Si possono immaginare mondi diversi da quello reale, alcuni si dilettano a vagheggiarne di migliori, altri a dipingerne di peggiori, seguendo liberamente i capricci della propria fantasia. Da quasi trent’anni, quello della Lega Nord si tinge di colori sempre più bizzarri, quasi fosse la mano di uno Hieronymus Bosch postmoderno a guidarne il pennello, dando vita a un affresco che risulta essere una via di mezzo fra La nave dei folli e il Giudizio universale. Al di là dei gusti artistici, anche gli amanti delle belle arti secessionistiche non hanno potuto non notare una fenditura, un preoccupante indizio di lacerazione della possente tela celtica, e il motivo di ciò non avrebbe potuto essere anticipato nemmeno dal più fantasioso dei commediografi: i guerrieri delle Alpi si stanno dando battaglia a causa di… un campano, un casalese per essere precisi. Il nome di questo impenitente sfasciapartitinordiciceloduristi è Nicola Cosentino, parlamentare del PDL e indagato da un paio d’anni da più di un magistrato. Scampato all’arresto nel gennaio 2010 anche grazie ai leghisti che votarono compatti, pochi giorni fa, dopo un’altra richiesta di autorizzazione d’arresto, l’ha scampata nuovamente e sempre grazie ai deputati verdestellati. Ma con un voto meno granitico: una fetta del partito facente capo a Maroni non ha ravvisato alcun fumus persecutionis e ha invece scorto nelle indagini dei giudici l’inquietante sospetto che il loro collega tanto perseguitato non sia. Bossi non ha gradito, uno stentoreo grido di vendetta ha attraversato valli, laghi e pianure fino a infrangersi contro gli indifferenti Appennini, e da inflessibile capo dei capi ha deciso di farla pagare all’anticasalese. Come? Sospendendo tutti gli incontri pubblici in cui era prevista la presenza dell’ex ministro. La reazione di Maroni è stata immediata, ha esternato dal suo profilo facebook con toni agitati che lui non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e che non lascerà mai la Lega Nord in mano ai cattivi consiglieri del capo (mai attaccare i totem, meglio prendersela con i più piccoli, la sua strategia). Di tutto questo, su La Padania non si trova ad oggi traccia; giornale chiaramente in declino da quando hanno assunto un correttore di bozze di Manfredonia.
In tutto questo la base si è divisa in due tronconi: bossiani che ritoccano le foto dello stato maggiore del partito, e maroniani che invitano il sovversivo nelle loro sezioni in barba al Totem e ai suoi sodali. Ma a preoccupare il partito dell’ampolla non sono i due litiganti, ma chi assiste e non partecipa, stralunato e deluso; chi pensava che il mondo fosse una bussola che indicasse sempre e solo il nord e ora si ritrova disilluso e senza direzione: “Ma come, anni a boicottare le arance siciliane, a far macumbe per risvegliare il Vesuvio, a tacciare tutti di mafia da Viterbo in giù e tu mi vai in parlamento a salvar uno sospettato di camorra?” avrà pensato la casalinga di Cantù, infornando la pizza di nascosto al marito autarchico, un duro e puro che mangia polenta e panettone anche a ferragosto. “Ma come, anni a dire che la spazzatura del sud al nord non la vogliamo, anni a dire che i napoletani meritano colera, peste e corna, e poi salviamo dalla galera Cosentino, uno accusato per riciclaggio di rifiuti tossici?” avrà pensato il carpentiere di Martellago, riempiendosi il bicchierino di limoncello, che tanto gli piace, nascosto dentro un insospettabile flacone di profumo: Maschi odori della Val Brembana. E il carpentiere, la casalinga, il commesso, l’impiegata erano già giorni che faticavano a capire un’altra presa di posizione della Lega Nord: le rimostranze nei confronti dell’Agenzia delle Entrate rea di aver controllato i conti di alcuni esercenti di Cortina d’Ampezzo in piene feste natalizie, invece di far le pulci ai centri vacanza in Costa Smeralda (inutile spiegare che per quanto faccia meno freddo, in Sardegna nessuno prenota sdraio e ombrellone a fine dicembre). “Ma come, prima difendi chi puzza di evasione al Nord, e una settimana dopo mi difendi chi puzza di galera al Sud?… Che ‘sta storia dei veneti tutti buoni, dei lucani tutti cattivi, dei rumeni tutti ladri, degli albanesi tutti violenti che mi ha raccontato il mio babbo non sia vera? Che sia solo una trovata per difendere i veneti amici del Boss, i lucani amici del Boss… cattivi o cattivi che siano?” inizia a chiedersi un bambino di Verzuolo, giocando fra i banchi dell’asilo, con amici dagli occhi a mandorla, dai capelli rossi, dall’accento pugliese, dalla pelle scura e tutti italiani, italiani che fra vent’anni rideranno degli italiani che prendevano sul serio lo strano mondo della Lega Nord.
Antonio Ravi Monica