In questi ultimi cinque anni, mi sono ritrovato spesso a redigere testi e articoli volti ad una critica costruttiva, certe volte anche forse pesante, al solo fine di lanciare messaggi di aiuto, far notare che, di tutta evidenza, si andava verso il peggioramento della situazione degli italiani all’estero. Questi messaggi erano indirizzati tutti ai Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.), al Consiglio Generale per gli Italiani all’Estero (CGIE) e ai Parlamentari eletti all’estero, soprattutto a quelli della Circoscrizione Europa, tre organi di rappresentanza proposti ed eletti per fare gli interessi dei cittadini italiani nel Mondo.
La legislatura interminabile durata più di 10 anni, iniziata nel marzo del 2004 che ha stremato i membri superstiti dei Com.It.Es. e CGIE, si è finalmente conclusa con molti danni per i diritti acquisiti nel tempo dagli italiani all’estero: tagli ai Corso di Lingua e Cultura Italiana; chiusura o accorpamenti di consolati e agenzie consolari, tasse sugli immobili ecc. ecc..
Quali sono stati le maggiori penalità per gli italiani all’estero in questa legislatura?
Riforma della legge sulle rappresentanze elette all’estero
Nell’ultima elezione per i Com.It.Es., nel 2015, si è andati a votare con una legge ad hoc che preludeva a una bassissima partecipazione al voto. Difatti, un italiano iscritto all’AIRE per votare doveva iscriversi nelle liste del Consolato di competenza e, come si prevedeva, il 4,46% degli iscritti all’AIRE è andato a votare e solo il 3,75% sono stati i voti validati. Bene, nella presente legislatura, dopo tanti solleciti da parte di tutti compreso lo scrivente, non si è stati capaci di creare una sinergia tra Com.It.Es., CGIE e i parlamentari eletti all’Estero per ritornare ad una consultazione dignitosa per gli espatriati italiani, Addirittura, per tre anni abbiamo avuto un Sottosegretario agli esteri eletto all’estero, il Sen. Riccardo Merlo, che ha presentato solo pochi giorni fa, la sua riforma dei Com.It.Es. e CGIE.
Anche il sistema di elezione per il CGIE è, a mio avviso, antico e poco trasparente, certamente da rivedere. Ma ne parleremo più avanti.
L’incubo della “Doppia Imposizione”
Tanti connazionali, si sono svegliati con l’incubo di un pericolo della doppia imposizione a seguito dell’obbligo di dichiarare i conti bancari e gli immobili di proprietà in Italia. In Svizzera, a parte la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG), con il prezioso contributo dell’Avv. A. Testaguzza, del Patronato Ital-Uil, qualche Com.It.Es e poche altre associazioni, che hanno fatto tanta informazione, nessun altro ha fatto in modo di ben spiegare agli italiani in Svizzera che erano disinformati e spaventati dalle conseguenze dei nuovi obblighi imposti dagli Stati a livello fiscale. In quel frangente dove erano i Comitati che esistono per dare assistenza agli italiani all’estero? Come mai nessuno o quasi, si è accorto che anche a loro spettava fare informazione? Quali iniziative avranno mai messo in campo in quel periodo? Se iniziative siano state intraprese a Ginevra, francamente nessuno sembra essersene accorto.
La Legge di Stabilità 2016, che decreta l’addebito del canone RAI nella bolletta dell’energia elettrica
Appena un anno dopo i rinnovi delle rappresentanze nel Mondo, gli italiani all’estero si sono visti coinvolgere in un’ennesima ingiustizia: il pagamento del Canone TV nella bolletta della luce. Come se non bastassero l’IMU e tasse comunali inerenti ed il continuo balletto di IMU sì, IMU no per i pensionati residenti all’estero.
Giusto per fare un promemoria, gli italiani all’estero si sono fatti le case in Italia con fatica e grandi sacrifici per ritornare a trovare genitori, parenti e mantenere il cordone ombelicale con la Madre Patria. La maggior parte di loro ha lavorato duramente per farsi le case dove trascorrere uno o massimo due mesi l’anno e, su questi immobili, pagano le tasse come se vi abitassero 12 mesi l’anno. Ritengo che questa sia un’ingiustizia cui i nostri Governi non hanno ancora dato una risposta. Anche in questo caso, sempre e solo chiacchere da parte di chi dovrebbe vegliare e alzare la voce affinché le ingiustizie venissero smorzate prima di nascere.
