Un mese piovoso, capriccioso, a tratti freddo e poco primaverile. È questa l’immagine che ci lascia il mese di maggio che stiamo per abbandonare. Ma insieme alle follie del meteo, possiamo invece constatare due notizie importanti: l’allentamento di molte restrizioni che ci aprono la porta alla normalità e la fine dell’Accordo quadro, che invece chiude la porta delle trattative con l’UE.
Che fosse nell’aria si capiva da tempo, la campagna vaccinale ha certamente il suo merito, ma finalmente possiamo dire che il ritorno alla normalità quotidiana non sembra essere così lontana. Il Consiglio federale, infatti ha rallegrato la popolazione (e le aziende) con le nuove disposizioni che da oggi, 31 maggio, permettono una maggiore libertà di movimento e di azione. Le prime a tirare un sospiro di sollievo sono le attività come piscine coperte e centri wellness che, dopo mesi di chiusura, possono accogliere i propri clienti. Seguono i ristoranti che possono ospitare i clienti anche al coperto con l’apertura delle sale interne dove è concesso un massimo di quattro persone, sedute e distanziate, oltre al tracciamento dei contatti. Più libertà di movimento anche per gli eventi con pubblico e gli eventi religiosi, dove si passa da un massimo di 50 a 100 persone all’interno e da 100 a 300 all’esterno. Infine, anche il telelavoro passa da obbligatorio a consigliato. Inoltre il Consiglio federale ha annunciato ulteriori allentamenti nelle settimane successive, insomma tutto lascia presupporre finalmente un ritorno alla tanto agognata normalità.
Sul fronte degli accordi con l’UE, invece le cose non sembrano andare così lisce. Più che di Accordo quadro, possiamo parlare di disaccordo generale perché “gli ostacoli erano troppo alti”, ha spiegato il presidente della Confederazione Guy Parmelin. Secondo quanto spiegato dal consigliere dell’Udc, la Svizzera ha cercato a lungo di migliorare l’accordo senza alcun successo e dopo ben sette anni di negoziati si è semplicemente giunti alla “fine di un ciclo”. In parole povere, questo ciclo di trattative, durate sette anni, si conclude perché “sussistono ancora divergenze sostanziali tra la Svizzera e l’UE in alcuni settori chiave” che riguardano, nello specifico, prima di tutto la protezione dei salari svizzeri (più alti rispetto a quelli dell’UE) e per i quali sarebbe intervenuto il principio “a lavoro uguale, salario uguale”, che però, senza le dovute modifiche, avrebbe potuto intaccare il livello alto degli stipendi elvetici. A questo punto si unisce anche il disaccordo per le disposizioni europee sugli aiuti di Stato e la direttiva sulla libera circolazione delle persone. In proposito Berna aveva avanzato che venissero “esplicitamente stabilite alcune eccezioni”. La libera circolazione, infatti, potrebbe rendere più facile l’accesso dei cittadini europei alle prestazioni sociali svizzere, con possibili ripercussioni anche sui costi dell’assistenza sociale. Venendo a mancare il raggiungimento degli accordi su questi punti fondamentali, il Governo svizzero ha “pertanto deciso” di non firmare l’Accordo quadro.
Maggio però ci saluta con una notizia che non può essere messa in evidenza: l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti sarà la prima donna europea al comando della Stazione spaziale internazionale (ISS). La notizia viene annunciata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), proprio mentre in Italia avanzava l’assurda polemica innescata dal senatore Pillon, per il quale le materie scientifiche sono più indicate per gli uomini mentre le donne sono più predisposte alle “materie legate all’accudimento”. Speriamo che, dall’alto delle sue predisposizioni, Samantha Cristoforetti rivolga ogni tanto il suo pensiero in basso, a Pillon – quindi molto in basso – dimostrando che ognuno, al di là del genere, ha diritto al proprio spazio!
Redazione La Pagina