La “generazione stress” vuole tutto nella vita: casa, carriera, soldi e glamour
Cosa preoccupa i giovani svizzeri, statunitensi, brasiliani e di Singapore? Una generazione che quasi non sa più distinguere tra online e offline? E come immaginano il loro futuro? Queste sono solo alcune delle domande che l’istituto di ricerche gfs.bern ha posto ai giovani, su incarico di Credit Suisse.
La “generazione stress”: vuole tutto nella vita, è costantemente online e sempre alla ricerca dell’ultima app. Tuttavia, al tempo stesso, i giovani stanno vivendo un periodo politicamente intenso, in cui l’informazione politica viene diffusa e discussa sempre più tramite internet. Questo è quanto si legge nel rapporto di ricerca di quest’anno.
L’abitazione propria è il più grande sogno in termini finanziari in tutti i paesi – ciò potrebbe dipendere da una maggiore necessità di sicurezza finanziaria e/o dai tassi d’interesse più bassi: le ipoteche sono “economiche” e investire altrove il denaro in modo redditizio è sempre più difficile.
Per quanto riguarda le aspirazioni e i sogni di carriera, i giovani sembrano molto influenzati dalle storie di successo di Mark Zuckerberg e dei milionari e miliardari di altre start-up. Alla domanda su chi sia il datore di lavoro preferito molti rispondono di voler essere indipendenti – tranne che in Svizzera. Forse questo dipende dal fatto che qui, almeno per il momento, mancano ancora dei modelli oppure sono poco conosciuti.
Aumentano i giovani indebitati
Il rapporto spiega poi come un grande cambiamento riguarderebbe anche il livello di indebitamento in Svizzera. Aumentano i giovani che affermano di essere indebitati nei confronti di un gestore di telefonia mobile. L’anno scorso erano il 3%, oggi sono il 7%, più del doppio ma sempre pochi se confrontati a livello internazionale. Tuttavia, in nessun altro paese questo tipo di debito è aumentato così tanto come in Svizzera, e allo stesso tempo, per il 33% degli intervistati, gli impegni finanziari rappresentano un onere grande o molto grande.
Grande tema: internet e smartphone
Un altro punto interessante del rapporto è quello della comunicazione. Se si vogliono capire i giovani, bisogna sapere come comunicano. Non sorprende molto il fatto che solo un quarto (Svizzera) o circa un quinto dei giovani (USA, Brasile, Singapore) ritiene che “restare offline di tanto in tanto” sia in e lo faccia realmente.
Una spiegazione potrebbe essere che i giovani di ogni epoca hanno sempre temuto di perdersi qualcosa di interessante. Una motivazione più profonda potrebbe essere che gli intervistati non fanno alcuna distinzione tra online e offline. Per la generazione dei nati a partire dal 1991 e che non conosce il mondo senza internet, il mondo analogico e quello digitale sono indissolubilmente legati ormai da tempo.
Allo stesso tempo però il rapporto accenna anche al fatto che molti giovani hanno già avuto esperienze negative con la comunicazione su internet. Il 40% negli USA, il 25% in Brasile, il 33% a Singapore e il 39% in Svizzera ha ammesso di essere stato vittima di molestie o di aver subito un vero e proprio mobbing su Facebook.
La sociologa Sherry Turkle, una delle prime ricercatrici a occuparsi di cultura digitale, ha commentato i risultati del rapporto, dicendosi sempre più critica, negli ultimi anni, nel suo giudizio: “C’è un aspetto in particolare che ha influenzato il mio pensiero. Prima, quando volevamo passare del tempo online, accendevamo il PC. Adesso abbiamo i cellulari che sono sempre accesi e che portiamo sempre con noi. In poche parole siamo sempre connessi. La nostra attenzione è perennemente divisa fra le persone che possiamo raggiungere col cellulare e chi è fisicamente con noi in quel momento. Così facendo le procuriamo uno stato confusionale.”
Fonte: Barometro della
gioventù Credit Suisse 2016