Il Tribunale ha condannato Valentino Talluto per l’accusa di lesioni aggravate. In aula alla lettura della sentenza presenti le vittime del contagio
Ventiquattro anni di carcere è la condanna inflitta dai giudici della Terza Corte d’Assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, a Valentino Talluto, il 33enne sieropositivo accusato di aver infettato decine di persone con rapporti non protetti mentendo sul suo stato di salute. La decisione è stata presa dopo oltre dieci ore di camera di consiglio ed è stata emessa nell’aula bunker di Rebibbia alla presenza dell’imputato e di alcune delle ragazze vittime dell’infezione che si sono costituite parte civile. L’accusa prevedeva la colpevolezza dell’imputato per lesioni gravissime ed epidemia dolosa che però non gli è stata riconosciuta.
I fatti
L’uomo ha agito tra il 2006 e il 2015, periodo in cui Talluto ha avuto rapporti non protetti con diverse ragazze tra i 20 e i 30 anni che non sapevano della sua sieropositività. A tutte chiedeva di non usare il profilattico, per provare maggior piacere durante i rapporti, e tante lo accontentavano. Talluto era a conoscenza del proprio stato di salute dopo aver fatto un test Hiv, proprio dal 2006, anno dal quale sono stati presi in considerazione dalla polizia giudiziaria del tribunale di Roma i fatti presentati in aula.
Classico bravo ragazzo
”Molte delle ragazze che lo hanno frequentato erano al loro primo rapporto sessuale” ha detto il pubblico ministero Elena Neri, spiegando che “ai loro occhi” era sembrato da subito “rassicurante e pieno di attenzioni”. Il 33enne si presentava dunque come il classico bravo ragazzo. Conosceva le sue vittime in chat e faceva in modo che si innamorassero di lui e, accusa il pubblico ministero nella sua requisitoria, “ne approfittava, agendo con malvagità”.
In tutto il periodo delle indagini, inoltre, “non ha mai dimostrato pentimento, non ha mai collaborato” e, ha aggiunto l’accusa, “ha reso dichiarazioni false: il suo era un modo per seminare morte”. Il pubblico ministero ha ricordato, poi, l’episodio di una ragazza incinta a cui Talluto aveva chiesto di avere rapporti non protetti pur sapendo di essere sieropositivo con rischi sia per la donna e che per il feto. La condotta di vita di Talluto, ha detto il pm, ”era improntata alla ossessiva spasmodica e patologica ricerca di intrattenere rapporti sessuali promiscui con chiunque fosse” tanto che, ha spiegato, “frequentava anche locali per scambisti”.
In alcune occasioni ”è arrivato persino a falsificare un test dell’Aids per negare alla partner di essere causa di un contagio e inventando ogni genere scusa pur di avere rapporti senza profilattico. Diceva di essere donatore di sangue e quindi di non avere problemi di salute oppure di essere allergico al lattice per evitare l’uso del preservativo”.
La sentenza
Caduta l’accusa di epidemia dolosa da Hiv, secondo la sentenza, Valentino Talluto è colpevole di lesioni gravissime nei confronti delle vittime del contagio da Hiv, come chiesto dalla procura. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno.
“Questa sentenza fa giurisprudenza perché non c’è mai stato alcun precedente in materia – sostiene la pm Elena Neri – anche perché nessuno ha mai fatto quello che ha fatto Talluto”. Al momento della lettura Talluto non ha avuto reazioni, mentre le vittime presenti in aula si sono abbracciate piangendo. “È la nostra piccola grande vittoria. Giustizia è fatta. Ora ci unisce la gioia e la voglia di continuare ad andare avanti”, questi i primi commenti dopo la sentenza da parte delle ragazze vittime del contagio costituitesi parte civile al processo contro ‘l’untore’ dell’Hiv.
Le giovani hanno seguito l’intero processo, senza saltare una seduta fino alla sentenza di questa sera. Con loro erano presenti anche tre uomini infettati da donne diventate sieropositive a causa del sesso con lui, e un bambino nato da una sua ex partner oggi sieropositiva. Il piccolo ha contratto il virus dalla madre durante il parto e ora è affetto da Hiv ed encefalopatia.
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foto: Ansa