Per i vacanzieri di fine agosto ancora qualche consiglio per difendersi dai possibili danni causati dal sole
Per quanti hanno deciso di godersi le ferie tra la fine di agosto e settembre, vogliamo dare, con l’aiuto di un esperto, il dottor Antonino Di Pietro, dermatologo, ancora qualche consiglio nel caso che, a contatto con la sabbia del mare, possano insorgere dei problemi alla pelle tipo funghi, arrossamenti, infezioni: insomma le classiche irritazioni da sabbia. Non a tutti, ma ad alcuni il contatto con la sabbia può provocare arrossamenti e prurito. Il motivo è dovuto al fatto che la sabbia determina uno sfregamento sulla pelle. La sabbia asciutta, poi, tende a seccare la pelle, eliminando la patina grassa prodotta dal corpo che ha il compito di proteggere la pelle stessa. Ecco perché sulla parte più esterna sui possono creare piccole fissurazioni, cioè lesioni, eczemi o micosi.
La prevenzione consiste nel fare una doccia con acqua dolce appena ci si alza dalla sabbia e nel proteggere la pelle con creme idratanti per restituirle elasticità e freschezza. L’irritazione compare sulla pelle con la caratteristica macchia tondeggiante di colore chiaro. Colpisce le pieghe del corpo e il petto. In genere non provoca sintomi fastidiosi, solo un prurito leggero, ma col tempo il disturbo può trasformarsi in una dermatite o in un’infezione della pelle chiamata “fungo” e può estendersi su altre parti del corpo. In questo caso l’esperto suggerisce l’uso di apposite creme da spalmare sulle parti colpite dal fungo, in genere due volte al giorno, mattina e sera.
Il trattamento va eseguito per almeno dieci giorni, evitando di esporre le parti interessate alla luce diretta dei raggi del sole. Se l’esposizione diretta al sole può far male, il bagno in mare, invece, rinfresca, a condizione poi che dopo si faccia una bella doccia con acqua dolce e s’indossino indumenti di cotone. Tuttavia, se l’irritazione è particolarmente estesa o se il paziente non verifica un miglioramento nel giro di un paio di giorni, è bene passare a lozioni che contengono un piccolo quantitativo di cortisone, con cui trattare la parte per altri due giorni al massimo. Questa sostanza blocca l’infiammazione e già in poche ore il paziente non avverte più fastidi.
Tuttavia, se l’arrossamento presenta anche la formazione di piccoli brufoli dalla punta gialla o bianca, è necessario cambiare terapia. In questo caso, significa che è in atto un principio di infezione e vanno quindi adottate cure diverse. In particolare, non basta più la doccia, il lavaggio e il cambio di indumenti precedentemente consigliati: sulla parte di pelle colpita dall’infezione si raccomanda invece di applicare un velo di pomata antibiotica a base di gentamicina o acido fusidico.
La cura potrebbe richiedere uno o due giorni con il divieto di esposizione al sole e in generale della vita da spiaggia (al massimo nelle primissime ore del mattino o nelle ultime della sera). È ovvio che ogni persona reagisce differentemente, ma ci sono i bambini che sono più soggetti a questi tipi di fastidi. Ecco il motivo per cui si raccomanda ai genitori di fare loro docce frequenti con acqua dolce, di cambiare loro il costume quando si bagnano e soprattutto di non lasciarli nudi a giocare con la sabbia, come spesso accade.
Questo è necessario per evitare che siano vittime di irritazioni nelle parti intime, che risultano le più fastidiose, soprattutto per le bambine. Un’altra categoria particolarmente soggetta a disturbi di questo genere sono gli sportivi: giocano a calcetto, a pallavolo, con i racchettoni da spiaggia e spesso, sudati, si tuffano sulla sabbia. Questo può favorire i problemi di cui abbiamo parlato.