Il 20 maggio si è tenuta presso la sede della SAIG una Conferenza alla quale hanno assistito molte persone che hanno seguito con notevole interesse e partecipazione gli argomenti trattati dai relatori presenti, L’on. Alessio Tacconi, il presidente della Ital-Uil Svizzera, Mariano Franzin e l’Avv. Alessandra Testaguzza.
Dopo le presentazioni ed i saluti di rito da parte del coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro, la parola è passata all’Avv. Alessandra Testaguzza che ha informato i presenti circa le novità in relazione alla cd amnistia sociale allo studio da parte delle istituzioni cantonali per dare risposte concrete a tutte quelle persone che usufruiscono di aiuti sociali cantonali e/o municipali, senza aver dichiarato di essere proprietari di beni all’estero.
Si tratta, invero, di uno degli argomenti che sta sollevando molti interrogativi e generando sempre più preoccupazione in questi ultimi tempi, soprattutto alla luce della legge federale che ha previsto la “mini” amnistia fiscale e che prevede un’autodenuncia alle autorità fiscali svizzere di tutti i beni esistenti nel proprio paese di origine e ovunque nel mondo.
L’Avv. Testaguzza ha riferito circa gli esiti dell’incontro con il Consigliere di Stato Mauro Poggia, che è, come noto, a capo del Dipartimento per l’impiego, gli affari sociali e la sanità (DEAS), avvenuto lo scorso lunedì 2 maggio, in occasione dell’intervista che ha concesso a “ciaoitalia.tv”. Fra le altre domande, una riguardava nello specifico l’argomento degli aiuti sociali concessi dal Servizio delle prestazioni complementari (SPC).
Il Consigliere Poggia ha specificato che, allo stato, sia in caso di autodenuncia, sia in caso di scoperta di beneficiari di aiuti sociali che non rivestano i requisiti prescritti dalla normativa di riferimento, vi sono delle conseguenze di tipo finanziario che possono anche essere piuttosto pesanti. Nel momento in cui il Servizio per le prestazioni complementari dovesse venire a conoscenza di beni, che non siano stati dichiarati e di proprietà di coloro che beneficiano di erogazioni sociali, è chiaro che l’ufficio deve anzitutto rimettere in discussione i termini di dette erogazioni (essendo cambiati i parametri), ricalcolare l’ammontare delle somme e, se del caso, sospendere gli aiuti, chiedendo la restituzione di quanto versato. Il periodo massimo è di 7 anni in retroazione. Le somme da restituire, in questo caso, potrebbero anche essere piuttosto rilevanti: pensiamo, ad esempio, all’erogazione di denaro per il solo pagamento dell’assicurazione malattia, che è nell’ordine, in media, di 600 CHF al mese. In un anno si può agevolmente calcolare almeno 6000 CHF che, moltiplicati per 7, danno un totale di 42.000 CHF. E’ stato dunque chiesto al Consigliere di Stato Poggia se vi siano soluzioni allo studio per venire incontro a queste problematiche.
Ebbene, la risposta è stata abbastanza positiva, dal momento che nel cantone è allo studio, in questi mesi, proprio l’ipotesi di un’amnistia sociale, che potrebbe prevedere la restituzione delle somme percepite retroagendo di un anno, o al massimo di due, per favorirne l’adesione. Questo andrebbe, però, di pari passo (come da specifiche pressioni parlamentari) con dei controlli più stretti in sede di studio delle domande o in fase successiva all’ottenimento degli aiuti sociali medesimi.
La parola è poi passata a Mariano Franzin che ha trattato l’argomento dell’IMU sulla prima casa da parte dei pensionati iscritti all’AIRE e dell’amnistia fiscale.
L’IMU non dovrà più essere pagato sull’immobile dichiarato come prima casa. La normativa è stata estesa anche ai pensionati italiani iscritti all’AIRE, i quali potranno scegliere su quale immobile non pagare l’IMU (solitamente quello che ha l’IMU più alta), a nulla valendo le eccezioni di alcuni Comuni che negano tale scelta con scuse pretestuose. L’agenzia delle Entrate, difatti, come ben riferito da Franzin, lo ha precisato. Gli unici Comuni ove questa regola non è in vigore, si trovano in Trentino-Alto Adige, regione, come noto a statuto speciale. Attenzione, però. Non pagano l’IMU i pensionati che vivono in Svizzera (o in Germania o in un altro paese europeo) e che percepiscono pensione svizzera (o tedesca o di altro paese europeo ive risiedono). Al contrario, se il pensionato vive in Svizzera ma percepisce, ad esempio, una pensione in Lussemburgo, l’IMU sulla prima casa dovrà continuare a pagarla.
L’ultimo ad intervenire è stato l’On. Alessio Tacconi, parlamentare eletto dai residenti all’estero, il quale ha fornito informazioni sul divieto della doppia imposizione e sul pagamento del canone TV da parte degli iscritti all’AIRE.
Sulla doppia imposizione ha sottolineato che, nonostante vi sia un divieto esplicito di non far pagare ai contribuenti le stesse tasse in due Stati diversi, vi sono dei casi in cui tale divieto non viene perfettamente rispettato, mettendo in atto prassi che in buona sostanza lo aggirano. Questa situazione è stata già segnalata al Ministero delle Finanze e si sta lavorando per risolvere questo problema.
Sul canone TV, nessuna differenza sussiste fra chi vive in Italia e chi vive all’estero e, dunque, tutti debbono pagare, nella bolletta della luce, la somma di € 100,00 all’anno, come previsto dalla normativa. L’On. Tacconi e l’On. Farina, facendo proprie le proteste di chi risiede all’estero e magari si reca in patria soltanto per un mese o due all’anno, e che si ritiene discriminato da questa normativa, hanno fatto una proposta di legge che è stata firmata da tutti. L’impegno c’è, riferisce Tacconi, ma di certo per il 2016 non ci saranno novità.
Inoltre, chi fosse interessato ad ascoltare tutta l’intervista al Consigliere di Stato Mauro Poggia, che ha risposto anche ad altre domande sulla disoccupazione e sull’eventuale abbassamento dei primi delle assicurazioni malattia, può farlo collegandosi, tramite Internet, sul sito www.ciaoitalia.tv.