La moglie di Assad da “Rosa del deserto” a “moglie del dittatore”
Asma, potere di un nome, potere dell’ambiguità del linguaggio. Se riferito alla nota malattia, asma evoca l’affanno, la sofferenza, una difficoltà notevole, perfino la morte. Se riferito alla moglie di Assad, Asma evoca la bellezza, la grazia e la parola ci fa entrare nella leggerezza. Asma come la “Rosa del deserto”, fascino sfuggente e misterioso, eppure a modo suo fresco e soleggiante. Ora l’Europa ha deciso di mettere da parte la “Rosa” e di considerarla la “Vipera del deserto”, quindi una donna capricciosa e infida, come solo le vipere sanno essere. Non le serve più il suo passato, non le serve più l’immagine della “regina” che si china su un ammalato sofferente e gli sorride, non le serve più nemmeno il suo passaporto britannico. I seguci della finanza e dei servizi segreti sono sulle sue tracce, cioè sulle tracce dei suoi conti, dei suoi soldi, dei suoi gioielli e dei suoi patrimoni, oltre che di quelli del marito. Già, perché da quando anche in Siria sono iniziate le proteste di piazza, le richieste di dimissioni rivolte al presidente Assad, figlio di quell’Assad padre che ha imperversato con la sua crudeltà e le sue trame per quarant’anni in Medio Oriente, le repressioni, le violenze, Asma ha rappresentato per molti mesi un enigma. Circondata da un’aureola di grazia e di buoni sentimenti, educata ai valori occidentali, almeno questo si crede in quanto nata a Londra e figlia di Fawaz Akhras, un noto uomo d’affari nato a Homs, in Siria, ma residente in Gran Bretagna, sunnita, mentre gli Assad sono alauiti, Asma, dicevamo, è stata sempre tenuta da parte dai sospetti di una qualsiasi implicazione nei giochi di potere. Tra l’altro, per aprire e chiudere una breve parentesi, in Siria ci sono delle somiglianze con l’Iraq di una volta. Anche Saddam era sunnita, mentre la maggioranza erano e sono sciiti. In Siria i sunniti sono la maggioranza e Assad, appunto alauita, guida il Paese ricevuto dal padre pur appartenendo ad una setta religiosa minoritaria. Insomma, i dittatori in Medio Oriente hanno sempre (o quasi) comandato senza l’appoggio democratico dei “sudditi”.
Dunque, Asma è stata un enigma. La domanda che si sono posti i commentatori è: cosa farà Asma? Potrà mai accettare che il regime diventi sanguinario? Fuggirà e racconterà al mondo tutte le sue angherie subite, l’isolamento imposto? Rivelerà i crimini commessi dal marito alla sua ombra? Queste sono state per mesi le domande, ma le risposte non ci sono state. L’Occidente, pronto ad esaltare chi pensa sia simile per educazione e cultura, è altrettanto pronto a chiudere gli occhi proprio sui diritti tanto esaltati in patria quanto misconosciuti altrove. Asma, ricca, bella e intelligente, donna in carriera, l’ha lasciata perché si era innamorata del marito e lo è tuttora. Non ha fatto nulla di quello che gli occidentali si aspettavano, cioè la fuga dalla Siria e il tradimento del marito. E’ rimasta, invece, al suo fianco, evidentemente non solo perché ne è innamorata ed è la madre dei suoi figli, è anche la parte di quella famiglia, di cui condivide se non tutto, quasi tutto, in ogni caso il potere e quindi i privilegi, ma anche il ruolo. Ecco perché i manifestanti, a torto o a ragione, se la sono presa con Asma, mandando le intercettazioni dei suoi sms o delle sue mail ai giornali inglesi, sms e mail da dove emerge l’Asma reale, non quella inventata dagli occidentali. Il regime dice che si tratta di falsi, gl’insorti dicono che si tratta di cose vere, fatto sta che emerge il ritratto di una donna forte, capace d’imporsi sul marito, seppure in quanto donna e madre e moglie. Afferma di essere lei il “vero dittatore” quando si tratta di farsi ascoltare. In una mail del 10 gennaio scorso ad un’amica, scrive che il marito “dà prova di essere forte, di non essere più disposto ad accettare disordini”, con ciò rivelando non solo di essere dalla sua parte, ma che essere forte è una dote che lei vuole ed apprezza.
Adesso Asma non può fare acquisti in Inghilterra e nemmeno altrove, all’estero, malgrado sia inglese di nascita e di passaporto e anche di cultura e di educazione. Non è più la “Rosa del deserto” ma solo la parte presentabile di una dittatura crudele, da eliminare. L’Europa, di solito divisa e incerta quando si tratta di prendere decisioni importanti, sul caso Siria mostra di marciare unita e decisa contro la dittatura di Bashar Assad, ancora saldo al potere, ma non si sa fino a quando, con una Siria che poi andrà ad aggiungersi al numero di quei Paesi occupati dagli islamisti più o meno moderati e fondamentalisti che avranno un unico scopo, quello di contrapporsi all’Occidente e all’Europa.