Dopo il caso Boccia-Sangiuliano, un nuovo terremoto mette a dura prova il Governo Meloni
Poca fortuna al Ministero della Cultura che, dopo il caso Boccia-Sangiuliano, adesso si trova ad affrontare un nuovo terremoto che coinvolge questa volta il neoeletto capo di gabinetto Francesco Spano e scuote l’assetto del Governo Meloni.
Un primo colpo era giunto ben prima, con le dimissioni di Vittorio Sgarbi dal ruolo di sottosegretario alla Cultura, indagato con l’ipotesi di reato di riciclaggio di beni culturali, era lo scorso febbraio e sembrava che il Governo avesse retto il colpo. Ma il peggio doveva ancora arrivare, sempre da parte del ministero della Cultura, quando ad agosto è scoppiato il caso che ha investito il ministro Sangiuliano. Questa volta però l’evento ha avuto molta più risonanza e perfino conseguenze legali, attualmente in corso, che hanno investito i due protagonisti. Il ministro Sangiulino ha dato le dimissioni, ha concesso interviste, si è scusato in lacrime, si è difeso ed ha attaccato, ma soprattutto ha reso un grave danno al Governo Meloni intaccando la sua solidità.
Nonostante la vigorosa crepa alla facciata del Governo, Giorgia Meloni si è premurata di eleggere in tempi record il nuovo Ministro alla Cultura, Alessandro Giuli, sperando così che il nuovo assetto reggesse all’ennesimo colpo. Purtroppo non è andata così perché in tempi brevi scoppia il nuovo caso, ancora una volta al ministero della Cultura e che coinvolge in maniera specifica Francesco Spano, eletto da appena 10 giorni capo di gabinetto dal ministro Giuli.
Le dimissioni di Spano dopo l’annuncio di Report
È proprio il ministro Giuli a volere fortemente Spano al Collegio Romano, con lui aveva già collaborato quando era alla guida del Maxxi e Spano arriva al posto del predecessore, Francesco Gilioli, revocato dallo stesso ministro della Cultura perché era “venuto meno il rapporto fiduciario” tra i due, forse proprio a seguito del caso Boccia.
Le dimissioni di Spano arrivano come un fulmine a ciel sereno, l’ex capo di gabinetto spiega di sentirsi vittima di “sgradevoli attacchi personali” che non gli consentono di “mantenere quella serenità di pensiero necessaria” a continuare, come si legge nella sua lettera di dimissioni. Ma quello che non dice è che le dimissioni arrivano immediatamente dopo l’annuncio di una nuova inchiesta del programma Report, che andrà in onda domenica. Non è ancora chiaro di cosa parli effettivamente l’inchiesta di Report, ma sono venute alla luce diverse anticipazioni che riguarda il periodo in cui Spano era a capo di Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e da un’inchiesta di allora venne fuori che l’Ufficio aveva finanziato un’associazione per i diritti Lgbtq, nelle cui sedi si sarebbero svolti anche dei rapporti sessuali a pagamento.
La responsabilità di Spano venne poi esclusa dalla Corte dei Conti, per questo – secondo a quanto affermato da Report – era partita l’iniziativa legale di Spano nei confronti di varie testate o programmi.
Duro colpo per il Governo Meloni
Il caso, anche se fa riferimento ad eventi ben lontani, svela delle problematiche effettive in seno alla classe dirigente di questo Governo. Se per il caso Sangiuliano (per dire il più recente e anche il più eclatante) Meloni difendeva il suo ministro prima di accettarne le dimissioni, per questo caso non può che prenderne le distanze: “Non ho parlato con Giuli né quando lo ha nominato né quando si è dimesso Spano”, insomma “tendenzialmente non me ne sono occupata – afferma la presidente del Consiglio – Seguo quel che esce sui giornali. “Quando si parlava della nomina di questa persona aggiunge Meloni c’è stata anche una polemica, da FdI mi dissero che c’era nervosismo per questa nomina”.
L’ombra omofoba all’interno di FdI
Proprio l’affermazione di Meloni riguardante i malumori all’interno di FdI sulla nomina di Spano apre una nuova questione che avvicina il partito di Governo, e soprattutto alcuni esponenti più conservatori, all’associazione Pro Vita & Famiglia, che in occasione della nomina di Spano si erano indignati chiedendo di rimuoverlo dal ruolo appena assunto. Non a caso, una volta giunte le dimissioni, l’associazione Pro Vita ha commentato che sono “la degna conclusione di una vicenda politica indecente gestita in modo fallimentare fin dal principio: il ministro Giuli non avrebbe mai dovuto promuovere un funzionario legato al Pd di cui lo stesso centrodestra pretese le dimissioni nel 2017 per lo scandalo all’Unar e Palazzo Chigi non avrebbe mai dovuto dare il suo benestare”. L’associazione inoltre chiede a Giuli di scusarsi “con gli elettori di centrodestra per la fallimentare gestione politica”. Nello stesso tempo, oltre al tono trionfalistico dell’associazione Pro Vita & Famiglia, emergono anche i toni omofobi e offensivi nei riguardi di Spano da una chat del partito di FdI, dove sarebbero apparsi insulti per il suo orientamento sessuale, per il quale Spano sarebbe stato definito addirittura “pederasta”.
Spano: “un tritacarne politico ingiusto”
“Sono finito in un tritacarne politico ingiusto e ingiustificato. Un tritacarne fuori misura. I Pro Vita hanno fatto le loro valutazioni. Io le rispetto. Posso capire le critiche alle mie scelte di vita, non pretendo che tutti la pensino come me o vivano nel mio stesso modo. Ma non mi aspettavo un attacco alla mia vita privata e alle mie scelte”, è il commento di Francesco Spano in una intervista su Repubblica dove spiega di essersi dimesso “perché non era più possibile lavorare in questo contesto. Un clima non piacevole si era già instaurato non appena il ministro, che ringrazio, mi ha scelto come suo capo di gabinetto”. Proprio il ministro Giuli intercettato dai cronisti durante un intervento alla presentazione della rivista della Biennale di Venezia, minimizza il caso come “legittimo chiacchiericcio mediatico”, “ampiamente sopravvalutato” e assicura di sentirsi “sostenuto dalla maggioranza”.
Redazione La Pagina