Non spetta a me emettere verdetti e fino alla sentenza finale del giudice chiunque è da ritenersi non colpevole; però sono convinto che il caso del compagno Antonio Giacchetta sia d’interesse collettivo.
Similmente sono pienamente persuaso che l’ex responsabile della sede di Zurigo del patronato INCA-CGIL è da ritenersi un personaggio pubblico per l’attività politica-assistenziale svolta.
Ciò premesso, mi accingo a scrivere il mio modesto, libero e disinteressato pensiero, senza alcuna intenzione maramaldeggiante. Alcuni connazionali ritengono di essere stati truffati da Antonio Giacchetta quando questi era stipendiato dall’Associazione INCA-CGIL (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza-Confederazione Generale Italiana del Lavoro) Svizzera.
Nell’intento di unirsi in comitato e porre azione legale collegiale, alcuni di coloro che sostengono di essere stati truffati si riunirono, sabato 12 settembre c.a., nel salone Pirandello della “Casa d’Italia” di Zurigo.
Alla manifestazione parteciparono anche il Ministro Plenipotenziario dottor Mario Fridegotto, Console generale d’Italia, Luigi Rota, responsabile CGIL per gli Italiani nel mondo, e tre parlamentari del PD che (per strana coincidenza o intenzionalmente?) sono collegati a tre diversi patronati: il deputato Franco Narducci all’ACLI, il senatore Claudio Micheloni all’EPASA e il deputato Gianni Farina all’INCA-CGIL del quale era addirittura funzionario fino a quando non è approdato alla Camera.
Se le accuse rivolte al compagno cigiellino Antonio Giacchetta dovessero risultare vere, aumenterebbe, forse anche ingiustamente, la sfiducia in tutti gli enti assistenziali italiani che operano all’estero. Allora non deve meravigliarci più di tanto la presenza dei tre parlamentari piddini, speranzosi nella costituzione di un Comitato indipendente, composto solo dai truffati, e in una colletta.
A questo punto non posso esimermi dal far presente all’On. Franco Narducci che la comunità italiana in Svizzera non ha ancora digerito l’esito miserevole della raccolta fondi per i bambini iracheni.
Dalle parole di coloro che si dichiarano truffati traspariva la dignità, ma anche la rabbia di chi sarebbe stato depredato dei propri risparmi di una vita e dell’immane fiducia che aveva posto in chi operava nel nome di un ente assistenziale.
Luigi Rota, rappresentante CGIL-Italia, sostenne che è compito della magistratura, dopo aver appurato se e come sono stati commessi illeciti, condannare i colpevoli. Fece inoltre notare che se truffa c’è stata fu commessa dal “funzionario indipendente e infedele” Antonio Giacchetta, agendo a titolo personale, in un’attività svolta fuori sede e parallela a quella di dipendente del patronato INCA-CGIL.
Il rappresentante della CGIL venuto dall’Italia (premesso che deve essere appurato dalla magistratura) fece presente che la truffa si sarebbe resa concreta anche grazie al timbro consolare e alla firma apposta dal delegante. I truffati sostennero di aver parlato di pratiche assistenziali con Antonio Giacchetta solo negli uffici del patronato INCA-CGIL. Il Console Mario Fridegotto disse di essere fiducioso nella giustizia e fece presente che, dalla documentazione in suo possesso, le indagini potrebbero dimostrare che il fantomatico coinvolgimento del Consolato Italiano è frutto di un taglia e incolla (termine informatico) eseguito al computer, usando, per di più, l’immagine di un timbro non valido per autentificare le firme.
Gli accusatori di Antonio Giacchetta ex direttore (ripeto: direttore) della sede di Zurigo del patronato INCA-CGIL, (Luisenstrasse, 29), dove ha sede legale l’Associazione INCA-CGIL Svizzera, decisero di unirsi nel “Comitato vittime della truffa cassa pensione”.
È compito della Magistratura indagare ed emettere sentenze. Mi sia consentito, però, di esprimere alcune mie modeste considerazioni, sebbene io non abbia conseguito titoli di studio in giurisprudenza.
Precisiamo una cosa: Antonio Giacchetta non era un semplice dipendente o impiegato (sostantivi scritti nella Lettera dell’INCA-CGIL Svizzera ai cittadini italiani di Zurigo), né tantomeno un funzionario indipendente, come il 12 settembre 2009 lo definì Luigi Rota, ma (vedi comunicato emesso a fine gennaio dell’anno in corso dall’INCA-CGIL Svizzera) era direttore di sede, pertanto controllabile solo dai suoi superiori.
Nel citato comunicato si legge anche che l’Associazione INCA-CGIL Svizzera aveva “disdetto con effetto immediato il rapporto di lavoro con il direttore della sede di Zurigo Antonio Giacchetta per irregolarità commesse nello svolgimento delle sue funzioni”.
Ergo, Luigi Rota è smentito anche la seconda volta dai suoi colleghi in terra elvetica.
Non è nemmeno mia intenzione surrogare i magistrati ma, se ricordo bene, l’articolo 55 del codice svizzero delle obbligazioni sancisce: “Il padrone di una azienda è responsabile del danno cagionato dai suoi lavoratori o da altre persone ausiliarie nell’esercizio delle loro incombenze di servizio o d’affari, ove non provi di avere usato tutta la diligenza richiesta dalle circostanze per impedire un danno di questa natura o che il danno si sarebbe verificato anche usando tale diligenza. Il padrone ha diritto di regresso verso l’autore del danno, in quanto questi sia pure tenuto al risarcimento”.
Spero di riuscire a sapere se l’Associazione INCA-CGIL Svizzera, dopo aver licenziato il direttore della sede di Zurigo, Antonio Giacchetta, affisse dei volantini all’interno della sede e comunicò agli altri patronati italiani in Svizzera i motivi per i quali il Giacchetta era stato licenziato, per evitare che il loro ex stipendiato collaborasse con altri patronati, anche se solo come corrispondente volontario e gratuitamente.
Intanto: esorto il Ministro per gli Affari Esteri, l’On. Franco Frattini, ad attivarsi affinché sia stanziato subito un fondo dal quale attingere e, attraverso le autorità consolari italiane in Zurigo, destinare, sotto forma di prestito a interessi zero, ai nostri connazionali truffati una cifra pari al proprio ammontare presso la Cassa pensione, per sostenere le spese processuali e un assegno mensile per sussistenza familiare; chiedo al Ministro Maurizio Sacconi di vagliare se sussistano le condizioni per revocare o sospendere fino a data da stabilire l’autorizzazione concessa al patronato INCA-CGIL di operare in Svizzera; invito i membri del “Comitato vittime della truffa cassa pensione” di diffidare dei politici collegati ai patronati e di coloro che sono stati dirigenti di società o associazioni fallite.
Antonio Lanza
Presidente MO.D.I.E.
Rosengartenstrasse, 23 8037 Zurigo