Effetti collaterali – non molto marginali – della Pandemia nel mondo del lavoro svizzero
La pandemia ha causato dei profondi mutamenti sociali che si ripercuotono sulla vita della popolazione. In modo particolare il mondo del lavoro e dei consumi è stato messo alla prova e soprattutto è ancora adesso sotto pressione. Tutto il mondo ha risentito e subisce ancora oggi degli effetti pandemici e certamente non ne sono esenti i paesi nordici, gli insospettabili, quelli considerati da tutti tra i più floridi in termini di lavoro e tutto ciò che concerne questo importante settore, come guadagno, consumo e svolgimento delle mansioni. Parliamo proprio dei paesi del DACH, ovvero Germania, Austria e la nostra Svizzera che sembrano risentire fortemente delle conseguenze della Pandemia sul lavoro. A rivelarlo è uno studio recente, “Life and Work beyond 2020: The Change Makers”, richiesto da Avaya, fornitore globale leader di contact center, comunicazioni unificate e soluzioni cloud, che ha condotto interviste a un campione di 10.000 consumatori e dipendenti sparsi nel mondo. Dallo studio è emerso a chiare note l’insofferenza dei Paesi DACH per la vita e per il lavoro dopo il 2020, ovvero dopo la Pandemia da COVID-19, nonché la difficoltà di accettare nuovi modelli di prestazione e collaborazione in ambito lavorativo.
Home office e tecnologie
Una delle note dolenti è caratterizzato dal lavoro telematico o da remoto. Questo non sembra trovare i favori degli svizzeri non tanto perché non apprezzano la modalità “Work from Anywhere” (ben il 43% degli svizzeri apprezza le nuove opzioni del “lavoro ovunque” equiparandosi al 46% del livello globale), quanto invece per la frustrazione causata dalla perdita economica (energia, stampe, cancelleria, tecnologie a carico dell’economia domestica) e soprattutto in termini di perdita di produttività quando i datori di lavoro risparmiano sulle tecnologie per una comunicazione e una collaborazione efficienti. In questo ramo, la frustrazione colpisce il 54% dei lavoratori svizzeri che lamentano la perdita di produttività dovuta a tecnologie inadeguate come un ostacolo.
Ansia e paura per il lavoro
Un altro dato preoccupante che emerge dallo studio è la paura da parte dei dipendenti di perdere il lavoro. Non è una paura insensata se consideriamo che a livello mondiale “in totale, nel 2020 si sono registrate perdite occupazionali senza precedenti a livello mondiale rispetto al 2019, pari a 114 milioni di lavori”, secondo quanto si legge sul rapporto Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) “Nota OIL COVID-19 e il mondo del lavoro: 7aedizione, Stime e analisi aggiornate sull’impatto del COVID-19 sul mondo del lavoro”. Così, la paura di perdere il lavoro si traduce in mania del lavoro, che ha delle ripercussioni a livello della psiche. Ben il 43% degli intervistati a livello mondiale, infatti, si riconosce in questo quadro, in Svizzera sono il 35% i quali affermano anche di essere più insoddisfatti a livello lavorativo proprio dallo scoppio della pandemia. Il benessere psicofisico del lavoratore è fortemente compromesso, il 24% dei lavoratori in Svizzera dà la priorità al lavoro sul benessere personale con gravi conseguenze, come per esempio la difficoltà a raggiungere l’equilibrio tra lavoro e vita privata (32%); la sensazione di sentirsi intrappolati nella loro routine quotidiana (39%); la frustrazione tra il desiderio di prendere le cose un po’ più alla leggera e il timore di osare per paura di perdere il lavoro (46%).
Dalla parte dei clienti
In questo momento il contatto a distanza del cliente con le ditte diventa molto importante, per cui il cliente si aspetta delle prestazioni elevate da parte delle aziende, dallo studio però emerge che le aspettative dei clienti sono completamente deluse.
Da quanto traspare dai risultati dello studio i clienti si aspettano una buona esperienza nel contatto a distanza con le ditte, il 69% degli intervistati pensa che le aziende dovrebbero cercare di rendere felici i propri clienti, ma non è quello che avviene, soprattutto in Svizzera dove solo il 7% delle aziende ci riescono. Però c’è anche un dato positivo avvertito dai clienti intervistati: per il 20% degli svizzeri i dipendenti del servizio clienti risultano più cordiali e più empatici rispetto all’anno pre-COVID 2019, magari sarà proprio per la paura di perdere il lavoro?
Redazione La Pagina