Musicista, compositore e cantante di alcune delle canzoni più celebri della tradizione musicale italiana, Angelo Branduardi torna in Svizzera per incantare il pubblico con i suoi racconti, al ritmo del suo inseparabile violino. L’artista di fama internazionale sarà al Kongresshaus di Zurigo il 12 aprile per un concerto all’insegna del meglio del suo repertorio, con la promessa di stupire il pubblico con qualche chicca e novità tra cui il singolo “Gira la testa”, estrapolato dall’ultimo album uscito lo scorso 22 marzo. Ecco cosa ci ha raccontato.
“Così è se mi pare” è il titolo dell’ultimo album uscito proprio qualche giorno fa e ricorda una commedia pirandelliana: è un accostamento voluto o è semplicemente un caso?
C’è un’affermazione immodesta! Dopo 40 anni di carriera dico “Questo è e questo io faccio. Se vi piace e vi interessa bene, altrimenti…pazienza!”. C’è un pochino di arroganza ma sempre in senso umoristico.
Cosa c’è di nuovo in questo album?
Non saprei dirlo, non riesco a parlare della mia musica, bisognerebbe lasciarlo dire a chi l’ascolta, ai critici e soprattutto al pubblico. Diciamo che c’è molto più del Branduardi di una volta: le favole, le storie, i racconti e molto altro di ciò che risale ai primi anni della mia carriera. Giunto a quest’età, guardo con simpatia quei tempi e mi viene di suonare così. Penso che questo sia la colonna portante dell’album, però potrei benissimo sbagliarmi. Per me è un po’ un ritorno nel passato: ho fatto un passo indietro per farne due avanti. Non c’è rivoluzione ma evoluzione sì, quella c’è sempre. L’importante è che non ci sia involuzione.
Questo album è stato lanciato da “Gira la testa” (la veglia di San Gemolo): di che cosa si tratta e chi è San Gemolo?
Prende soltanto l’idea della testa per raccontare una storia d’amore. San Gemolo era un santo a cui avevano tagliato la testa. Egli era molto preoccupato di non essere ancora riuscito ad avvertire i vicini dell’arrivo dei banditi, i Celti. Allora, con la testa sotto il braccio, corse nei villaggi vicini per avvisare che stavano arrivando i Celti e, fatto ciò, si addormentò tranquillamente con la testa sotto il braccio. Noi abbiamo preso solamente l’idea della testa staccata per farla diventare una canzone d’amore. È piena di doppi sensi, abbastanza divertente ed ironica, non racconta assolutamente la storia del santo.
L’album contiene solo 6 tracce e forse anche per questo motivo ha un costo molto contenuto: 9.90€ che, al giorno d’oggi, è davvero irrisorio.
Io ritengo che il disco musicale, al giorno d’oggi, abbia un prezzo eccessivo. Non potendo fare un prezzo basso per un disco di 12 brani, preferisco propormi sul mercato con un disco di soli 6 pezzi e tutti di ottima qualità secondo me, invece di dover mettere dei riempitivi, e poterlo vendere ad un prezzo accessibile e competitivo.
Come mai un disco con così pochi brani: meglio pochi ma buoni o sufficienti per considerare l’opera compiuta in questi 6 brani?
L’opera era già compiuta così, sono le sei cose migliori che avevo. Ne avevo altre ma non erano a questo livello secondo me. Certo, poi bisogna vedere se agli altri piacerà questa scelta. Per me è bella, ma si sa, ogni scarrafone è bell ‘a mamm soja.
In questi giorni è impegnato in un tour in Svizzera e Germania: che rapporto ha con il pubblico straniero?
Diciamo un ottimo rapporto: sono pubblici molto fedeli. Io, come è normale in una carriera di 40 anni, ho avuto momenti di qualità e quantità molto bassi, momenti di crisi in cui però non mi sono mai sentito abbandonato dai pubblici internazionali. Mi hanno sempre seguito, aiutato, hanno capito che in realtà avevo ancora cose da dire. È un rapporto molto bello, molto intenso sia con gli amici tedeschi che con gli amici svizzeri e francesi. Anche gli italiani mi seguono all’estero, soprattutto quelli di seconda e di terza generazione. Più difficilmente quelli di prima generazione: per loro non dico nulla.
Come si svolgerà il concerto? Canterà altri brani del suo altro repertorio oltre a quelli dell’ultimo album?
Sì, ma porto un sacco di cose, c’è “il meglio di” ma anche delle chicche e delle novità e tra queste anche il pezzo “Gira la testa”.
Nella memoria collettiva, Angelo Branduardi è legato a “Cogli la prima mela” e a “Alla fiera dell’est”. Oggi, a tanti anni di distanza, qual è il suo rapporto con questi due celebri brani?
Bellissimo. Dirò una cosa: in tutte le scuole d’Italia, materne ed elementari, si canta “Alla fiera dell’est”. I bambini non sanno nemmeno chi è Branduardi ma il topolino della fiera lo conoscono. Questo significa che la canzone non è più mia ma è diventata patrimonio popolare e in questo senso posso dire, senza false modestie, di aver passato i tempi, di essere già un po’ immortale.
A quale brano della sua carriera è più legato?
Sicuramente al prossimo!
Eveline Bentivegna