Riforma Fraccaro: La riduzione della rappresentanza parlamentare eletta all’estero
Altri diritti tolti, altri motivi comprovanti della scarsa considerazione che la politica italiana riserva agli italiani all’estero, ma questa volta, l’apparato governativo di turno attacca direttamente la rappresentanza parlamentare eletta all’estero. Purtroppo, in occasione del Referendum dello scorso 20 e 21 settembre 2020, che prevedeva il taglio dei parlamentari dei due rami del Parlamento italiano, ci è andato di mezzo anche il contingente dei 18 parlamentari assegnati all’estero, eletti nei diversi schieramenti di partiti nazionali. Quindi, dai 12 Deputati e 6 senatori, alle prossime elezioni politiche si passerà alla riduzione con 8 Deputati e 4 Senatori.
Se con i Com.It.Es. di tutto il Mondo, il CGIE e con ben 18 parlamentari si faceva fatica a creare sinergie per farci sentire a Roma, in futuro saremo una piccola vocina di formica in un mondo di giganti. Quanto sopraelencato, viene confermato dall’evidente e sconcertante realtà solo degli ultimi cinque anni, con ritardi astronomici nei rinnovi dei Com.It.Es. e di conseguenza l’elezione dei membri del CGIE, per la Svizzera 6 unità.
Altri eventi hanno evidenziato negativamente questa lunga legislatura come la carenza di personale consolare, la vendita della Casa d’Italia a Lucerna, la chiusura di qualche agenzia consolare e tanti problemi burocratici…
Perché non funziona il dispositivo rappresentativo all’estero?
Dopo aver tanto chiesto considerazione, negli ultimi trent’anni, ci è stato permesso di avere un sistema di rappresentanza articolato in una maniera da essere controllato dalla politica: Com.It.Es., CGIE e la rappresentanza parlamentare. Un sistema fallimentare che, con il passar del tempo è stato sistematicamente indebolito dalla stessa politica. Difatti, a candidarsi ai Com.It.Es. sono stati maggiormente attivisti politici che aspiravano ad un posto nel CGIE per poi scalare ed ottenere una candidatura alle politiche Nazionali.
Quali soluzioni possibili per salvare Com.It.Es. e CGIE?
Quindi, allo stato dei fatti, mi sembra ovvio che, per salvare il salvabile, queste rappresentanze debbano essere riformate alla base già con il voto per i Com.It.Es. per dare loro più incisività e più strumenti per renderli maggiori rappresentativi.
La riforma del CGIE deve partire dalla sua elezione. Oggi, questo organo importante viene eletto da accordi politici o di convenienza perché chi si candida aspira ad una successiva e ben più prestigiosa candidatura alle politiche, come già detto. E se l’intento è questo, la necessaria euforia della rappresentanza si perde. Per saper rappresentare bisogna avere carattere e non conoscere la paura di affrontare il “no” dell’interlocutore. Bisogna saper evidenziare le necessità, ascoltare le esigenze, affrontare e risolvere i problemi dei giovani espatriati o degli anziani della vecchia emigrazione sempre con fermezza e convinzione. Non bisogna abbassare la testa al compagno di partito o perseguire una falsa diplomazia senza poi nulla concludere.
In Conclusione
A mio parere, Com.It.Es., Intercomites, CGIE e parlamentari eletti nelle circoscrizioni estero (almeno quelli rimasti), dovrebbero essere in grado di creare sinergie per rivendicare ad alta voce i diritti dei quasi 6 milioni di italiani iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE).
Com.It.Es. e CGIE non sono eletti per essere dormienti su una carica elettiva, sono stati eletti per battersi, reclamare, trovare le giuste soluzioni per far rispettare gli italiani che rappresentano ed i loro diritti. Oggi più che mai c’è bisogno di unità nazionale degli italiani nel mondo per riprendere il diritto di parola e il diritto del rispetto per tutti coloro che sono partiti in cerca di un futuro che l’Italia non è stata capace di offrire.
di Carmelo Vaccaro