Si dice che la natura ci stia mandando segnali forti ed evidenti, oltre che impietosi e devastanti. Segnali che arrivano già da diverso tempo, ma che sono stati altamente ignorati. Quando le “grandi” potenze affrontano l’argomento, spesso si sente anche dire che bisogna intervenire per le generazioni future che erediteranno la nostra terra, ma la generazione futura è ormai diventata quella attuale che si trova travolta da valanghe, siccità emergenziale, alluvioni e cataclismi vari.
Lo sapevamo? Certo che lo sapevamo, siamo stati avvisati da tempo, abbiamo deriso chi, come Greta Thunberg, ha cercato di denunciare platealmente il problema. L’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) nei rapporti annuali che periodicamente pone all’attenzione pubblica ha sempre segnalato la pericolosità del cambiamento climatico accentuato dalle scelleratezze umane. Ogni anno il rapporto denuncia emergenze, necessità di intervento e di una maggiore soglia di attenzione alle problematiche che diventavano sempre più grandi, fino all’ultimo rapporto dove decreta una probabilità del 93% che almeno un anno tra il 2022 e il 2026 diventi il più caldo mai registrato e questo vorrà dire che “gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e in effetti per l’intero pianeta”, ha affermato il segretario generale dell’WMO, il prof. Petteri Taalas. “Finché continueremo a emettere gas serra, le temperature continueranno a salire. E insieme a ciò, i nostri oceani continueranno a diventare più caldi e più acidi, il ghiaccio marino e i ghiacciai continueranno a sciogliersi, il livello del mare continuerà a salire e il nostro clima diventerà più estremo. Il riscaldamento dell’Artico è sproporzionatamente elevato e ciò che accade nell’Artico colpisce tutti noi”, ha affermato il prof. Taalas. Per questo motivo, l’accordo di Parigi ha fissato gli obiettivi a lungo termine per guidare tutte le nazioni a ridurre sostanzialmente le emissioni globali di gas serra per limitare l’aumento della temperatura globale in questo secolo a 2 °C, proseguendo gli sforzi per limitare ulteriormente l’aumento a 1,5 °C.
Ma perché ne parliamo proprio adesso, visto che la maggior parte del tempo l’emergenza climatica è fortemente sottovalutata da tutti nonché considerata, ingiustamente, una problematica marginale?
È la natura che ci ha voluto scuotere alla velocità di 300 km/h per dare l’ennesimo segnale, l’ennesimo disastro naturale, quello della Marmolada dove un enorme ghiacciaio, Punta Rocca sulle Dolomiti, si è staccato dalla montagna travolgendo 2 cordate di alpinisti. La tragedia è tuttora in atto perché sono ancora in svolgimento le ricerche dei 16 o più dispersi, mentre si contano 10 feriti e 6 morti. È stata aperta un’inchiesta per disastro colposo, nel frattempo in Italia la situazione climatica è disastrosa con il bollino rosso per diverse città italiane, l’allarme meteo in Alto Adige, Veneto, Lombardia e la siccità che devasta il sud e altre zone. La natura ci scuote e il messaggio è chiaro: l’emergenza climatica deve iniziare a diventare una vera priorità per la politica mondiale!
I segnali rivelatori del cambiamento climatico, come l’aumento del calore terrestre e oceanico, l’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci, sono evidenziati in un nuovo rapporto redatto dall’Organizzazione meteorologica mondiale in collaborazione con una vasta rete di partner, comprendenti i servizi meteorologici e idrologici nazionali, i principali esperti internazionali, i servizi e le istituzioni scientifiche e agenzie dell’ONU.
Il rapporto documenta gli impatti degli eventi meteorologici e climatici sullo sviluppo socioeconomico, sulla salute umana, sulle migrazioni, sulla sicurezza alimentare e sugli ecosistemi terrestri e marini.
La relazione fornisce informazioni autorevoli per i responsabili politici sulla necessità di un’azione per contrastare il cambiamento climatico.
Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici afferma che i rischi legati al clima per i sistemi naturali e umani sono più elevati per il riscaldamento globale di 1,5 °C rispetto a quello attuale, ma inferiori a 2 °C.
A condurre il rapporto, il dottor Leon Hermanson, del Met Office che afferma “Le nostre ultime previsioni sul clima mostrano che il continuo aumento della temperatura globale continuerà, con la possibilità anche che uno degli anni tra il 2022 e il 2026 superi 1,5 °C sopra i livelli preindustriali. Un solo anno di superamento al di sopra di 1,5 °C non significa che abbiamo violato la soglia iconica dell’accordo di Parigi, ma rivela che ci stiamo avvicinando sempre più a una situazione in cui 1,5 °C potrebbero essere superati per un periodo prolungato”.
Nel 2021, la temperatura media globale era di 1,1 °C al di sopra della linea di base preindustriale, secondo il rapporto provvisorio dell’WMO sullo stato del clima globale. Il 18 maggio sarà pubblicato il rapporto finale sullo stato del clima globale per il 2021.
Gli eventi consecutivi di La Niña all’inizio e alla fine del 2021 hanno avuto un effetto di raffreddamento sulle temperature globali, ma questo è solo temporaneo e non inverte la tendenza a lungo termine del riscaldamento globale. Qualsiasi sviluppo di un evento di El Niño alimenterebbe immediatamente le temperature, come ha fatto nel 2016, che fino ad ora è l’anno più caldo mai registrato.
I risultati dell’aggiornamento annuale includono:
• La previsione che la temperatura media annua globale vicino alla superficie per ogni anno tra il 2022 e il 2026 sia tra 1,1 °C e 1,7 °C superiore ai livelli preindustriali (la media negli anni 1850-1900).
• La possibilità che la temperatura globale in prossimità della superficie superi 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali almeno un anno tra il 2022 e il 2026 è quasi altrettanto probabile (48%). C’è solo una piccola possibilità (10%) che la media quinquennale superi questa soglia.
• La probabilità che almeno un anno tra il 2022 e il 2026 superi l’anno più caldo mai registrato, il 2016, è del 93%. Anche la probabilità che la media quinquennale per il 2022-2026 sia superiore agli ultimi cinque anni (2017-2021) è del 93%.
• Si prevede che l’anomalia della temperatura artica, rispetto alla media del periodo 1991-2020, sarà più di tre volte più grande dell’anomalia media globale se calcolata in media nei successivi cinque inverni estesi dell’emisfero settentrionale.
• Non vi è alcun segnale per l’oscillazione meridionale di El Niño per dicembre-febbraio 2022/23, ma si prevede che l’indice di oscillazione meridionale sarà positivo nel 2022.
• I modelli di precipitazione previsti per il 2022 rispetto alla media 1991-2020 suggeriscono una maggiore possibilità di condizioni più asciutte nell’Europa sudoccidentale e nel Nord America sudoccidentale e condizioni più umide nell’Europa settentrionale, nel Sahel, nel Brasile nord-orientale e in Australia.
• I modelli di precipitazione previsti per la media da maggio a settembre 2022-2026, rispetto alla media 1991-2020, suggeriscono una maggiore possibilità di condizioni più umide nel Sahel, nell’Europa settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale e condizioni più asciutte sull’Amazzonia.
• I modelli di precipitazione previsti per la media da novembre a marzo 2022/23-2026/27, rispetto alla media 1991-2020, suggeriscono un aumento delle precipitazioni nei tropici e una riduzione delle precipitazioni nelle regioni subtropicali, in linea con i modelli attesi dal riscaldamento climatico.
Redazione La Pagina