Il 40° congresso disegna la nuova. Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera
Un congresso partecipato quello che si è svolto gli scorsi 6 e 7 maggio a Sciaffusa ed al quale sono intervenuti, fra gli altri, il Sindaco di Sciaffusa Peter Neukomm, la Presidente del Cantone Rosmarie Widmer-Gysel, Isabel Garcia, presidente di Secondas Plus Zurigo e Werner Schärer, diretttore di Pro Senectute Svizzera.
D’altronde era nelle attese.
Claudio Micheloni, ormai storico Presidente della FCLIS, lasciava l’incarico dopo 20 anni (a lui il congresso, con grande e sincera emozione, ha titolato a vita la tessera nr. 1 del Movimento); i nuovi scenari nazionali e internazionali, la ripresa, anche coatta, di flussi migratori; la necessità di coniugare esigenze, culture, lingue, modalità di comunicazione, aspirazioni diverse in un contesto sociale multiforme, a cui si somma la volontà di consolidare la coesione di un movimento, per sua natura plurimo e plurale, imponevano una reinterpretazione del ruolo di un’associazione, come la FCLIS che, da quasi un secolo, si occupa dei diritti dei migranti e di processi di integrazione.
Ed è ciò che è avvenuto dopo due giorni di dibattito e di confronto, durante i quali è emersa la riaffermazione di un movimento che, orgoglioso di un riconosciuto glorioso passato, rivendica la sua natura apartitica, ma al contempo ne ribadisce quella fisiologicamente politica, consapevole che la sua ragione d’essere è certificata dalla sua capacità di progettare un futuro di cui vuol essere comunque protagonista.
Un obiettivo ambizioso, che si confronta con la realtà, che, con le sue difficoltà, propone quotidianamente nuove sfide: non da ultima quella di saper trasmettere il senso di appartenenza ad un Movimento come le Colonie Libere Italiane in Svizzera che, negli ultimi anni sembrava aver perso lo slancio dei tempi passati, proprio perché “vittima del proprio successo”. Centrati quegli obiettivi che avevano caratterizzato le battaglie degli anni passati – che hanno visto la FCLIS affiancare e talvolta sostituire le istituzioni locali e quelle italiane, sostenendo e attuando iniziative di accoglimento, prima, favorendo, poi, l’integrazione attiva delle comunità immigrate in Svizzera considerate storiche – sembravano affievoliti gli stimoli per continuare l’impegno, con il rischio di un appiattimento sulla conquista di un pur dignitoso e diffuso benessere sociale ed economico.
In altre parole: archiviata, e da tempo, l’epoca in cui gli italiani, al pari dei cani, erano conviventi sgraditi, il rischio è stato quello di bearsi, godendo dei risultati ottenuti.
Complice anche, per un certo periodo, il moltiplicarsi della vivacità del tessuto associativo (vivacità che nel frattempo è di molto scemata) e l’istituzione di organismi di rappresentanza quali il Comites e il CGIE e della stessa Circoscrizione estero, con i 18 parlamentari eletti fuori dai confini nazionali, è sembrato che il ruolo di un Movimento come le Colonie Libere potesse essere superato.
Ci ha pensato la realtà a dimostrare il contrario: gli organismi di rappresentanza, che restano una conquista per le e delle comunità italiane all’estero, hanno evidenziato che le politiche e i servizi per gli italiani all’estero vanno costantemente monitorati e sollecitati; le politiche locali, che riguardano i processi di integrazione dei nuovi arrivati, ma più in generale i diritti politici, sociali e civili, vanno seguite, accompagnate, comprese, spiegate, e infine partecipate; che il mondo del lavoro e la gestione del tempo libero, vanno riconsiderati alla luce del sempre più massiccio utilizzo delle nuove tecnologie; che le modalità e la fruizione della comunicazione obbligano a ripensare l’efficienza e la sicurezza dei veicoli attraverso i quali si trasmette e si realizza, fermo restando che un incontro faccia-faccia o una riunione non potranno mai essere sostituiti dai vari cinguettii, per quanto melodiosi gli stessi si sforzino dei essere. Ne deriva che associazioni come la FCLIS, non hanno esaurito il loro ruolo, devono semplicemente ricalibrarlo alle nuove esigenze che giorno dopo giorno si vanno configurando.
Con il suo 40° Congresso la FCLIS si è avviata con convinzione su questa strada. Lo ha fatto ridisegnando una nuova struttura dirigente che fosse meglio attrezzata per rispondere all’esigenza di essere più aderente ai territori (e quindi ai bisogni che da essi promanano) e al contempo di comunicare un forte senso di coesione e di condivisione di una visione articolata al sentirsi comunità.
La FCLIS si è dotata, pertanto, di una presidenza composta da 4 copresidenti, che sui territori di competenza, riconosciuti e riconoscibili, rappresenteranno il Movimento, e di una presidente nazionale che garantirà che il Movimento parlerà con una voce unica.
I copresidenti eletti sono: Enzo Bove, Simona Cerletti, Margherita Nuzzo, Maurizio Spallaccini.
Alla presidenza nazionale è stata eletta Anna Maria Cimini.
Nomine che rispondono ad un mix di genere, di esperienze e di visioni, e rappresentano un buon viatico per avventurarsi nel futuro forti di una solida consapevolezza di quel che è stato il passato.
Parafrasando, senza pareri irriverenti, verrebbe da dire che la FCLIS di domani sarà una e …cinquina. Più semplicemente diciamo che La FCLIS “ricomincia da… 5”.