Il libro “La ‘nostra’ Svizzera. Giudizi e pregiudizi”, presentato lo scorso venerdì, gira intorno a questa domanda… ecco di cosa si tratta!
Qual è l’impressione che hanno gli italiani che vengono in Svizzera? Cosa pensano quelli che sono venuti qui negli anni ‘50? Che voce abbiamo noi italiani in Svizzera?
Le risposte sono varie come lo sono gli immigrati che intraprendono questo viaggio in terra elvetica, come è ben esposto nel libro “La ‘nostra’ Svizzera. Giudizi e pregiudizi”, presentato lo scorso venerdì presso l’incantevole sala del castello Charlottenfels a Neuhausen sulle cascate del Reno. La presentazione ha visto la lettura di diversi passaggi delle storie che questo libro, realizzato da Giuseppe Pietramale e Raffaele De Rose, raccoglie.
Si tratta di “storie di chi, per un motivo o per l’altro, è venuto in Svizzera o che è nato qui. Sono racconti di arrivi in Svizzera dalla prima emigrazione classica degli anni ’50-’70 per terminare con quella recentissima avvenuta negli ultimi anni”, ha spiegato Raffaele De Rosa, che ha presentato l’evento.
Durante la presentazione è intervenuta la Consigliera del Governo Cantonale di Sciaffusa, Ursula Hafner-Wipf. Lei stessa immigrata, venuta in Svizzera dalla Germania “per l’amore”, indicando come nel Canton Sciaffusa ci sono 2’500 italiani, ha accennato come “la Svizzera senza gli italiani, molto probabilmente, sarebbe molto diversa, perché da decenni gli italiani arricchiscono la Svizzera”. Per quanto riguarda il libro, che si presenta nella doppia versione in italiano e tedesco in un unico volume, Hafner-Wipf ha sottolineato come il titolo “indica anche che non sempre l’integrazione si svolge senza problemi” e che questo scritto ci permette di “avere un’impressione delle situazioni degli immigrati”.
Presente anche il sindaco di Sciaffusa, Peter Neukomm, che ringraziando al nome della città di Sciaffusa per questo libro, ha posto l’accento sull’importanza di valori come la giustizie e l’umanità, ma anche della lotta contro l’omofobia. Neukomm poi ha anche dichiarato di essere rammaricato del fatto che ormai solo pochi italiani si naturalizzano.
Lo scrittore e docente Vincenzo Todisco, intervistato da Raffaele De Rosa sugli aspetti del suo proprio cammino di scrittore e le sue esperienze da doppio-cittadino, si è soffermato in maniera particolare sul concetto che “fare un libro è come costruire una cosa o crescere un figlio”; mentre ha puntato sull’integrazione anche Angelo Loiudice, presidente del CIS, Coordinamento Italiani a Sciaffusa: “Il CIS ha creduto fortemente nella realizzazione di questo libro, che arriva in un momento importante come questo dove tanti cercano una vita migliore altrove, è importante parlare di integrazione”.
La presentazione è stata accompagnata da piacevoli interventi canori da parte degli alunni dei corsi di lingua e cultura italiana di Thayngen che, insieme al loro insegnante Massimo Melocco, hanno sorpreso il pubblico con l’intonazione dell’inno svizzero cantato sia in italiano che in tedesco, l’inno nazionale italiano e la famosa canzone “Mamma mia, dammi cento lire”.
Perché Giuseppe e Raffaele hanno deciso di dedicarsi a questa raccolta e di pubblicare un libro con le storie degli immigrati italiani? “Il significato fondamentale di questa raccolta – avendo accostato varie tematiche e ognuna con un proprio stile narrativo – è proprio quello di trarre vantaggio dal confronto dei tanti punti di vista. Che senso avrebbe, infatti, un trasferimento senza poter attingere alle esperienze costruttive altrui?”.
Inoltre “ci sono le testimonianze di chi è nato e vissuto in Svizzera, i cosiddetti secondos. La nostra speranza è che attraverso le storie di queste persone si possa ricavare un quadro esauriente di cosa significhi vivere oggi in Svizzera, a Sciaffusa”.
Manuela Salamone