È tornata l’ora legale e il primo pensiero che ci passa per la testa è che si dorme un’ora meno, un sacrificio che possiamo sopportare, visto che serve per sfruttare al massimo le ore di luce durante la bella stagione e a ridurre i consumi energetici. Ma la convenzione internazionale, grazie alla quale pare che si arrivi a risparmiare ben 220 milioni di energia in 7 mesi e garantirebbe minori emissioni di CO2 nell’atmosfera, potrebbe diventare permanente. Infatti, è stata avviata una petizione online per mantenere l’ora legale tutto l’anno, petizione emanata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) assieme a Consumerismo No Profit che ha già raccolto oltre 281.000.
Secondo i promotori della raccolta di firme, i benefici dovuti all’uso dell’ora legale sarebbero non sono solo economici ma anche ambientali, considerata appunto la consistente riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.
Proprio la situazione energetica è stata affrontata durante il summit EU insieme proprio alla questione green, giungendo alla conclusione che il Consiglio europeo invita al raggiungimento rapido di un accordo “per accelerare la transizione verde nonché a portare avanti senza indugio i lavori sulla proposta di revisione dell’assetto del mercato interno dell’energia elettrica dell’UE, con l’obiettivo di garantirne l’adozione entro la fine del 2023”.
La questione energetica è certamente legata alla dipendenza che i Paesi europei hanno dai combustibili fossili russi e quindi alla questione della guerra di aggressione perpetrata da Mosca che il Consiglio europeo ha condannato fortemente anche durante quest’ultimo incontro. In questo momento però la guerra innescata da Putin sembra sempre più portare verso una tangibile minaccia nucleare. Proprio in queste ore il mondo sta commentando la decisione del presidente russo Vladimir Putin, di dispiegare armi nucleari «tattiche» sul territorio dell’alleata Bielorussia, mossa anticipata da un aumento a larga scala degli attacchi e bombardamenti russi sull’Ucraina. L’annuncio mette in allarme tutti i Paesi dell’Occidente che hanno la colpa, secondo Mosca, di aver fornito ancora armi all’Ucraina, in modo particolare la Gran Bretagna che ha mandato munizioni ad uranio impoverito. Così viene stipulato in maniera celere una sorta di patto del nord tra Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia per la creazione di una difesa aerea comune con l’obiettivo finale – si legge in una nota dell’aeronautica danese – “di essere in grado di operare senza soluzione di continuità come un’unica forza, sviluppando un concetto nordico per le operazioni aeree congiunte basato sulla metodologia già nota della NATO”.
I tempi si allungano: non solo quelli di luce grazie all’ora legale, ma anche quelli bui della guerra e il danno non sarà certamente della portata della perdita di una sola ora di sonno.
Redazione La Pagina