine che si presenti alla retina prima dello scadere di questo tempo non sarà più percepita distinta dalla prima, ma confusa con questa in una immagine unica. Per conseguenza l’occhio tende a sostituire la sensazione di moto alla diversa posizione nello spazio di un oggetto che effettui spostamenti continui minimi. (lI cinema) è l’applicazione pratica di questi semplici principi » (Grande Dizionario Enciclopedico UTET).
Sono numerosi i generi cinematografici diretti ad un pubblico eterogeneo, di diversi gusti e sensibilità, formato sia da persone adulte che da piccoli fruitori. Abbiamo così i film comici, quelli drammatici, i film di guerra, i western, i gialli, gli horror, gli hardcore, a luce rosse, gli storici, i fantastici, i colossal, i thrilling, la commedia all’italiana, i cinema verità, il neorealismo italiano, la nouvelle vague, i panettoni natalizi, i cartoni animati, infine i documentari.
Nell’immaginario collettivo e secondo la storia, la nascita del cinema avviene nel 1895 in Francia per opera di August e Louis Lumière con l’invenzione del sistema di trazione della pellicola. In tempi sempre più rapidi sono stati fatti passi da giganti, dal muto al sonoro, dalla stereofonia al sistema tridimensionale (tre-D).
E’ impossibile tracciare una panoramica storica dei più importanti film dalla nascita del cinema ad oggi. Ci limitiamo a citare solo alcuni titoli per sottolineare la grandiosità di questi prodotti dell’arte e dell’ingegno umani: “Tempi moderni”, “Luci della città” di Chaplin, Nosferatu il vampiro” di Murnau, “La corazzata Potemkin” di Eisestein, “Ombre rosse “ di Ford, “Paisa”, “Roma città aperta” di Rossellini, “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica, “Alba tragica” di Carnè, “La grande illusione” di Jean Renoir, “La terra trema” di Luchino Visconti, “Psyco” di Hithcock, “I soliti ignoti” di Monicelli,“ ”C’era una volta in America” di Sergio Leone, “La famiglia” di Ettore Scola, “Manhattan” di Woody Allen , “La vita è bella” di Roberto Benigni, “Gran Torino” di Clint Eastwood.
E’ difficile oggi, con i moderni sistemi di rappresentazione di opere filmiche, ricreare il clima magico degli anni Cinquanta, quando noi ragazzi aspettavamo con ansa l’arrivo della domenica per correre ad intrupparci nelle sale parrocchiali e ammirare Buffalo Bill, Stanlio ed Ollio, Tarzan, “Arrivano i nostri”, “Biancaneve e i sette nani”, “Cenerentola” o “Le avventure di Pinocchio”. Pur provenienti da famiglie operaie che a stento arrivavano alla fine del mese, le cento lire non mancavano mai nelle nostre tasche per andare, nei giorni di festa, o nel loggione, “in piccionaia”, o nei locali gestiti dai preti. Pomeriggi intensi, appassionanti in cui si dimenticavano i disagi, le privazioni del dopo guerra e si volava con la fantasia sui territori dell’avventura, della comicità, della favola.
Se non occupati a ricevere e trasmettere ad amici e parenti messaggi e video con la WhatsApp dello smatphone, ce ne stiamo comodamente seduti di fronte alla TV per vedere un classico o l’ultimo film su VHS. Il videoregistratore, il proiettore e lo schermo ad uso casalingo hanno sostituito, nel chiuso delle asettiche mura domestiche, il fragore, la gioia, le emozioni, la voglia di stare insieme nei fumosi, accaldati, affollatissimi cinema cittadini del secolo scorso.