A che punto sono le relazioni fra la Svizzera e la Unione Europea-UE ? Di questo interrogativo si è occupato il recente convegno “Vivere la Svizzera nel cuore dell’Europa”, organizzato a Lugano presso la Università della Svizzera Italiana dalla associazione Coscienza Svizzera in
occasione del suo settantesimo anniversario. Coscienza Svizzera, gruppo apartitico, è la principale associazione civica della Svizzera di lingua italiana. E’ Riconosciuta dal Consiglio Federale ed è membro del Forum Helveticum. Quest’ultimo coordina ben trenta diverse organizzazioni confederate attive in ambito politico, culturale, confessionale, economico e di utilità pubblica. Il convegno, dicevamo, ha riunito alcuni tra i massimi esperti: i docenti universitari luganesi Remigio Ratti, Boas Erez, ed il ginevrino René Schwok; il dirigente sindacale Renzo Ambrosetti; Mauro Dell’Ambrogio, Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione; Gret Haller, ex presidente del Consiglio Nazionale; l’economista Sergio Morisoli e l’ambasciatore Alexis Lautenberg, già negoziatore svizzero presso la Unione Europea. Al consigliere federale Ignazio Cassis, capo del Dipartimento Federale degli Affari esteri a Berna, è infine toccato riassumere lo stato dei lavori. Svizzera ed UE rimangono interlocutori destinati comunque a dialogare: l’ Europa rappresenta un mercato di 500 milioni di persone e ha scambi giornalieri per un miliardo franchi con la Confederazione. Le reciproche relazioni sono regolate da due serie di accordi fra le parti, cioè bilaterali: del 1999 e 2004. Complessivamente, questi semplificano i rapporti in tema di lavoro, merci, servizi, e facilitano il dialogo anche su: trasporti, fiscalità del risparmio, istruzione e pensioni. La Svizzera é per sua natura allergica alla concentrazione dei poteri governativi, cio’ che invece caratterizza i paesi europei. Quindi i negoziati tra le rispettive diplomazie rimarranno complicati, ma restano essenziali specie per una reciproca chiarezza del diritto, offrire agli investitori dei riferimenti legali affidabili, e per estendere la cooperazione esistente anche ad altri settori. Inoltre, le attuali continue evoluzioni di mercato rinnovano la necessità di un accordo con l’Europa ad ampio raggio, cioé istituzionale, anche su ulteriori punti come: evoluzioni normative, sorveglianza, interpretazione e composizione delle controversie che nella pratica derivano dalla applicazione degli accordi esistenti. Attualmente l’ UE critica la Svizzera per avere regolamentato le relazioni bilaterali con procedure troppo restrittive. Per esempio: agli operatori economici comunitari che intendano lavorare in Svizzera sono preventivamente imposti un obbligo di preavviso e un deposito cauzionale. Proprio per risolvere questo tipo di divergenze, al momento le parti hanno proposto la creazione di un tribunale arbitrale. Cio’ sembra confermare una loro volontà di dialogo rinnovata, ma probabilmente ancora non risolutiva in tempi brevi.
NL TOMEI