I primi freddi favoriscono i raffreddori e le conseguenze di questi disturbi possono essere la sinusite, in termine medico la rinosinusite. Si tratta di un disturbo per lo più occasionale, ma alcuni hanno una predisposizione verso questo problema, quindi devono stare più attenti.
I sintomi della sinusite sono il naso chiuso, il bisogno di soffiarlo, pur senza riuscire mai a liberarlo. Il muco prodotto è denso e di colore giallastro o tendente al verde. Il soggetto può lamentare senso di pesantezza e di pressione ai lati del naso, dove ci sono i cosiddetti seni paranasali, cioè delle cavità poste nelle ossa del volto, a contatto con le cavità del naso da cui entra l’aria. Un modo per accertare la presenza di questa pressione è premere le zone ai lati del naso con le dita: si sente un po’ di dolore.
Un altro sintomo della rinosinusite è la tosse notturna, provocata dalla caduta del muco verso la gola, specie se si dorme a pancia in su. La rinosinusite, dunque, non nasce all’improvviso, ma è il risultato di un processo di infiammazione e di infezione successivo ad un banale raffreddore. Perché un raffreddore causa una rinosinusite? Perché a volte la produzione di muco da parte delle mucose che ricoprono i seni paranasali e le cavità nasali ostruisce il tubicino che passa tra queste e si forma un ristagno di muco dove crescono i batteri, in genere una settimana dopo il raffreddore, per cui si sviluppa l’infezione che si trasforma in infiammazione e questa crea problemi.
Il medico fa la diagnosi – sempre che non sia possibile alla vista e al tatto – dopo una rinoscopia, cioè dopo che s’inserisce nel naso un tubicino sottilissimo sulla cui punta c’è una minuscola videocamera che consente di esaminare lo stato delle mucose interne e di verificare dove si trova l’infezione. Le persone soggette alla sinusite sono quelle che hanno deviazioni del setto nasale, perché queste deviazioni favoriscono le ostruzioni. Sono soggette anche quelle che soffrono di poliposi nasale, cioè delle escrescenze di tessuto che ostruiscono il flusso dell’aria. Infine, sono soggette anche quelle che soffrono di raffreddore allergico, che favorisce il ristagno di muco.
Come si cura la rinosinusite? Si può curare con gli antibiotici, per un periodo non inferiore a dieci giorni, anche se i sintomi scompaiono prima. Infatti, i batteri devono essere debellati completamente per evitare ricadute. Si può curare con uno spray che contiene cortisone per diminuire l’infiammazione, oppure con spray decongestionanti per facilitare il deflusso del muco. Questi spray, però, non si possono somministrare ai bambini sotto i dodici anni e ai soggetti con problemi di ipertensione, perché contengono sostanze che alzano i livelli della pressione sanguigna. C’è comunque un rimedio non farmacologico che viene raccomandato per prevenire e curare il disturbo, ed è quello dei lavaggi nasali, che consistono in soluzioni fisiologiche predosate (si comprano in farmacia), cioè acqua sterilizzata e sale. La sacca va riscaldata fino a 47 gradi e poi deve essere posta sopra la testa del soggetto. Alla sacca va applicato il sottile tubicino di materiale flessibile che fa parte della dotazione. Poi, il soggetto si stende su un fianco, fa entrare il tubicino nella narice superiore e lascia che la soluzione penetri nelle cavità nasali. Se tutto viene eseguito correttamente, la soluzione esce dalla narice sottostante. Poi l’operazione deve essere ripetuta stendendosi sull’altro fianco. Durante l’operazione si può tranquillamente respirare con la bocca. Basta un minuto a narice. La soluzione a temperatura del corpo non disturba più di tanto. Il soggetto, finito il lavaggio, soffia il naso e respira bene perché ha rimosso le impurità interne alle cavità nasali, comprese le polveri e i batteri. Quindi, non solo respira bene, ma dorme anche meglio. Si consiglia di fare il lavaggio ogni sera prima di andare a letto.