Il Presidente della Repubblica è un organo costituzionale eletto dal Parlamento in seduta comune, integrato da 58 rappresentanti delle Regioni e dura in carica per sette anni
Giorgio Napolitano si è dimesso dopo nove anni da Presidente della Repubblica, bisogna quindi eleggere il suo successore, ma come funziona?
Dal giorno della comunicazione ufficiale delle dimissioni, il presidente della Camera ha 15 giorni per convocare il Parlamento in seduta congiunta ed iniziare le procedure per l’elezione del nuovo presidente (non c’è un limite massimo di tempo entro il quale queste elezioni devono essere concluse). La Camera ha comunicato che la prima votazione per eleggere il successore di Napolitano sarà il prossimo 29 gennaio alle 15.
Chi può votare
L’articolo 83 della Costituzione dice che il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune, cioè dai componenti della Camera e del Senato, a cui si aggiungono alcuni delegati eletti dai consigli regionali: ogni consiglio regionale ne elegge tre, a eccezione della Valle d’Aosta che ne elegge uno. Il totale per questa elezione, sulla carta, è di 1009 persone, anche se è possibile che qualcuno non partecipi al voto (Giorgio Napolitano compreso). La Costituzione prevede che i delegati regionali siano scelti in modo da assicurare “la rappresentanza delle minoranze”. Di conseguenza, i consigli regionali riservano uno dei tre delegati all’opposizione, mentre gli altri due sono scelti tra le cariche principali degli organi politici regionali: la scelta cade di solito tra il presidente della regione, il vicepresidente della giunta, il presidente del consiglio regionale o il capogruppo del partito di maggioranza in consiglio. Il delegato della Valle d’Aosta è di solito il presidente della regione.
Diversi presidenti della Repubblica sono stati eletti al primo scrutinio grazie ad accordi tra i partiti prima del voto: l’ultimo è stato Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. Giorgio Napolitano è stato eletto per la prima volta al quarto scrutinio il 10 maggio 2006, quando dunque era sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, che allora erano mille. Napolitano ottenne 543 voti, senza quelli dell’allora opposizione di centrodestra (che votò scheda bianca). In quella votazione arrivò al secondo posto Umberto Bossi (42 voti) e poi Massimo D’Alema (10 voti). Il 10 aprile del 2013 Giorgio Napolitano è stato eletto per un secondo mandato, al sesto scrutinio e con 738 voti: più o meno quelli del centrosinistra e quelli del centrodestra, esclusi SEL e il M5S. Era la prima volta che un presidente rimaneva in carica per più di un mandato. Il presidente che, invece, fu eletto dopo il maggior numero di scrutini fu Giovanni Leone, nel 1971, che ottenne 528 voti al ventitreesimo scrutinio. Nessuna donna è stata mai eletta presidente della Repubblica italiana.
Fonte: ilpost
Foto: Ansa
Chi può essere eletto
Secondo l’articolo 84 della Costituzione può essere eletto presidente della Repubblica «ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici. L’ufficio di presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica». Il presidente della repubblica più giovane è stato Francesco Cossiga, eletto a 57 anni. Il più anziano, dopo Pertini eletto a 82 anni, è stato Giorgio Napolitano.
Se è al completo, l’assemblea per l’elezione del presidente è formata da:
630 deputati
315 senatori eletti più i senatori a vita. In questo caso i 5 già nominati (Elena Cattaneo, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia) più lo stesso Giorgio Napolitano, che torna a essere senatore a vita
3 delegati per 19 regioni
1 delegato della Valle d’Aosta
Come si vota
Si vota con scrutinio segreto e a chiamata nominale: ogni elettore scrive il cognome di chi desidera votare in un biglietto e lo ripone in un’urna. Nei primi tre scrutini è richiesta la maggioranza di due terzi (in questo caso 672 membri), mentre dalla quarta votazione in poi basta la maggioranza assoluta (il 50 per cento più uno, che in questo caso corrisponde a 505 membri): votano prima i senatori, poi i deputati e, per ultimi, i delegati regionali. Lo spoglio delle schede viene fatto dal presidente della Camera, che legge ad alta voce i nomi dei candidati.